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   invernale vs il Castello di Moschesin, 03/01/2013
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Onicer  oscarrampica   
Gita  invernale vs il Castello di Moschesin
Regione  Veneto
Partenza  Vallada Agordina  (1050 m)
Quota arrivo  1900 m
Dislivello  900 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  casera roa e Moschesin
Attrezzatura consigliata  da neve
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento C’è una bellissima guglia che si eleva sopra Agordo a coronare con la sua punta piantata nel cielo il bel gruppo dei Tamer-san Sebastiano. Ci passo davanti da una vita per salire vs Caprile e ogni volta la ammiro..ma non ci son mai salito. Mentre sono con la famiglia in vacanza invernale a Caprile, decido di provarci anche se so che troverò probabilmente tanta neve, ma del resto arrivare in cima non è l’unica cosa che conta. L’esperienza che l’inverno comporta molte volte è così’ totalizzante e penetrante nelle proprie emozioni da non aver bisogno d’altro che l’immersione nella natura così com’è: bianca, silenziosa, avvolgente nel nulla dei suoni..come un ronzio che si percepisce nella testa e non all’udito. Parto nel gelo da Caprile e scendo nel buco buio e deserto della Val Cordevole in direzione Belluno fino alla località di Le Vizze(1050mt), primo rettilineo dopo aver lasciato il villaggio di La Valle Agordina in direzione del Passo Duran. Da subito si intercettano le indicazioni per il Sentiero CAI 544 verso Casera de la Roa e Castello di Moschesin. Dopo aver parcheggiato lo scudo sulla strada gelata, ed essermi vestito con i Koflach e tutti i pantaloni da neve, mi incammino alle 7, che non si vede ancora nulla, lungo una piacevole carrabile sterrata che si snoda nel bosco. Fotografo la luna unica luce in questo mondo tenebroso gelato e silente dove l'unico suono è quello dei miei scarponi che mordono la neve gelata. Venti minuti dopo riesco a distinguere le pareti alzarsi sopra gli abeti, più scure del cielo che leggermente diventa meno nero e poco dopo l'Agner e le sue crode che bianche splendono nel cielo chiaro del mattino. Alle 7.45 esco dal bosco e da una splendida radura innevata un alba livida incornicia in una surreale luce metallica senza sole le meravigliose rocce che mi si paran davanti: da sinistra le articolate creste dei Tamer, Forcella Larga che li divide dalla Catena del Moschesin con il Castello anticipato da Forcella Stretta e la cima omonima o Cima Pavia. Se non facesse così freddo sarebbe bello fermarsi qua ad aspettare il colore del sole. Appena a malincuore muovo qualche passo, emerge da dietro un dosso nevoso la Casera Roa (1435mt) dove entro per dare un occhiata e cercare un poco d'improbabile riparo dal gelo. Appena esco il cielo si tinge di violetto vs l'Agner e le Pale di San Martino, con il primo che assume un incredibile tonalità lilla. Poi il San Sebastiano per attirare l'attenzione si colora di rosso da sembrar andare a fuoco, prima dalla sommità e poi giù a coprir tutta la parete e infine è il turno dei Tamer le cui torrette sommitali si coloran come creste di gallo. Riprendo a pestar neve con lo sguardo esterrefatto e sempre rivolto vs l'alto a rimirar i muraglioni dei Tamer che ora sono illuminati dalla calda luce gialla del sole con le pareti in ombra azzurro grigie e le altre che brillano la loro gioia e il loro grazie all'astro che le risveglia. Oltre F.lla Larga è ancora tutto avvolto nell'ombra azzurra e nella morsa del gelo. Dopo aver superato Casera Roa continuo a salire con il dislivello che inizia a farsi più marcato ; alle 8.30 sovrastato dall’immensa mole dei due Tamer, raggiungo, attirato dal palo che vedevo da lontano piantato nella neve,il bivio in cui si intersecano il 544 e il 543, dove trovo le indicazioni per Forcella Larga e il Castello di Moschesin. E qui inizia la vera salita perché dovrò farmi i 700 metri di dislivello che separano l’Alta Via da Forcella Larga su pendii carichi di neve che promette di diventare molto alta. Ma è una giornata fantastica, non ho fretta e valuterò salendo la consistenza del manto nevoso per valutarne l’eventuale pericolosità. Riprendo a salire puntando la forcella a occhio e poco dopo sono sotto la verticale della profonda e spettacolare incisione che divide il Tamer Davanti da quello Grande ( Crepe dei Tamer). Sopra il sole sta cedendo alla copertura nuvolosa e io avanzo imperterrito nel mio freezer, scavando un solco profondo nella neve fresca e leggera. La pendenza si fa sempre più accentuata man mano che salgo fino a diventare eccezionalmente marcata quanto entro nello stretto canyon che mi separa dalla sommità della forcella. L’ambiente diventa fortemente spettacolare per il forte contrasto anche cromatico fra il mio sbuffar di locomotiva mentre scavo la mia trincea per salire e l’incomber d’oro delle pareti che mi sovrastano a sinistra e che ora son tornate inondate di sole. Buco l’ombroso e candido manto bianco spesso oltre il metro senza riuscire a sentire il fondo. I bastoncini spariscono completamente nella neve e mi metto per sicurezza e per sperare di trovar minor spessore addossato alle pareti rocciose di destra. Il sole ha raggiunto la valle sotto di me mentre a me per gustarne l’abbraccio non rimane che arrivare in forcella che finalmente vedo sopra di me. Son passate le 11, ma mi ci vorra’ ancora mezz’ora prima di guadagnare il valico in un impari lotta con la neve sempre più alta (nevi mobili). Arrivo finalmente a sentire un poco di calore nel bel pulpito di F,lla Larga(mt. 2185, h11.45) dove lo sguardo finalmente torna a librarsi nel blu e a spaziare libero. Mi accoglie l’ampio e stupendo pianoro di Van de la Gardesana sormontato dalle splendide torri dolomitiche del Tamer e Moschesin e della Val di Zoldo (con Cima di Pramper e Spiz di Mezzodì protagonisti del paesaggio, e dietro gli Sfornioi). Anche il profilo aguzzo del mitico Duranno spunta a salutare mentre dal lato da cui son salito, la Conca Agordina introduce la catena dell’Agner e quella delle Pale di San Martino. E’ bellissimo quassù ma capisco che non ci sono le condizioni di sicurezza per procedere oltre. Troppa neve copre tutto e allora allegramente mi butto a salti nelle tracce di salita sprofondando ma felice per lo sforzo decisamente minore. Perdo quota velocemente sotto un sole che picchia sempre più forte e ad un certo punto mi fotografo incredibilnente in maglietta. Ora anche il Moschesin brilla nel sole, straordinariamente bello ed elegante. Scendendo trovo la traccia che va vs la Casera Moschesin e allora traverso, raggiungendola alle 14. Altro posto idilliaco dove la Malga è posta in una grande radura bianca di neve intonsa che vien dispiacere a calcare che sembra di rovinare il bianco candore. Un ‘ora dopo sono nuovamente a Casera Roa e poi giù di nuovo fino allo scudo ad emozionarsi nel silenzio del bosco con il cuore che scoppietta di gioia per l’immersione nella Natura incontaminata. Foto1 alba livida Foto2 le crepe dei Tamer Foto3 salendo vs Forcella Larga

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