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   Piz Zorlet 2006 2011, 24/08/2006
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Piz Zorlet 2006 2011
Regione  Veneto
Partenza  col di rocca  (1200 m)
Quota arrivo  2380 m
Dislivello  1200 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  nde
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Il 24/872006 le previsioni meteo non sono delle migliori e infatti solo domani proveremo a salire il Cristallo con Danilo. Quando mi alzo, per non sprecare la giornata, e vedendo che il cielo sembra non aver viglia di aprirsi immediatamente, decido di correre su per il Piz Zorlet che fa parte di un gruppo di cime dall’aspetto vulcanico nascoste fra il Sasso Bianco e la possente Marmolada, precisamente fra la Forc. Valbona, ad est delle Cime di Pezza, e la Forc. Sciota, ad ovest del Sasso Bianco. Parto da Caprile alle 9.30 e alle 9.45 imbocco da Sorarù, nei pressi di Col di Rocca il sentiero 623. La prima immagine che mi consegna l’attraversamento del bel bosco di abeti bianchi è la pecora nel bosco, o meglio le pecore, perché incrocio un gigantesco e bellissimo gregge con tantissimi belanti agnellini. Fotografo e vado oltre con dispiacere. Alle 10.30 arrivo al bivio vs il Col Toront che non seguo per arrivare pochi minuti dopo al Teaz nei pressi di Malga s’Ciota a circa 1600 mt di quota,costruito non senza polemiche da Gabriella cui il comune non ha permesso di fare la porta. Sopra di me le creste del Sasso Bianco dominano e vanno e vengono prese d’infilata dal turbinare delle nubi. Alle 11 esco dal bosco e da una radura mi appare per la prima volta la caratteristica cuspide del Piz Zorlet che emerge come un vascello fantasma dalle nebbie. Salgo ancora fino a raggiungere 15 minuti dopo il bello e suggestivo intaglio di Forcella Sciota. Ora per prati tracce e qualche segno talvolta, punto deciso vs la cima salvo fermarmi a fotografare ed ammirare il volo planare di un aquila prima e poco dopo invece il correre disordinato di un grosso branco di caprioli. Il paesaggio assomiglia un poco a quello di certi canyon americani perché qusti picchi di brune rocce vulcaniche che si elevano dai verdi fianchi ,sono davvero particolari e belli. Le nebbie che respirano, avvolgono questi pinnacoli di ghirigori vaporosi e rendono dantesco il tetro paesaggio sotto un cielo che si fa sempre più scuro. Sono quasi in cima quando la mia attenzione è attratta dalle Cime di Pezza che da valle sono praticamente invisibili, nascoste in questo dedalo di cime e controcime, e che saranno le protagoniste di un altro bel giro esplorativo per queste vallate vicine al turismo di massa ma completamente selvagge ed abbandonate dagli escursionisti, per la loro impervietà. Ormai la punta a pinna di squalo è a portata di mano mac’è ancora il tempo per meravigliarsi e fotografare delle piante grasse che crescono in mezzo a questi blocchi che sembrano accatastati l’uno sull’altro dopo essersi raffreddati e sputati dalla bocca di un vulcano. L’enorme blocco con la punta vs l’alto è la cima a 2380 mt di quota. Non si vede molto se non l’imponente mole del Monte Pezza e la sottostante forcella di Valbona ma sono veramente felice per questo tuffo nelle rigeneranti e fresche acque della solitudine. Un silenzio che parla al cuore avvolge me e l’intorno in un abbraccio che fonde le distanze e torno a sentire come lassù esser soli è esser in compagnia del mondo. Vorrei restare un poco ma il tempo volge al brutto…ed è meglio correre verso i ripari…a mezzogiorno mi catapulto nella direzione da cui sono salito e inseguito da un temporale che mi bagnerà le ossa poco prima di arrivare a Sottoguda e mi farà sussultare e tremare ad ogni schianto, arrivo fradicio e impaurito alle 13. Cinque anni dopo nell’Agosto del 2011 ritorno per una via diversa, curioso di rivedere quelle zone zona cariche di mistero dove l’incedere semplice si accompagna a tracce a tratti quasi inesistenti, in ambienti solitari e poco frequentati. Salgo fino a Canacede (q. 1367 m), ultimo paesino sopra S. Tomaso Agordino, Valle Agordina e lasciata l'auto nel piccolo parcheggio del paese, seguo la strada fino all'ultima casa dove parte il sentiero che risale un praticello e volge a sinistra in orizzontale per bosco. Sono le 10 del mattino e mi godo la bella vista sul Civetta che domina oltre il vuoto della valle. La cima dello zorlet occhieggia già oltre gli abeti e incontro un bivio (cartello segnaletico per Piz Zorlet). Proseguo per il bel sentiero nel bosco per poi risalire dritti per pendio erboso e bosco con traccia meno evidente ma segnata e ad un piccolo valico proseguo a sinistra. La traccia si fa più ripida, risalendo un dosso per roccette e zolle di erba, e poi scende brevemente per attraversare un canale. Infine risale traversando verso destra per scarsa traccia, sebbene segnata, un pendio erboso, fino ad una forcella sotto un picco roccioso lungo la cresta SE del Piz Zorlet( h 11).Dalla forcella risalgo a sinistra le zolle erbose fra cespugli di ontani e quindi traverso in salita obliqua il pendio N per traccia quasi inesistente, seguendo i segnavia su sassi e rami, fino a guadagnare un crestone erboso. Lo risalgo verso sinistra, superando direttamente un breve ma ripido pendio di roccette e zolle d'erba, fino ad arrivare a dei cartelli segnaletici per Forc. Sciota e Canacede. Proseguo a sinistra per traccia lungo la breve e larga cresta N di rocce ed erba fino all'ometto di vetta (h 11.30) e ad una bella croce poco distante che cinque anni prima non c’era. Nonostante il cielo grigio bellla visione sul civetta e le Moiazze, sui gruppi delle Cime d’ombretta che precedono la Regina delle Dolomiti e sul magico e intricato mondo delle Cime di Pezza.
Foto 1 Il Piz Zorlet Foto 2 punta davanti allo Zorlet Foto 3 la cartina


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