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   Bramezza(turchi) e il Monte Spiz (frana), 27/04/2011
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Bramezza(turchi) e il Monte Spiz (frana)
Regione  Veneto
Partenza  saviner di Calloneghe  (1100 m)
Quota arrivo  1850 m
Dislivello  800 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  casera Bur
Attrezzatura consigliata  nde
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento In vacanza a Caprile per la Pasqua 2011,un giorno di tempo freddo e fosco propongo ai bimbi e alla nonna di fare 2 passi sopra Alleghe. Alle 10.30 del 27/4 raggiungiamo in auto Saviner di Calloneghe piccolo villaggio a quota 1080 mt proprio sopra il Lago di alleghe, a cui si arriva con stradina da S. Maria delle Grazie. A fatica si parcheggia in questi posti aggrappati con le unghie ai prati montani e pensati quando le auto non esistevano ancora. Il nome del luogo deriva da “Le Calloneghe” che sono una zona del Comune di Rocca Pietore in cui sorgono ben 8 piccoli villaggi: Bramezza, Caracoi Agoin, Caracoi Cimai, Masarè, Pezzè, S. Maria delle Grazie, Soraru’ e Saviner di Calloneghe appunto. Deviamo al sentiero che è indicato dal cartello colorato con scritta Bramezza e prendiamo il ripido sentiero che s’inoltra nel bel bosco di faggi. Saliamo ai ritmi della nonna e dopo un’oretta siamo ai pochi tabiè e qualche grande casa che compongono il nucleo di Caracoi Agoin (q.1250) nome che affonda la sua origine nella notte dei tempi. Caracoi (Cimai e Agoin), come Bramezza, furono secondo alcune tesi storiche luoghi di detenzione dei prigionieri turchi. A confermare questo fatto sarebbe la strana somiglianza tra i nomi “Caracoi” e “kara köy”, ovvero “Villaggio Nero” in turco. Anche qui, alcune case presentano motivi architettonici tipicamente orientali. Alla bella fontana antica come tutto qua, beviamo e seguiamo le indicazioni verso Malga Bur. Questi posti domenticati dagli uomini, ma non dai vecchi che qui hanno vissuto e vogliono morire, sono degli autentici verdi balconi sul monte Civetta che eleva le sue possenti pareti oltre il vuoto che ci separa. Quasi tutte le case hanno davanti un bel prato che da sulla valle e mi verrebbe voglia di abitarci. Traversiamo tranquilli quasi immersi in un altro tempo antico attenti a tutti i particolari che sono caratteristici e ormai invisibili altrove. Muri in pietra, fontanelle, crocifissi lignei, finestre fatte a mano, attrezzi da lavoro per mani callose e poi prima di tornare del bosco appare la sagoma dell’Averau la prima cima salita da Armin quando aveva cinque anni. Il sentiero è bello ma ripido e la nonna procede col suo passo lento e costante da alpino, troviamo le prime chiazze di neve e un larice di traverso sul sentiero sotto il quale i bimbi(Armin, Giona, David) si mettono in fila toccandolo con le loro teste e facendo sembrare di sostenerlo. Poco dopo mezzogiorno arriviamo al grande pascolo di Malga Bur a 1630 mt. I bimbi visitano la grande stalla deserta, il letamaio in pietra pieno d’erbe che aspettano primavera per risorgere e quando arriva la nonna facciamo il nostro pranzo al sacco in mezzo all’erba. Io e Armin partiamo quasi subito perché saliremo in cima al Monte Spiz perché voglio vedere e fargli vedere da vicino i segni della grande frana che nel 1771 rovinò su alleghe e ostruendo il Cordevole portò morte e distruzione oltre alla formazione del lago. Dopo pochi minuti vediamo caracoi dall’alto e in mezz’oretta siamo ai 1850 mt di ciò che rimane della montagna. E’ impressionare la quantità di macerie di linee di frattura di enormi piani di scorrimento che sono ancora qua a testimonianza. Dà veramente l’idea dell’immensa massa rocciosa che è letteralmente “scivolata” a valle, ostruendola. Dopo aver girato su e giù fra i vari salti rocciosi torniamo alla Casera e insieme ci dirigiamo a Bramezza altro minuscolo pugno di casette. Bramezza è un villaggio misterioso, oggi quasi completamente abbandonato. La strana conformazione delle abitazioni e dei comignoli, che richiamano vagamente motivi architettonici orientali, ha fatto nascere una leggenda, legata ad un possibile utilizzo nel passato come colonia penale della Serenissima. Secondo quanto si dice, dopo la battaglia di Lepanto i Veneziani avrebbero confinato alcuni prigionieri turchi in questa remota zona delle Dolomiti per farli lavorare nella produzione di carbone con cui alimentare i forni fusori dell’Agordino e nell’approvvigionamento di legname. Facciamo merenda con uno snack e poi torniamo senza mai aver visto il sole ma tante cose belle si, come il crocus che solitario ci offre la sua fioritura. Il giorno prima con Armin e Giona eravamo stati ai Sassoni di Laste per la prima salita in vetta di quest’ultimo(6 anni). Nel tardo pomeriggio sotto un sole timido che poi se n’è andato, siamo arrivati a Ronch e imbragati i bimbi siamo saliti per la ferratina che porta alla cima di questi enormi massi erratici alti cento metri e dalle pareti strapiombanti ovunque. Senza problemi il piccolo mitico Giona ha superato la scaletta verticale, il traversino esposto e i due vertiginosi ponti sul baratro riuscendo così a raggiungere il mitico Bivacco Pian delle Stelle. I bimbi si arrampicano sul tetto e io divertito li fotografo raccomandandogli sempre di non avvicinarsi ai bordi perché le pareti precipitano improvvisamente a picco. Questo è uno dei miei Posti. Quei luoghi di Energia dove la Vita diventa essenza, dove ho passato centinaia di ore e dove tornare, soprattutto ora con i figli, diventa dolce e struggente. Semplicemente Dono. Grazia. Poi i bimbi giocano nel bosco che ha per i ragazzi curiosi sempre tante cose da mostrare e da insegnare, tra alberi su cui arrampicarsi, rocce da scalare e grotte da esplorare. Pieni di vita torniamo a casa felici.
Foto1 Armin e Giona verticali Foto 2 nonna e nipoti Foto 3 frana monte Spiz



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