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   cento giri nel Parco dei cento laghi, 15/10/2020
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Onicer  oscarrampica   
Gita  cento giri nel Parco dei cento laghi
Regione  Emilia Romagna
Partenza  lagdei  (1250 m)
Quota arrivo  1250 m
Dislivello  2500 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  mariotti
Attrezzatura consigliata  nde
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Domani, il meteo dà brutto su tutto il Nord italia: l’unica zona abbordabile dal punto di vista meteo è il parmense e allora decido di partire per il Parco dei 100 laghi. Sognavo già la notte all’aria aperta. Dormire al fresco su un prato al riparo di qualche bella pianta e invece faccio tardi per contrattempi serali e non ho più voglia di mettermi in viaggio. Ritardo anche la sveglia del mattino perché sono stanchissimo e nonostante il giro lungo previsto proprio non ho voglia di alzarmi. Poi decido di alzarmi comunque per non buttar via la giornata ma è solo alle 9 del 28/8 che dopo aver abbandonato l’autostrada a Berceto e risalito i crinali appenninici, arrivo a Lagdei dove parcheggio. Bello il rifugio,l’ampio spazio a prato , il panorama dolce e verdeggiante, il lussurreggiante bosco che attende. Siamo a quota 1250 ed entro nella maestosa pineta che percorro ammirato, fino a ritrovarmi al punto di partenza e accorgermi che ho fatto una sorta di percorso panoramico attorno al rifugio. Ci rientro più attento e stavolta seguo il sentiero ampio e pietroso del sottobosco. Passo sotto la seggiovia e alle 9.30 arrivo ai 1500 mt del Rifugio Mariotti al bellissimo Lago Santo Parmense. Gente,regole Covid e primo consulto della carta perché ci sono tantissimi sentieri e cartelli ma non capisco dove debba andare io. Poi passando da Ponte Rotto,Ronchi Luciano attraverso belle faggete prima e pinete dopo, arrivo alla Bocchetta del Tavola e poco dopo all’insignificante dosso erboso di Cima Tavola che però mi consente una bellissima e agreste vista su prati di pascolo che ricordano l’amenità Svizzera. E anche di raggiungere il lungo crinale che voglio percorrere all’infinito delle mie forze e delle mie ore. Vedo creste boscose davanti a me non sapendo che saranno gli ultimi panorami di giornata. Torno alla Bocchetta e poi su ripido,attraverso un bosco di faggi-serpente contorti e magici, avvolti sopra il sentiero e che conduce in cima al Monte Fosco con poggio panoramico sul Monte Orsaro: il tempo di guardarlo e sparisce inghiottito dalle nubi. Discesa nebbiosa fino alla Foce del Fosco e via verso il Monte Orsaro, prima per bosco e poi per i prati sommitali immersi nella nebbia. Raggiungo la cima alle 11.30. Non si vede nulla e comincia a far freddo anche perché le previsioni davano tempo gradevole e io ho solo maglietta,pantaloncini corti e gilerino leggero. Scendo declivi ripidi e una pioggerellina lieve mi intirizzisce: sembra di stare in Scozia. Passo dalla bocchetta dell’orsaro e risalgo a Cima Braiola, poi dalla sella omonima e risalgo fino ai 1850 mt del monte Marmagna. Sono le 12.30, si è alzato anche il vento e faccio fatica a stare su questa vetta spazzata dalla furia degli elementi, scendo un poco al riparo e mangiucchio qualche barretta. Comincio a dubitare della mia volontà di proseguire perché c’è freddo umido e non si vede mai niente. Scendo alla sella del Marmagna e il crinale ora è precipite sul lato toscano con bei canaloni che ghiacciati somiglieranno a quelli del Ben Nevis. Il vento li risale furioso e c’è nell’aria un frastuono himalayano. Transito dal passo e poi dalla cima Aquila e poi ridiscendo al Passo delle Guadine. Sono le 13.30 e completamente gelato non me la sento di proseguire ancora per la cresta tanto il tempo non sembra voler cambiare. Scendo alle Capanne di Badignana e poi deciderò. Le raggiungo, poste in una bella radura con qualche cavallo e anziché scendere ai Lagoni come pensavo, decido di seguire il sentiero che risale vs Fontana del Vescovo. Attraverso mari di mirtilli e arrivo alla fontana intubata, da cui esce un acqua fantastica e ghiacciata. Risalgo al Passo di Fugicchia e poco dopo per un attimo le nebbie si sollevano e torno a vedere un poco dei boschi che mi circondano. Alle 15.30 arrivo sulle rive del Lago Scuro dove filmo un turbine di nuvole che come un manto ricoprono lo specchio d’acqua. Entro poi nella bellissima conca dove sono site le capanne di Lagoscuro e dove le nebbie un poco si levano ancora facendomi intravedere la varietà e la bellezza del paesaggio che mi circonda. Addirittura faccio una foto al cielo perché si vede uno squarcio d’azzurro. Singolare nota cromatica in una giornata dalle tinte grigie. Belle pareti dall’aspetto carsico mi circondano e un toponimo locale detto buca della neve, attira la mia curiosità e comincio allora a risalire la traccia. Sorpasso un bel sito chiamato Canyon con due pareti verticali fessurate e arrivo a questa enorme fessura nella roccia di cui a stento si vede il fondo in basso e che da ragione al nome che le viene dato: chissà quanto perdura là dentro la neve, probabilmente fino all’inizio dell’estate. Continuo a salire in una visuale un poco migliore leggermente colrata dalla luce solare e ho una bella panoramica finalmente sulle onde di verde che circondano il Lago Scuro e poi per belli e tetri valloni pietrosi risalgo fino ai 1764 mt della sella del Paitino dove mi fermo un poco stanco e ansimante per il ripido appena affrontato. Incontro l’unica persona della giornata che sta scendendo dal Sillara la cima più alta della zona e il cartello che indica mezz’ora mi convince a risalire in alto e in cresta..magari ora si sta un poco meglio… Passo dalla cima del Paitino e poi per belle zone rocciose e pietrose e infine affronto lo strappo erboso che mi conduce alle 17 sull’ennesima cupola erbosa, quella del Sillara a 1860 mt slm. Il versante toscano è verticale e precipita per diverse decine di metri finche la nebbia consente di vedere. Ora il sentiero di crinale è sempre facile ma più esposto e singolari pareti rocciose sostengono il lato toscano. Il vento ora meno glaciale risale ancora canaloni erbosi e ventosi finchè arrivo al Passo di Compione dove decido di tornare vs casa perché ormai si è fatto tardi. Scendo vs i laghetti omonimi facendomi strada e mangiando mirtilli che ricoprono intere praterie e poi resisto alla tentazione di andare a vedere il lago verde e scendo per una bella vallata a acnyon, fino al Rio Frasconi, dove arrivo alle 18.15. Qui mi lascio sedurre dal cartello lago verde 40 minuti e riparto per l’ennesima deviazione. Alle 19 sono sulle belle rive del lago e sotto il muro della diga che chiude la conca che lo contiene. Carta alla mano decido di seguire il cartello che porta al ponte sul fiume Cedra. Quando incrocio il bivio che mi permetterebbe di rientrare ai Lagoni attraverso la sella di Pumoccioletto, scarto questa ipotesi per la non voglia di risalire per altri 300 mt di dislivello, ma soprattutto perché sarei sorpreso dal buio su sentieri che non conosco con i rischi che ne potrebbero risultare. Scelgo quindi di scendere fino al fondovalle e imboccare la carrozzabile che ritorna a Lagdei. Il sentiero continua a scendere, molto oltre quanto pensavo e quando raggiungo la strada asfaltata, alle 20 sono circa a quota 1000. Comincio a risalire la carrareccia che nessuno percorre nella mia direzione a quest’ora(due auto in senso inverso) e ben presto nel silenzio della foresta è solo la luna a tenermi compagnia. Alle 21 accendo con parsimonia la frontale, faccio una pausa cena e poi riprendo a camminare,camminare ,camminare.
Fotografo rospi che si riscaldano sul fondo stradale e salgo salgo salgo fino a stancarmi e a dubitare del percorso fino a quando giungo alle 21.30 ai 1466mt del Passo della Colla. Non ne posso più ma ora dovrebbe essere solo discesa. Venti minuti dopo ammiro i riflessi della luna increspare le acque dei Lagoni e dopo uno sguardo voglioso al menù del giorno riprendo la strada fra i boschi, pensando anche ai lupi. Non si arriva più e quando dopo aver consultato la carta compare un cartello con la scritta Lagdei 15 minuti, sono al settimo cielo. Poco dopo le 23 arrivo all’auto sfinito da tre ore di marcia forzata su strada. Uff, buff, puff.
Foto 1 il lago santo parmense Foto 2 panorama vs il lago scuro Foto 3 sul monte Sillara
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