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   Alla ricerca della Corna di Valcanale, 10/05/2023
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Alla ricerca della Corna di Valcanale
Regione  Lombardia
Partenza  Valcanale  (1000 m)
Quota arrivo  2145 m
Dislivello  1145 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  ora ancora ramponi e piccozza
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Pessime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Mio figlio david organizza grigliata per mezzogiorno mi dice mia moglie e quindi domani dovremmo lasciare libera la casa. L’occasione fa l’uomo ladro e dovendo quindi allontanarmi e sapendo che lei sarà a Lodi col piccolo Greg e i suoi declino l’invito per pranzo e chiedo permesso x fuga alpina. Poi i programmi si ribaltano perché la grigliata sarà alla sera ma lo stato di prostrazione in cui questo cambio mi getta induce comunque Dani a concedermi il permesso con rientro per cena da Robi. Dopo aver portato Alessia dai parati alle 10 del 29/04/2023 lascio le piatte terre padane e mi avvio verso Valcanale dove ho per meta la Corna omonima che alta solo 2145 m dovrebbe concedermi il tempo necessario per salirvi senza esser troppo ostacolato dalla neve. Ho con me picca e ramponi e tanta voglia di arrivare in cima dopo i fallimenti delle tre ultime uscite verso Pizzo Grò, Talvena e Frerone. Non ho trovato relazioni sul web se non una descrizione dell’itinerario sul vecchio ormai Duemila bergamaschi, la bibbia del territorio redatta dal buon amico Alessio. Arrivo al Park di Valcanale (q.1000) scoprendo che la strada è interrotta e diventa a pagamento. Ci sono alcuni posti liberi prima del grande spiazzo e lascio l’auto sperando. Tutte le montagne e le guglie che vedo sono un poco un mistero e solo al ritorno riuscirò a distinguerle per nome. In fretta mi preparo e dopo aver guardato l’accogliente e bel laghetto artificiale con sdraio e punti ristoro, parto divorando in 10 min l’asfalto che mi separa dall’inizio della vecchia strada ormai dismessa che saliva verso l’Albergo Sempreneve. Spingo ancora lungo il catrame e per curve successive raggiungo la vecchia e abbandonata costruzione a mezzogiorno (q.ta 1130). Da qui la Corna si stacca bene dalla Cima del Fop che le rimane dietro a sinistra e si vede bene la grande depressione del Passo del re oltre la quale a destra la roccia s’inerpica verticale fino alla Cima di Valmora. Un grande franamento, che non ricordo, occupa il vallone successivo prima dei boschi, me del resto qui sono passato solo con la neve. Seguo il sentiero che a tornanti lo risale e raggiungo finalmente mezz’ora dopo i prati di Malga Vaghetto Bassa (q.1430). La vista sull’impressionante sperone della Cima Est dell’Arera è notevole. Crocus e rose di Natale punteggiano i prati chiazzati di neve. Qui so che devo abbandonare la via verso l’Arera e il Passo del Branchino che sono ben segnalate dai cartelli per dirigermi per tracce di sentiero vs sinistra dove in effetti trovo una traccia non segnalata che comincio a seguire e che dopo un poco migliora ed è anche segnata con segni bianco rossi. Mi inoltro nel bosco vs sinistra con la neve che appare e a tratti copre il percorso e quando ne esco dieci minuti dopo, approdo sugli altri bei pascoli verdeggianti di Malga Vaghetto Alta. Poco dopo, mi trovo all’inizio di un grande vallone che evidentemente dovrò risalire. Gli ultimi segni confermano la direzione da seguire poi non vedo più nulla e inizio ad arrancare su per il ripido pendio scegliendo di stare a destra su per una pala erbosa ricoperta di mughi e più sgombra dalla neve che invece copre completamente la parte centrale del vallone. L’ambiente è insolitamente dolomitico e mi ricorda quello delle Dolomiti Bellunesi dove corrono i viaz che tanto amo. Non ho acqua come tutte le volte che parto di fretta e così mi spingo verso una parete da cui sento cadere stillicidi fragorosi. Poco prima fuori dalla mia linea di salita una grande valanga aveva percorso un salto e un canalone trasformandosi in cascata di neve. La pala erbosa è molto ripida e scivolosa e zigzago fra le erbe bagnate o le chiazze di neve a seconda della convenienza e raggiungo la parete idratata alle 13 dove mi fermo a maqngiare qualcosa e a raccogliere un poco d’acqua. Come sto bene qua riparato guardando il vallone precipitare sotto di me con occhi di camoscio. Mi bagno molto per recuperare nella boccia l’acqua da bere ma non m’importa e mezz’ora dopo riparto verso l’alto costretto ad entrare nella neve alta a tratti crostosa e in altri sfondosa circumnavigando a intuito i mughi del pendio laterale al vallone principale verso cui poi mi dirigo perché troppo alte e franose son diventate le pareti cui sono troppo sotto. Il pendio davanti a me è crivellato di massi e allora mi sposto a sinistra su un misto ghiaioso terroso nevoso da risalire estremamente faticoso. Cerco le tracce di terra o di neve dura e salgo verso la linea costiera che mi permetterà di capire dove sono anche se dalla consultazione delle mappe al cellulare intuisco già l’errore. Poi la neve diventa molta ed inizio a sfondare fino al ginocchio e poi oltre..avanzare diventa un supplizio nella neve molle e pesante e capisco che anche oggi non arriverò da nessuna parte e mi pongo l’obiettivo di arrivare almeno al costone dove mi aspetta il Passo del Re. Sono proprio sotto la grandiosa e precipite della Cima di Valmora, ma ormai salgo troppo a rilento e concludo che se voglio tornare per cena è ormai ora di tornare. Guardo l’altimetro e mancando poco mi pongo l’ultimo obiettivo che è quello di raggiungere quota 1900 dove arrivo alle 14 e salutato il Fop che troneggia alla mia sx, con somma soddisfazione inverto il senso di marcia sorprendendomi della pendenza su cui stavo salendo. Cerco d’individuare quale possa essere la Corna dove volevo salire ma da qui probabilmente si confonde e nasconde nell’ammasso roccioso che mi sta davanti. Che leggerezza i primi passi verso il basso cercando il terreno favorevole per evitare pericolose scivolate! Perdo quota velocemente in un cielo che si è fatto sempre più grigio e poi passo un adecina di minuti a fotografare e seguire le evoluzioni di un branco di camosci che giocano sulla neve. Alle 15 i miei scarponi fradici affondano nuovamente fra le verdi erbe dei prati di Malga Vaghetto Alta e poi la frana, l’asfalto e il verde laghetto che non si è spostato mi riaccoglie alle 15.45. Nel frattempo mi sono divertito a chiedere a chiunque incontravo, informazioni su quale sia la Corna che cerco ottenendo le più disparate e contradditorie risposte che mi lasciavano in uno stato di disperazione geografico-alpinistica. Anche fra i paesani ognuno ti dava una risposta diversa. Ora che la riconosco dal parcheggio, si vede bene come sia staccata dal corpo del Fop la corna di Val Canale e il lungo traverso a sinistra, sicuramente non percorso da sentiero che avrei dovuto fare per raggiungere prima il colle boscoso chiamato Verem e poi attaccarne la parete. Alla prossima. Foto 1 la montagna da salire Foto2 massiccio Fop e Corna di Val Canale Foto 3 risalita vs il Paso del Re

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