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   Monte Legnone, 27/07/2014
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Monte Legnone
Regione  Lombardia
Partenza  Rif Roccoli Lorla  (1450 m)
Quota arrivo  2610 m
Dislivello  1200 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  Biv. Silvestri
Attrezzatura consigliata  nde
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Una domenica del luglio 2014, il 27, devo accompagnare David ad un oratorio dalle parti di Lecco e allora colgo l’occasione dopo averlo salutato per provare a fare una scappata in direzione del Monte Legnone. Mi muovo veloce, sbaglio strada trovandomi nella bella Bellagio (h 14.20) impossibilitato a traversare il lago con la mia auto ma poi ripercorsa la sponda in direzione opposta, recupero la costa orientale e prendo a risalirla verso nord passando dallo stupendo borgo di Premanalungo la superstrada 36 fino a Dervio e si prende la SP67 della Val Varrone. Dopo una lunga salita in cui si superano Vestreno e Introzzo, a Tremenico si gira a sinistra seguendo le finalmente trovate indicazioni per il Rifugio Roccoli Lorla. Una strada tortuosa e stretta all’inverosimile, che più volte è larga veramente poco più del mio Scudo, mi fa sudare le mani come fossi in parete senza protezioni e mi porta alfine temendo incroci impossibili che per fortuna non si verificano, all’ampio parcheggio pochi metri sotto il rifugio Roccoli Lorla (m.1463,h 18),immerso nel bosco in località Sella Ligoncino. Alle 18.15, sono pronto a dare il via alla scalata del Monte Legnone, una piramide alta 2610 metri e che è la montagna più occidentale delle mie amate Alpi Orobie. Separato dal lago di Como dal satellite Monte Legnoncino domina il piano di Colico, situato ai piedi delle sue irte pareti 2400 m più in basso. La sua forma più accattivante, è quella che si percepisce da S, da dove si presenta come una possente piramide dal vertice leggermente mozzo. Un bel cartello rosso su un abete segnala 3.30 alla cima ma conto chiaramente di mettercene meno. Incrocio bei cavalli loro fermi a brucare ai lati del sentiero mentre io galoppo verso l’alto deviando a destra lungo il crinale e risalendo alcuni dossi boscosi, tra i quali appaiono di tanto in tanto i laghi di fondovalle di Lecco e di Novate Mezzola. Una bellissima e inedita vista sulla Grigna mi restituisce un panorama più familiare e continuo a spingere incrociando alcuni alpeggi e casere, come la Casera Merie de Scim, e arrivare alla bella radura dell’Alpe di Agogno (q. 1650 m, h18.35) posta sul crinale e dietro al quale si alza possente la montagna. Il percorso diventa più ripido, si sale a zig-zag fino a quando si raggiunge un punto in cui il crinale si assottiglia, diventa esposto, e in bilico su due versanti assisto al mezzo miracolo dello spettro di Broken. Improvvisamente investito da venti e nebbie che m’avvolgono vedo la mia ombra proiettata dalla luce solare delinearsi netta circondata da un cerchio di luce multicolore. E via a fotografie per uno spettacolo che cambia per intensità e che dura parecchi minuti per la mia soddisfazione ed incredulità: fra l’altro le nebbie vanno e vengono e lo spettro appare scompare per poi riapparire improvvisamente. Oltrepassato lo sperone, raggiungo il valico chiamato Porta del Merli (2120 m) e poco dopo il pianoro dov'è collocato il Bivacco Silvestri (detto anche "Cà de Legn", 2146 m, h 19.30), posto alla base della cresta W del Legnone e situato nei pressi di un grosso ripetitore ben visibile purtroppo anche dal fondovalle. Ora le nebbie si sono alzate liberando la magnifica vista sull’erbosa dorsale del monte che sale fino alla frastagliata e rocciosa cresta sommitale. Dopo il Bivacco e l’orribile ripetitore dove mi attardo a fotografare un bellissimo e curioso cucciolo di stambecco, si comincia a salire con pendenze marcate una traccia ripida che solca i prati della cresta W, con diversi passaggi su facili roccette di cui alcuni attrezzati con funi metalliche. Un branco di stambecchi giovani e di cuccioli sono i padroni di queste creste sferzate dal vento dove verdi erbe rigogliose si mescolano alle rocce e mi accompagnano per nulla intimoriti dalla mia presenza. Un ultimo tratto di pendio detritico e raggiungo un cartello segnaletico (q. 2570 m ca), posto alla congiunzione della cresta W con la cresta N, da cui si superano della facili roccette e si perviene al breve tratto sommitale. Il cielo diventa sempre più blu e l’erba verde s’indora della luce che diventa sempre più radente. Quando mi volto verso valle la cresta salita verdeggia e sembra il dorso corrugato di unenorme dinosauro. Altri stambecchi brucano le alte erbe con le teste nascoste nei ciuffi e il corpo che si scalda del sole che fa da sfondo in questo meraviglioso giardino botanico d’alta quota dove l’astro giallo si guarda negli occhi e il cielo sta sopra il palmo della mano. La luce giallo ocra del sole dora le rocce che salgono verso l’ormai prossima croce di vetta che si staglia sull’ultimo bernoccolo di questa lunga cresta. Attacco le ultime facili e tormentate roccette in un entusiasmante crescendo di luce che diventa sempre più arancione colorando tutto d’oro come un incendio cui ci si è troppo avvicinati. Il cielo stende il suo manto e io lo raggiungo toccando il sommo vertice che mi è concesso. (q.2610,h 20.30). Leggo la targa sotto la croce e in un vortice di luce le parole sembrano alzarsi dalla stele e riecheggiare nel silenzio. “Qui a contatto con questa natura sentiamoci liberi in pace senza paura”. Guardo l’infinito e la Grigna accompagnata dal Resegone dominare sul vuoto padano, il sole che ormai gioca a nascondino dietro le nubi, il lago di Como sotto di me in cui sembra di potersi tuffare, e poi lo sguardo orobico dove assieme all’Arera, dominano il Pizzo di Trona e dei Tre Signori, e più a Nord il gigante Redorta. Monti dalle tinte violette cosparsi di nubi emergono ovunque e come un monaco tibetano sono seduto a meditare l’infinita bellezza dell’esistere. Laghi e valli dominano il panorama a sudovest e sembra di essere in Finlandia con la luce crepuscolare che annuncia la sera e s’infiltra fra le nubi che rendono surreale il paesaggio. Il sole precipita a nascondersi e il mistero serale abbraccia le rocce che perdono di colore fino a diventare pallide e violacee. Non ho tempo da perdere; devo scendere prima che sia buio completamente e alle 21 comincio a correre sul crinale in discesa assaporando la bellezza e la libertà del gesto, avvolto dal fresco e dal silenzio che scende come un suono leggero sincronizzato alle tonalità di luce che scompaiono inghiottite dal buio. Alle 21.30 fotografo ormai in notturna la Cà de Legn e mi fermo a riprender fiato e per accendere la frontale. Alle 22 mi fermo ad ammirare le luci del lago tremolare come candele sulle sponde del lago. Alle 22.50 raggiungo lo scudo…stanco ma felice…pronto per l’incubo Val Varrone. Foto1 lo spettro di Broken Foto2 lo stambecchino Foto3 la croce nel sole
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