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   Wild Val Montina e Duranno, 24/07/2009
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Wild Val Montina e Duranno
Regione  Veneto
Partenza  Macchietto  (530 m)
Quota arrivo  2500 m
Dislivello  3000 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  Biv. Baroni, Rif. Maniago
Attrezzatura consigliata  passaggi II° grado vs il Duranno. Corda per la cima
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento L’Area Wilderness della Val Montina è racchiusa tra due dorsali, quella che parte dal Monte Duranno ad ovest e quella che parte da Cima dei Frati ad est. L’Area comprende quasi per intero quella che può considerarsi la più selvaggia e “chiusa” valle di tutto il bacino del Fiume Piave. Estremamente aspra e quasi inaccessibile, supera un dislivello di circa 2000 m tra il suo sbocco nel Fiume Piave e le cime maggiori dello spartiacque, nel gruppo del M. Duranno (2668 m slm). Ne leggo sulla Rivista del Cai e come al solito attirato dalle aree sconosciute decido di andarci a dare un’occhiata considerato anche che sale verso questa inconfondibile piramide delle Dolomiti Friulane, una fra le più belle e caratteristiche cime, il Cervino del Friuli. E così in questa infinita estate del 2009 arrivo a Macchietto (532 m.),il 24 luglio, lungo la Statale Alemagna, via Longarone e alle 6 dopo aver visitato la bella chiesetta della Madonna della Salute sono pronto per attraversare il ponte pedonale sul Piave. La montagna simbolo domina già con la sua presenza il panorama e sembra aspettarmi così grande e così lontana. Oltre il fiume, seguo il sentiero sulla sinistra lasciandolo subito (non proseguendo per la Casera Val Montina) per imboccare una rampa ripida che sale lungo il bosco (tabella e segnavia n. 399 x il Bivacco Baroni). Il sentiero prosegue con pendenza costante lungo il bosco di faggi ed abeti, e mi fermo ad un tratto a fotografare e filmare un enorme rospo. Da uno slargo nel bosco vedo le belle cime rosee nei primi colori dell’alba della catena dei Monfalconi e degli Spalti di Toro. Qualche tempo dopo appaiono anche il Duranno e la Cima dei Preti uniti nella loro dorsale dalla cima dei Frati. Dopo circa un'ora, la pendenza diminuisce e raggiungo il torrente del Van de Ruditia, che attraverso, per poi risalire la china opposta con breve ripida rampa. Ancora a mezzacosta con moderata pendenza, aggirando lungamente la Costa dei Tass, si perviene con vari saliscendi ad una piccola capanna dal tetto spiovente (1140 m); proseguendo nel fitto bosco di faggi ed abeti, quasi sempre in piano, si arriva infine ai pochi tronchi marciti della Casera Bosco Negro Bassa (m 1220). Dopo un nuovo tratto nel bosco, per una breve cengia rocciosa, stretta ed esposta, raggiungo il greto del torrente della Val Bosconero. Salgo il versante opposto con forte pendenza, tra mughi, sino ad una zona franosa. In salita costeggio per breve tratto un torrente (sinistra orografica), e poi ancora nel bosco puntando sempre al Dente del Duranno, che si vede a tratti, in tutta la sua maestosità. Arrivo uscendo dal bosco al bivacco Baroni (1732 m, h 9.30 ) posto su un piccolo spiazzo erboso, presso i ruderi della Casera Bosco Negro Alta, alla base dell'imponente parete nord del Duranno e di fronte ai versanti ovest della Cima dei Preti e dei Frati e sud-ovest della Cima Laste, che formano un’unica lunga costiera. Brilla nel verde luminoso la lamiera rossa sotto un cielo azzurrissimo. C’è tanta luce e il panorama a nord, è grandioso verso i Gruppi del Bosconero, Pelmo, Tofane, Antelao e Marmarole. Sono quei posti e quelle situazioni in cui sarebbe bello stare all’infinito ma bisogna fare il pieno di energia e rimettersi in cammino che la strada è lunga e altri dove ci aspettano. Il Re Duranno è lì appena oltre il prato e l’erba ad occupare con la sua mole una fetta di cielo. Vediamo. Riprendo a camminare in direzione S fino al margine della bella radura e in corrispondenza di un bivio tralascioa a sin. il sent. 399 che sale verso la Forc. dei Frati. Superato un primo tratto in rado bosco di larici, la traccia punta più decisamente verso O e comincia a salire rapidamente tra i mughi. Uscito dalla vegetazione, punto decisamente alla soprastante parete N del Duranno salendo su magro pascolo. Raggiunte le ghiaie, traversa diagonalmente un grosso residuo di nevaio sotto le rocce verso d., fino ad un canale-colatoio e seguo i segnavia che ne consentono il suo superamento tenendosi sul lato sinistro orografico. Alle 11.15 raggiungo la sabbiosa Forc. della Spalla( 2127m), con bella vista sulle cime dei Preti e Laste. Si vedono i monti di cui racconta nelle sue storie di cavatore di marmo, mauro Corona. Il Monte Buscada, la Palazza Alta e altri che non so distingurere. Ora non mi resta, non essendoci un accesso possibile al Duranno, per la parete Nord che mi sovrasta, che scendere al Rifugio Maniago(1730 m.). Che bello scendere ma già penso a quando dovrò più tardi rifarmi in salita questi 400 mt di dislivello. A mezzogiorno mi siedo un attimo sulle panche illuminate dal sole, sovrastato dal Duranno che emerge dal bosco oltre le mura e che sembra di nuovo così alto e lontano. Come se la gita avesse riavvolto il nastro e mi avesse nuovamente portato a valle. Due foto verso i monti di Erto dal bel balcone sulla valle del rifugio posto in una bellissima radura e riparto verso l’evidente depressione tondeggiante della Forcella Duranno (q. 2217 m ) La raggiungo alle 13.30 per un buon sentierino prima per verdi e mughi e poi tra le ghiaie e in ultimo per facili roccette. Comincio a sentire un poco la fatica dei 2000 metri di dislivello finora percorsi e mi fermo un poco a rifiatare e guardare il cielo che sembra imbronciarsi. Il profilo severo del Duranno incombe sempre sopra di me. Meno minacciosa appare la bella cima dei Frati, che quasi piccola e tenera è tenuta per mano dal colosso e dalla Cima dei Preti, traversata inserita nell’elenco dei desiderata. Poi mi volgo vs l’aspra e impercorribile cresta della mia montagna e ricomincio a salire. Seguo una una traccia (prima ometti e poi bolli rossi sbiaditi) che sale, prima per zolle erbose, poi con un passaggino presso una rientranza di roccia un po´ esposto che mi si porta ad un pendio detritico per rimontare una crestina. Il paaesaggio è diventato tipico dell’alta montagna e molto severo. Stambecchi appaiono frequenti per nulla intimoriti dalla mia presenza, si lasciano avvicinare e fotografare. Sempre seguendo i bolli rossi rimonto facili roccette e un breve canalino (II) fino ad una terrazza detritica. Qui un altro gruppo di stambecchi sociali come i primi mi attendono qusi indifferenti al mio passaggio e mi dann l’idea dell’isolamento dell’ambiente in cui mi trovo. Seguo la cengia verso sinistra facilmente per ghiaie e roccette fino ad una rientranza di ghiaie, prima che la cengia entri nell´ampio canalone al centro del Duranno (segni rossi che proseguono). Una freccia sbiadita (h 14.30), invita a salire l´appigliata paretina (II,) per una ventina di metri fino al bordo di una cengia dove sull´orlo sinistro si trovano i primi anelli cementati. Da qui, ho davanti un’altra parete di una ventina di metri oltre il secondo grado che non mi sembra prudente affrontare senza corda e da solo. Non c’è nessuno con cui legarsi e pensando alla discesa ma anche al fatto che dopo c’è un lungo camino di III grado che mi fermerebbe comunque, decido di arrestare a quota 2500 la mia salita. Qualche foto (il rifugio appare sprofondato negli abissi quasi mille metri più sotto) perché qui ci tornerò e mi avvio lungo la discesa fotografando il bellissimo sentiero di cengia percorso salendo. Poco dopo le 15.30 ripasso di nuovo al Maniago e mi avvio verso l’ultima salita di giornata per riguadagnare ancora la Forcella della Spalla. Ci arrivo alle 16.30 abbastanza provato dai 3000 mt di dislivello ornai percorsi…ora SOLO DISCESA! Fa piacere vedere immerso nel verde del bosco il puntolino rosso del Baroni che mi attende, settecento metri più in basso. Osservo tutto il solco della Val Montina che dovrò ripercorrere per tornare alla striscia verde del piave che scorre laggiù. Riammiro la stupenda cresta dorata che fonde le pareti di Cima Preti e quella delle Laste e poco dopo esser ripartito mi abbevero avidamente ad una bella pozza simile ad un acquasantiera che salendo non avevo notato. Ripasso il nevaio e alle 17.15 sono al Baroni. Mi stendo a pancia in su nel verde prato a rimirar le stelle …che mi sembra di vedere quando chiudo gli occhi. Una parte di me resta e l’altra si alza, infila lo zaino e prende a scendere per la nota via. Alle 20 sono sul Piave, 14 ore e tremila metri di dislivello dopo. La parte migliore riposa ancora sul prato del Baroni. Grazie montagna.
Foto 1 baroni e Duranno Foto 2 Duranno dalla Forcella del Duranno Foto 3 le pareti e il canalone finali

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