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   Fiume Serio (kayak), 30/05/2023
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Onicer  Zeno   
Gita  Fiume Serio (kayak)
Regione  Lombardia
Partenza  Nembro  (310 m)
Quota arrivo  80 m
Dislivello  230 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  Nessuno
Attrezzatura consigliata  Normale attrezzatura da turismo fluviale
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Scendere un fiume in canoa è simile a salire una via classica senza badare a relazioni. La via è già lì: bisogna solo leggere le forme del creato ed usare al meglio testa, muscoli ed attrezzatura per seguirle. L’idea del Serio ce l’ho sopita da parecchio tempo ma la scintilla viene dalla proposta di Michele.
Partiamo alle 7 di mattina dal ponte romanico di Nembro su un kayak doppio di tipo “sit on top” (si tratta di un’imbarcazione aperta, utilizzata principalmente su acque piatte ma che funziona discretamente anche su acque più movimentate).
Nel primo tratto di navigazione incontriamo rapide tortuose poiché sul letto del fiume affiorano porzioni di roccia del substrato. Due sbarramenti artificiali troppo alti ci costringono a scendere dalla canoa e calarla con la corda a valle del salto. Da Alzano in poi il fiume è scavato in conglomerati più recenti che formano pareti di qualche metro. Subito dopo il ponte di Gorle tutta l’acqua è incanalata in un salto alto un metro: tante volte ho ammirato in bici questo passaggio ed è una bella emozione superarlo agilmente. Più difficile è la cascata generata dallo sbarramento tra Gorle e Seriate: valutiamo la fattibilità del salto e decidiamo di scenderlo, ribaltandoci tuttavia nell’atterraggio. Dopo il ponte di Seriate c’è un altro sbarramento troppo alto da cui non riusciamo a passare; ancora una volta caliamo la canoa suscitando l’ammirazione dei passanti. Nei pressi di Grassobbio c’è un’ultima diga (non superabile a bordo) che ci introduce alla seconda parte del fiume: da un torrente scavato nella roccia, il Serio diventa un fiume di pianura a canali intrecciati. Questa è la parte del fiume più consigliabile a chi non ha voglia di armeggiare con corde e sbarramenti. Il letto di ghiaia chiaro, le ampie sponde e le montagne sullo sfondo rendono la navigazione davvero suggestiva. La corrente è sempre veloce ma mai prepotente e piccole rapide rendono la discesa molto divertente. Difficile immaginare un ambiente tanto bello e selvaggio. Ammiriamo numerosi pesci attraverso l’acqua cristallina ed incontriamo una signora a cavallo che guada il fiume. Più avanti una mandria di vacche è anche intenta nel guado: l’acqua arriva al garrese delle bestie che non sembrano tuttavia preoccupate.
Poco prima del ponte di Mozzanica ci fermiamo per il pranzo e per un riposino.
Riprendiamo la navigazione lasciando la provincia di Bergamo. La corrente si fa via via più debole e la ghiaia lascia il posto alla sabbia. Ora il fiume è un po’ meno interessante e bisogna pagaiare di più. Nei pressi della palata di Sergnano facciamo conoscenza di un ragazzino indiano e chiamiamo mia mamma (che si è resa gentilmente disponibile per il recupero) dandoci appuntamento al Laghetto dei Riflessi.
Raggiungiamo un’ora più tardi la palata di Menasciutto posta nei pressi del laghetto. Terminiamo qui la navigazione e siamo subito intercettati da due locali che si interessano alla nostra discesa dandoci nozioni di storia locale e presentandoci al sindaco del posto, per caso nei paraggi.
Conosciamo anche alcuni ragazzi che, nonostante l’assurdo divieto, fanno il bagno nel laghetto. Ci uniamo anche noi, ascoltando le loro diatribe con le guardie del parco. Un ultimo chilometro a piedi con la canoa in spalla ci conduce al parcheggio dove mia mamma arriva in auto per riportare a casa noi e l’imbarcazione.
Bellissima avventura che non dovrebbe mancare a tutti gli appassionati dell’acqua e della nostra terra; grazie Michele e grazie mamma.

Mòla mia, leù!
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