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   Monte Cavallino, 06/02/2023
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Monte Cavallino
Regione  Veneto
Partenza  Pian de la Mola  (1480 m)
Quota arrivo  2690 m
Dislivello  1100 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  nde...imbrago eventualmente per breve tratto attrezzato
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Ogni tanto mio padre che è del 38 tira fuori qualche suo sogno alpinistico e per me è un piacere assecondarli perché capisco che sono le sue ultime gite e farlo mi permette di unire le due cose più belle della vita: aiutare e scalare. E’ così che coinvolti 3 figli su 4, partiamo per il lontano Comelico alla volta del Monte Cavallino, una cima maestosa, apparentemente a forma di grande vascello, nel cuore delle Creste di Confine, ai confini del bellunese e dell’Italia stessa, la più alta sulla lunga linea di cresta che ci separa dall’Austria. Da Caprile, in auto raggiungiamo Santo Stefano di Cadore e proseguiamo per la SS 52 diretta verso il Comelico Superiore fino a raggiungere, dopo circa 10 chilometri, l´abitato di Sega Digon. Si prende quindi la rotabile che stacca sulla destra, all´esterno di una secca curva, e che risale la Val Digon. La si percorre fino ad un primo bivio, dove teniamo a sinistra e passiamo la chiesetta dedicata alle vittime di Cima Vallona (attentato dinamitardo avvenuto il 25 giugno 1967 da parte di gruppi terroristici che rivendicavano l’appartenenza dell’Alto Adige al SudTirolo Austriaco). Dopo circa 8 chilometri arriviamo nella radura erbosa del Pian della Mola ove è possibile od opportuno parcheggiare (q. 1458 m ). Non vedendo però nessun cartello di divieto, saliamo ancora lungo la carrareccia che porta alla casera Silvella, per circa 3 chilometri (q. 1830 m) dove parcheggiamo alle 7 del 26/7 /2016. Mentre i bimbi e il nonno si preparano ammiro e fotografo l’ imponente e lunga cresta dei Longerin: che bella montagna, penso e quante ce ne sono di belle che non si conoscono neppure..spesso solo perché non sono famose o alte un tot o perché nn sono di moda. Partiamo subito dopo e transitiamo davanti alla storica casera, che ora appare chiusa. Ora i boschi della Val Digon lasciano definitivamente spazio ai grandi alpeggi e alle distese d’erba che simboleggiano il “verde Comelico”. In effetti, tutto è verde: dalle antiche conche glaciali ai boschi stupendi del Comelico che arrivano al fondovalle. Seguiamo la panoramica strada forestale che a tornanti sale fra i prati e che sale senza troppa difficoltà guardando verso il Col Quaterna (2503m) e il Passo Silvella (2329m). Che bello vedere il nonno tirare la fila seguito dai tre baldi nipoti in un bell’ambiente tra prati e begli esemplari di abeti fino ad arrivare ai cartelli di Costa Rigoieto e poco dopo all’omonima malga(q.2080, h8) adagiata nel sole e nel verde ondulato da sembrare dune con la vista che si apre sulla nostra montagna. Ci godiamo il calore dei raggi che iniziano a scaldare così in contrasto con l’umido e il freddo che abitano ancora le stanze in cui entriamo per curiosare e che sembrano abbandonate da poco o probabilmente non lo sono affatto. Famiglie di marmotte giocano fra le erbe e si divertono come noi a ruzzolare nel sole. Poi iniziamo ad alzarci nei prati lungo la Val Granda e improvvisamente oltre il verde dei campi e dei colli, l’orizzonte azzurro è impreziosito dall’apparire di tante belle cime calcaree che come denti affiorano ( Cima Bagni, Popera, Cima Undici). Cima Bagni si alza sempre più imponente e ora la nostra montagna ci attende oltre una grande colata detritica che si è fatta spazio nel verde vallone che la circonda. Alle nostre spalle ora la catena montuosa si è animata di cime poco note come quella dei Brentoni del Pupera del Crissin che si fondono poi alle più conosciute Cridola e poi al gruppo delm Duranno. Poco prima del ghiaione troviamo un passo con scritta a pennarello l’indicazione per F.lla Cavallino e scostiamo a destra per un verde pendio chiamato Pala di Ciuzes, lasciando il centro del vallone e il ghiaione a sinistra. Il padre arranca e devo trenere a freno l’esuberanza dei pargoletti. A sinistra si vede il Passo Silvella aprirsi fra il Kleine e il Grosse Kinigat( piccolo e grande Cavallino). In fronte a noi la piramide erbosa del Col Quaterna e dietro inaspettata e meravigliosa la sagoma paurosa della Punta dei Tre Scarperi ricordo di antiche e indimenticabili battaglie. Il nonno ci raggiunge e scatto assieme ai nipoti una di quelle foto destinate a diventare storia: i volti sereni e rilassati dei bimbi contrastano con l’espressione provata del nonno in un contrasto di generazioni che si scambiano il testimone della vita. Una nuova bellissima e lucente dorsale erbosa ci guida verso la scogliera del Cavallino che attende oltre i ghiaioni basali. Spettacolare contrasto di colori tra verde roccia e cielo. Il nonno è rimasto ancora un poco indietro e nel frattempo raggiungiamo il paletto di F.lla Cavallino (q. 2450, h 9.30) dove terminano per incanto le erbe e inizia la conca ghiaiosa che sorregge le ripide pareti terminali. Posiamo gli zaini tra i cippi di confine e i segnavia in lingua tedesca: poco sotto, il Rifugio Filmoor , già in terre d’Austria. Aspettiamo un poco il nonno poi do il via libera ai bimbi che prendono la traccia più alta che taglia i ghiaioni meridionali del monte, e poi vedendo che il nonno è ancora lontano, mi metto a inseguirli. Molto bello questo tratto sotto le guglie terminali della parete che si alzano verso il cielo come una testa spettinata. Vedo il nonno che ha passato la forcella e ha iniziato a risalire il ghiaione mentre i bimbi sono arrivati alla base delle rocce seguendo la caratteristica cengia ( corda metallica), che taglia in obliquo la parete S con direzione destra-sinistra. Oltre la cengia, si sbuca improvvisamente sulla piatta cresta SW del Cavallino (presenti postazioni belliche), in vista oramai della grande croce di vetta. Giona si è già lanciato nella facile risalita verso destra, e per sfasciumi sta scalando gli ultimi metri fino alla grande Croce Europa (m 2689, h 10.15). Jari, il più piccolo (8 anni) si è invece fermato nel piccolo nevaietto residuo nella conca della sella a giocar con la neve. Con David girovaghiamo fra le targhe , le costruzioni belliche, le trincee e poi tutti insieme saliamo al punto più alto per le foto di rito. Sotto la grande Croce della vetta, denominata Croce Europa e sulla quale è posta una targa con inciso "MAI PIU´ GUERRE". Ogni anno dal 1979 l’ultima domenica d’agosto, le genti delle opposte vallate (cittadini del Comelico e di Kartisch) si ritrovano sotto la grande croce della cima per stringersi la mano e assistere alla messa che viene celebrata in entrambe le lingue, in segno di pace e fratellanza. Dalla cima verso est il Peralba e incredibile si vede il Triglav e poi altre montagne furlane come il Clap e la Terza Grande, mentre il gruppo Bagni-Popera, è parzialmente coperto dalle nubi. Il nonno si è probabilmente fermato perché non era sicuro di riuscire a salire e così alle 10.50 iniziamo a scendere ripercorrendo con attenzione la cengia scavata e attrezzata e poi a salti lungo i ghiaioni fino al verde spiazzo della forcella che raggiungiamo 20 minuti dopo dando un’ultima occhiata al rifugio austriaco che brulica di persone evidentemente disinteressate a salire oltre….evidentemente saranno servite ottime birre e wurstel! Vediamo il nonno che ha già iniziato da un pezzo la discesa e i bimbi corrono sul bel sentiero per cercare di raggiungerlo. Riaggiriamo il col de Ciuzes e per fantastiche onde di verde planiamo verso il basso. Scatto foto zoom sulla Cima d’Ambata sconosciuta fin d’ora e adagiata a fianco della più nota Cima Bagni e che ha un interessante Van proprio sotto le creste di vetta. Tra cavalli al pascolo e marmotte, raggiungiamo il nonno e insieme ci concediamo l’ultima pausa a Malga Rigoieto( h12.30). Poi scendiamo con il nonno che scende abbracciando e poi dando la mano a jari: generazioni in cammino. Tornati all’auto propongo al nonno di tornare facendo un giro nella bella Val Visdende che si apre proprio a fianco. Ritorniamo a Santo stefano e poi prendiamo per Sappada fino all’ingresso della valle presentata da una teca in cui Giovanni Paolo II° la presenta come “Tempio di Dio”. Passiamo il Piave e seguendo in auto la piccola stradina c’immergiamo nei prati a pascolo popolati da tantissime mucche: Cima Carro, Coston e Terza Piccola ci danno il benvenuto e ci introducono al re della zona, il Peralba con la sua caratteristica forma a piramide tonda e poi al Monte Rinaldo. Tutt’intorno colli verdi puntellati da tantissime malghe e carteli di sentieri e strade per mountain bike. Noi proseguiamo il raid automobilistico fino a Forcella Zovo dove il nonno ci offre merenda e gelato al grazioso rifugio con vista su Brentoni Pupera Crissin e sul gruppo delle Terze( Piccola Media e Grande). Poi proseguiamo sulla stradina che diventa assurdamente piccola tanto che con lo Scudo ci passiamo proprio per questione di centimetri e raggiungiamo il villaggio di Costalta dove la situazione migliora un poco e guadagniamo di nuovo il fondovalle facendo vela verso Auronzo da dove ammiriamo le Lavaredo e cima Dodici. Passiamo poi per Palus dove passai tanti indimenticabili campi estivi con i ragazzi del gruppo handy San Giacomo e belle viste che si aprono sulla strada verso Cortina sul Cristallo e il Popena e poi Sorapiss e Marmarole con il cimon del Froppa e la bella piramide della Croda Rotta. Impressionante anche l’enorme gialla ferita causata da una grande frana sulle Cime del Loudo. L’ultima foto è per le Tre Tofane…ormai siamo a casa. Felice il nonno, i bimbi per la giornata con lui e io per loro. Foto1 nonno e bimbi vs il Cavallino Foto2 croce d’Europa Foto3 generazioni in cammino


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