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   Cima e monte Alto (d'Auta), 09/07/2010
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Cima e monte Alto (d'Auta)
Regione  Veneto
Partenza  Colmean  (1300 m)
Quota arrivo  2630 m
Dislivello  1500 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  baita Cacciatori,bivacco Giovanni Paolo I°
Attrezzatura consigliata  set da ferrata
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Partiamo da Caprile e dopo esser scesi a Cencenighe, risaliamo vs Falcade(direzione Passo San Pellegrino), poi prendiamo il bivio di Caviola, a sinistra si sale in località Colmean -1270m- dove la strada finisce in uno slargo e vi è la possibilità di parcheggio. Partiamo io,Armin, David (9) e il nonno (72 anni) alle 9.30 e prendiamo la carrareccia n.689, che ricalca la pista di slittino e poi nel bosco per evitare qualche tornante. Fotografo un bel giglio, le come d’Auta svettare oltre gli abeti più alti e assorbo la tenerezza che mi dà sempre vedere i miei figli camminare di passo svelto dietro all’incedere ogni anno più lento del nonno. Generazioni in cammino mi piace definirle, chi all’inizio chi alla fine temporale del cammino su questa terra..io nel mezzo. Ancora gigli e orchidee fioriscon fra le erbe e passiamo sotto ad un enorme masso dove è stata costruita al riparo una bella cappelletta in legno e arriviamo alla"Baita dei Cacciatori"(1750m-1.15h). Dal pianoro, alzando gli occhi, svettano maestose le cime gemelle dell'Auta. Continuiamo sul sentiero che, oltrepassato il bosco, diventa ripida traccia, salendo verso il canalone che scende dalla forcella del Medil, posta a dividere le due cime d’Auta. Arriviamo così al bivio, dove a destra si sale alla cima per la via normale, mentre a sinistra si va vs la Ferrata dove proseguiamo io e Armin mentre nonno e David saliranno all’intaglio tra la nostra cima e il Monte Alto dove poi saliremo insieme. Ci salutiamo. Dopo un'ultimo faticoso strappo, che ci porta a scorgere il Civetta emergere gigantesco e la vista diventare magnifica vs l’Altopiano e le Pale di san Martino, affrontiamo un tratto sassoso e roccioso e giungiamo alla targhetta che segna l’inizio della ferrata (2280m- h 12.20) Paolin Piccolin. Mi viene in mente mio padre che la nominava sempre..ma pensavo scherzasse e invece mi vien da ridere che esiste davvero. Armin mi chiede perché rido e allora glielo spiego. Si inizia con una scaletta e con un primo tratto di gradini che salgono obliquamente sino ad una seconda scaletta. Per finire questo primo tratto, si affronta un camino, dove si sale in spaccata, e altre due o tre paretine aiutano a superare questo primo tratto abbastanza verticale. Poi si sale aggirando la base della parete occid. e per roccette si guadagna la F.lla del Medil (2470m-h 13.00h). Arrivati all’ampia sella che separa le due Cime dell’Auta termina il canalone e la prima parte della ferrata: a sinistra, ovest, si potrebbe fare una deviazione per risalire la cima dell’Auta Occidentale, bolli rossi con pendio ripido e sdrucciolevole, ma andiamo a destra dove in breve inizia la seconda parte della ferrata che ci fa risalire alla cima dell’Auta Orientale). A destra, per un breve sentiero, che porta alla base della parete. Si sale tagliando a zig zag la parete e arrampicando su elementari roccette(I°) incontrando poi il tratto più impegnativo e verticale della via ferrata con un'ultima scaletta, molto esposta e fotogenica se vista da sotto mentre Armin l’affronta deciso. Improvvisamente ci troviamo circondati da stambecchi ovunque che presidiano la cresta e ci divertiamo a fotografarli mentre saliamo vs di loro. Affrontiamo ancora un paio di placche su roccia appigliata e appoggiata e poi arriviamo al bivio, dove s’incrocia il sentiero che sale dalla normale. A destra, in breve, raggiungiamo la cima, con la botola metallica e piccola croce che segna il punto più alto (2624m- h 13.50). Lo sguardo spazia sul sasso Vernale che si mette davanti alla Marmolada ma non può rubargli la scena, sulle Pale, l'Ombretola ma soprattutto sulla nostra amatissima parete nordovest del Civetta che allarga le sue braccia per abbracciare il cielo, e io allargo le mie per abbracciare il mio cucciolo e fargli i complimenti. Non tergiversiamo perché giù ci aspettano e iniziamo la discesa,tornando per la via normale che scende per pochi metri nella sottostante e stretta forcella, poi si risale dalla parte opposta dove alcuni cavi corrimano ci aiutano a percorrere un breve tratto di crinale e mantenendo la direzione est perdiamo quota scendendo un pendio molto sdrucciolevole fino alla Sella q.2405 dove andiamo dritto puntando al caratteristico e scuro promontorio roccioso appena di fronte a noi del Corn Negher di chiara origine vulcanica. La via normale continua aggirandolo sulla destra dove inizia una cengia erbosa che inizia a scendere ripidamente a destra, sud, fino ad arrivare al bivio sul verde crinale (a sinistra il sentiero tiene il crinale e conduce alla forcella dei Negher) dove ci aspettano David e il nonno. Fotografiamo un gheppio appollaiato su delle rocce e poi li raggiungiamo. Ci raccontiamo un poco ma il nonno dice di essere stanco (mille metri di dislivello alla prima uscita stagionale!) e che ci aspetterà lì. Allora preleviamo David e puntiamo per prati verso il Monte Alto la cui dolce cupola roccioso-erbosa ci si profila dinnanzi. Attraversiamo stupende praterie fiorite con vista magistrale della parete del Civetta che sorge dall’erba man mano che saliamo e alle 15 siamo in cima di fronte alla Sud della Marmolada da cui ci divide solo qualche km d’aria. Mangiamo i nostri panini e intanto fisso la mia attenzione vs le Cime di pezza dove mi piacerebbe andare nei prossimi giorni. La vista da qui è molto istruttiva perché si vede tutta la dorsale erbosa che unisce le cime del Piz Zorlet alle creste delle Cime di Pezza e infine al Monte Pezza. Dietro regna la sacra triade di Pelmo Civetta e Antalao. Poi riattraversiamo i bei prati prima saliti ricchi di svariate e policromatiche fioriture. Dall’alto fotografo i bimbi spersi nell’oceano verde e quando a corse li raggiungo la nostra attenzione è attirata dalla vista di un vecchissimo stambecco che spelacchiatissimo se ne sta probabilmente ad attendere la morte in un piccolo antro roccioso. Ci avviciniamo cauti ma lo stambecco sorprendentemente si alza e si allontana strascicando le gambe penosamente. La scena ci colpisce e ci sentiamo in colpa per averlo disturbato e ce ne andiamo sperando che sentendoci allontanare possa ritornarsene alla sua stanzetta privata con meravigliosa vista sui prati verdi in fiore. Dall’alto scorgiamo il nonno steso nell’erba e alle nostre urla si desta alzandosi un pochino più vispo dello stambecco per fortuna! I bimbi lo abbracciano e gli raccontano emozionati la scena appena vista, poi scattiamo una bellissima foto ricordo tutti insieme e ai bambini che brillano nel verde prima di percorrere a destra il ripido sentiero attrezzato Attilio Bortoli che si sviluppa costeggiando la parete rocciosa sud e che con qualche tratto di cavo a supporto affronta un ripido e franoso pendio dove i bimbi si divertono a slittare e il nonno un poco meno. Terminato questo dirupato tratto una marmotta ci fischia il suo benvenuto e ci infiliamo poi nel bosco su bel e morbido sentiero per la gioia del nonno. Alle 17.30 ci si para davanti l’incantevole radura che accoglie la baita Giovanni Paolo I (q.1865,il bivacco di legno è situato nella piccola radura in località Pian de Pavier ). In mezzo al prato, circondata da fiori, rocce e alti abeti, è veramente(come suggerisce un quadretto dipinto all’interno)un angolo di Paradiso. La visitiamo e David beve alla fontana in legno come se non ci fosse un domani. Poi fra prati di gigli e meravigliose abetaie recuperiamo la pista dello slittino e alle 18.30 finiamo la nostra lunga giornata con un gelato offerto dal nonno. Che fortuna, che dono poter vivere certi momenti per tutti noi. Grazie Signore che ci custodisci e ci conservi un cuore capace di amare.
Foto1 Arminferrata Foto 2 Da e Armin cima Monte Alto Foto3 Tre generazioni


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