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   Dal Seleron al Torrenzuolo per cresta, 24/10/2020
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Onicer  fabiomaz   
Gita  Dal Seleron al Torrenzuolo per cresta
Regione  Lombardia
Partenza  Tartano (fraz.Pila)  (1280 m)
Quota arrivo  2519 m
Dislivello  1350 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  nessuno
Attrezzatura consigliata  Ramponi ed eventualmente uno spezzone di corda. Difficoltà corretta sarebbe un F+, un po' oltre le difficoltà escursionistiche.
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Gita autunnale del LDT, quest'anno condizionata dalla nuova etica post lockdown del nostro Lupin che dopo aver passato gli ultimi venti anni ad affastellare Calvi, Grignoni e Cornizzoli si è convertito al motto "SOLO CIME NUOVE".
Si va quindi nella sempre bella val Tartano che, in autunno e sulle creste, offre secondo me il meglio di sé, con il contrasto tra l'autunno trionfante in medie Orobie e l'inverno incombente sulla quinta di fondo delle Retiche e il nord dei "giganti" Orobici.
Partiamo poco prima della galleria paravalanghe in località Pila e saliamo un bel sentiero ottimamente tenuto fino a una splendida baita. Da qui proseguiamo a sinistra, sempre per sentiero, fino alla casera di Gerlo, piccolo borgo alpino ai piedi della costiera che unisce Seleron, Gerlo e Torrenzuolo dove si incrocia anche il sentiero 126 o gran via della Val Tartano. Si ignora il sentiero e ora per pascoli e tracce si sale verso la costiera di destra del Seleron, superando alpeggi e piccole baite. Un evidente bocchetta contrassegnata da due grandi ometti indica il punto in cui si prende lo spallone che sale al Seleron. Si segue lo spallone fino a incrociare una traccia che taglia a mezza costa in direzione della bocchetta tra Seleron e pizzo Sciora. Raggiunta la bocchetta in breve si raggiunge per cresta la cima del Seleron.
La cima, anche se non particolarmente significativa (è un montarozzo erboso) è splendidamente panoramica.
Oltre ai lontani picchi innevati delle retiche, tra cui spiccano il Disgrazia e la piramide dello Scalino, e alla altre Orobie, la vista spazia sulla val Tartano in veste autunnale, dove spiccano il pizzo della Scala e più lontano la piccola ma caratteristica nord del Fioraro. Più vicino la l'occhio si ferma sulla parete nord est innevata della cima di Sciora e sulla conca del lago di Bernasca, con il vicino rifugio.
Dopo esserci rifocillati e aver risolto con l'aiuto del telefono il dubbio che ci assilla dall'inizio di giornata ("ma come fa il motivetto di Indiana Jones? NO! Quello è quello dell'A-team. NO! Quello è McGyver.) le strade si separano brevemente. Lupin e Peggy tornano sui loro passi andando a riprendere il sentiero, mentre io per creste punto alla cima del Gerlo. Ci ritroveremo in vetta.
La discesa alla bocchetta di Gerlo risulta scivolosa per la neve che copre le rocce piatte ma semplice, e ha tutta l'aria di svolgersi lungo una "normale" che sale dalla val Bernasca.
Aggiro i torrioni nell'ultima parte di discesa tenendomi dal medesimo versante e abbassandomi una ventina di metri rispetto al filo di cresta.
Riguadagnata la bocchetta con attenzione, a causa della neve fradicia e scivolosa, comincio la salita al Gerlo tenendomi sul filo di cresta per sfruttare la roccia più asciutta e, superati un paio di timidi gendarmi, sono in vetta.
Una mezzoretta dopo arrivano anche Naz&Peg e, riuniti, per creste erbose raggiungiamo la terza cima di giornata, il pizzo Torrenzuolo.
In discesa apprezziamo i ripidi canalini della piccola nord del Gerlo che, se non così fuori mano, sarebbero anche interessanti.
In cima al Torrenzuolo veniamo raggiunti dalle nuvole e decidiamo di non scendere da un nuovo e sconosciuto versante (non ci sono più sentieri, solo tracce vaghe) ma di tornare brevemente sui nostri passi e scendere in direzione della nostra via di salita lungo una vecchia traccia, quasi completamente divorata dall'erba.
La discesa risulterà non semplicissima e risulta fondamentale non abbassarsi troppo per prato per non trovarsi su scivolosi salti di roccia ed erba.
Raggiunti i pascoli vicino ai ruderi della baita Matarone, attorniata da ometti di pietra che compaiono ora spettrali e neri nella nebbia, scendiamo per pascoli fino alla casera di Gerlo e da lì all'auto.

Bella gita autunnale col vecchio trio Lupin-Peggy-Fabiomaz, sotto la spada di Damocle di un possibile futuro lockdown.

foto 1: la val Tartano con la bella cima della Scala e la parete nord est del pizzo della Sciora.
foto 2: la crestra tra Seleron e Gerlo e la cima di quest'ultimo con i due giganteschi ometti
foto 2: la nordina del Gerlo e le crestone erbose verso il Torrenzuolo
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