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   Anello dei laghi Bino e Moo da Cassimoreno, 10/04/2010
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Anello dei laghi Bino e Moo da Cassimoreno
Regione  Emilia Romagna
Partenza  cassimoreno  (830 m)
Quota arrivo  1450 m
Dislivello  850 m
Difficoltà  E
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  nde
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Un ampio settore dell’alto Appennino piacentino a cavallo tra Val Nure e Val Ceno, compreso tra i versanti settentrionali e occidentali dei monti Ragola e Ragolino, a sud, e gli abitati di Rocca e Cassimoreno, a nord, riveste notevole importanza sia per gli aspetti geologici e morfologici che per l’alto grado di naturalità complessiva dell’area dovuta alla ridotta presenza umana. L’azione erosiva degli antichi ghiacciai e l’alternanza delle fasi di avanzamento e ritiro degli stessi hanno modellato l’intera area secondo una serie di terrazzi successivi, intervallati da salti di pendenza: dai 1580 mt di Prato Bure si scende ai 1425 di Prato Grande, antico bacino lacustre ormai colmato e occupato da prateria d’alta quota; un’altra depressione un tempo invasa dall’acqua si trova a 1350 mt ed è denominata Prato Mollo (o Pramollo) proprio perché oggi è trasformata in torbiera, quasi asciutta d’estate ma acquitrinosa nelle stagioni piovose. Da qui la lingua di ghiaccio scendeva ancora per poi dividersi: un ramo ha inciso il bacino oggi occupato dal lago Bino; l’altro si abbassava ancora a modellare l’ampio anfiteatro morenico che racchiude il lago Moo, in avanzato stato di interramento. Un ulteriore ghiacciaio scendeva dal Prato Grande lungo il corso del torrente Lardana, che forma la cascata dell’Aquila, una delle più belle del nostro appennino, imponente soprattutto in primavera. E’ così chiamata perché sulle rocce che la sovrastano un tempo nidificavano questi rapaci. La discesa del ghiaccio si arrestava nei pressi dell’abitato odierno di Cassimoreno, ove si trovano altre torbiere e stagni temporanei, tra cui l’ampia area umida del Lagazzo. E’ questa terra piacentina che voglio mostrare ai miei figli in un raro giorno libero dagli impegni vari e in cui riusciamo ad uscire in quattro (io,Armin,David e Giona che ha solo 5 anni. La camminata prende inizio da Cassimoreno (frazione di Ferriere a 832 mt slm e a 50 km da Piacenza), in un mattino luminoso del 10 aprile 2010. L’aria è tersa, il cielo azzurro caldo e brillano di luce in magnifica posizione nei prati verdi, secolari esemplari di castagni da frutto. Il campanile che si alza abbracciato dalle rocce circostanti, batte il mezzogiorno e prendiamo uno stradello lastricato tra i campi che ci porta alla frazione di Roffi, di belle case in pietra. Cartelli indicano il lago Bino ad 1,30 h. Salutiamo due magnifici muli che incuriositi dal nostro passaggio si avvicinano al loro recinto e oltrepassate una fontana e una cappelletta la carraia diventa sentiero e ci tuffiamo nella faggeta, ancora chiazzata di neve a tratti per la gioia dei bimbi. Mazzi enormi di primule campeggiano ovunque a ricordarci l’esultanza della Primavera che vuole comunque sbocciare. Alternando tratti quasi pianeggianti ad altri di decisa salita il percorso raggiunge una pietraia, divisa dal torrente Lardana dalla Rocca d’Aquila, un tempo sito di nidificazione di questo maestoso rapace, e che ora appare maestosa. Da un poggio dove ci fermiamo a riposare, si apre un notevole panorama che spazia, in primo piano, sui borghi di Roffi e Cassimoreno, ma comprende, all’orizzonte, le dorsali che separano la Val Nure dalla Val d’Arda, con i monti di Lama e Menegosa , dalla Val Trebbia, con il monte Osero. Ma la meraviglia sono i miei tre figli che abbracciati mi sorridono in posa per una foto memorabile. Ora la salita si fa più ripida, fino a raggiungere il punto in cui il sentiero, scavalcato il torrente su di una passerella di tronchi, raggiunge la base delle cascate dell’Aquila (1100mt, h13.30), tra le più alte e più spettacolari dell’intero Appennino piacentino di grande effetto scenografico perché ricche dell’acqua del disgelo, che le rende rombanti nel silenzio della vallata. Volendo, ci si può inerpicare fino al laghetto superiore per avere una bella vista sulla parte superiore della cascata. Subito dopo traversiamo un fiumiciattolo su un divertente ponte fatto con tre tronchi paralleli e proseguiamo per il sentiero che diventa un poco scosceso e compare un corrimano in cordino d’acciaio. La salita resta ripida fino a quando si raggiunge un cocuzzolo panoramico, da cui si ammira un buon tratto della Val Nure, dall’Aserei all’Osero e all’orizzonte la Pietra Parcellara. Ancora più a sx si riconoscono in lontananza il m. Carevolo e il Lesima. E’comparsa la neve, a macchie, sono le 14 e decidiamo di fermarci a mangiare i nostri panini e bere i succhi energetici. La temperatura è buona e restiamo in maglietta, a crogiolarci al sole per quasi un’oretta e poi riprendiamo la salita. La copertura della neve diventa quasi continua i bimbi mettono le felpe e alle 15 vediamo dall’alto la piana del lago. Finalmente una breve discesa ci porta al pratone che prelude al lago Bino(1300m.), incantevole specchio d’acqua costituito da due distinte conche lacustri divise da una colata di detriti rocciosi. E’ uno dei maggiori laghi naturali della provincia: incastonato tra roccioni incombenti e il verde dei faggi, è reso ancor più affascinante, nei mesi di luglio e agosto, dalla splendida fioritura delle ninfee gialle che ne ricoprono gran parte della superficie. Giunti al secondo lago faccio una corsa all’elevazione soprastante, che consente la vista dei due bacini e dolcemente intenerirsi guardando i miei bimbi giocare con le acque del lago faticosamente raggiunto. Ridisceso, li estraggo dai loro giochi acquatici per il loro disappunto e alle 15.30 prendiamo a destra per il Lago Moo seguendo il sentiero n. 21 che, dopo poche centinaia di metri, lascia la sterrata per proseguire a sinistra. In breve arriviamo all’immenso e meraviglioso prato dove si trova il laghetto-torbiera del Moo(1120m.) E’ un paesaggio incantevole, una prateria d’alta quota circondata dalle colline moreniche ricoperte di faggi ed abeti, un vero luogo di meditazione che mi piacerebbe un giorno vedere coperto di neve. Giunti alla sponda nord del lago si può salire alla soprastante elevazione che ne consente una bella vista dall’alto oppure, come facciamo noi, si può continuarne il giro sulla sponda occidentale seguendo il sentiero n. 21 fino a ritornare nei pressi del Lago Bino, dove riprendiamo a destra la sterrata in salita, segnata sempre 21 che conduce a contornare prima il Pramollo e poi il Prato Grande. Entrambi laghi di origine glaciale, sono oggi quasi completamente interrati e utilizzati come pascoli, ma ancora intrisi d’acqua nelle stagioni piovose. Qui, ubicato all’estremità ovest di Prato Grande, si trova il Rifugio Ragola(1450m,h16.30). Un lungo giro lungo le pendici erbose del Camulara (che presenta un perfetto circo glaciale dalla caratteristica forma di conca molto aperta), consente di contornare la prateria. Il tracciato entra poi nuovamente nella densa faggeta, calando costantemente tra le collinette moreniche. I bimbi iniziano ad arrampicarsi fra gli alberi e trovato uno strano esemplare contorto si mettono in posa sul tratto orizzontale del tronco curvo come fosse una poltrona. Di gioco in gioco, raggiunta la sterrata di crinale che corre sul confine tra Piacenza e Parma continuiamo a scendere e, superate altre zone umide di antica origine (Lagazzo 920m), ritorniamo al borgo di Cassimoreno per le 18, dopo aver percorso 18 km. Che bella giornata immersi nel silenzio ,nella solitudine più assoluta e nell’aria luminosa e fresca di una fantastica giornata primaverile. Bello. Molto bello..come direbbe Giovanni Lindo..cantore non lontano di queste terre di confine. Sulle tracce dei lupi che fuggono le terre degli umani.
Foto 1 bimbi e cascata Foto2 bimbi al bino Foto 3 Lago Moo
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