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   CIMA del CAVALCORTO, 09/08/2019
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Onicer  maurizio1972   
Gita  CIMA del CAVALCORTO
Regione  Lombardia
Partenza  Bagni di Masino  (1172 m)
Quota arrivo  2763 m
Dislivello  1600 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  nessuno
Attrezzatura consigliata  Da escursionismo. Caschetto utile come i pantaloni lunghi
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento La guida storica CAI-TCI del Masino-Bregaglia neppure lo nomina: il Cavalcorto, così poco frequentato, quanto esteticamente selvaggio e slanciato verso il cielo. Poche relazioni e una sicura ravanata doc. Felci, ontani, mughi, ortiche piante infestanti di ogni tipo, tutto lo strisciante mondo di insetti che si può immaginare: ragni obesi, famelici grilli, pure un gregge di pecore assatanate. Bello come la natura senza briglie e libera da contaminazioni, dimenticato monte, ma fiero gendarme che veglia sulla Valmasino e ti osserva quando la lasci alle spalle. Oscurato nella fama dai giganti di granito, ma non meno arcigno e con avvicinamento da pionieri… Chi arrampica al Sasso Remenno lo trova costantemente come quinta scenografica indimenticabile… allora perché non salirlo, perché non cambiare prospettiva e guardare tutte le valli dall’alto: Valmasino, Val di Mello, Val Porcellizzo, Valle del Ferro, Valle dell’Oro… Così partiamo dai Bagni di Masino nel silenzio dell’alba, con passo veloce lungo il sentiero che risale la Val Porcellizzo verso il Rif Gianetti. Non ci accorgiamo della bellezza intorno se non quando usciamo dal bosco e ci alziamo verso le cascate che scendono dalla Val Sione. A circa 1720mt stacchiamo dal sentiero e saliamo verso il nulla (abbiamo con noi per ogni eventualità una traccia scaricata) costeggiando una cascata sul suo fianco dx. E qui la sorpresa: troviamo una coppia che ha la stessa meta… le probabilità erano bassissime di trovare qualcuno su questo percorso, ma i due l’hanno già salita varie volte e sono del posto… proseguiamo in autonomia e oltre la casera di Sione non li vedremo più, avendo forse cambiato meta. Intanto la salita è ripidissima e fradicia tanto da bagnarci completamente e strizzare e gonfiare le scarpe d’acqua. Sì perché torrentelli scorrono nascosti dall’erba e dalle felci, creando pericolosi buchi, che metteranno a dura prova i nervi in discesa. Si sale prima diritti ad intuito e con buona dose di creatività… poi ci si illude: un quasi sentiero che dura due tornantini. E di nuovo selva fino al petto da risalire inizialmente a zigzag per aggirare ontani e successivamente con un traverso esposto verso dx e poi nuovamente a sx. La salita è così ripida che non si riesce a vedere oltre le balze, fino a che provvidenzialmente la pendenza diminuisce e anche l’altezza della vegetazione: si apre l’anfiteatro granitico in cui emerge la mole del monolite denominato “pulpito”, unico chiaro riferimento in un dedalo di canalini, vallette, cenge erbose e gande detritiche. Un labirinto da interpretare. Siamo ai ruderi della casera Sione poco sopra i 2000 mt, ora ci barcameniamo tra grossi blocchi franati, fino a fare sosta presso un grosso masso, posto sulla sinistra del “pulpito”. Invece di seguire quella che dovrebbe essere la “normale” puntando alla base del monolite (che scopriremo solo in discesa essere anche segnato con qualche rado ometto) optiamo per un canalino erboso piuttosto in piedi. E’ la natura del terreno a costituire la vera difficoltà: arrampicare sulle zolle erbose, facendo affidamento alla “visega”, non è il massimo. Dopo un traverso un po' esposto verso dx, ci si trova a scollinare su terreno più facile pervenendo ad una ganda poco ripida, ma molto cupa e selvaggia. La risaliamo fino a cercare intuitivamente il passaggio più facile per arrivare sotto cresta. Essendo l’esposizione di salita ad Ovest, siamo rimasti in ombra fino ad ora… adesso il sole ci bacia e “pesta”. Saliamo con facili passaggi un canalino e ci troviamo sotto la cima nei pressi di un intaglio spettacolare che introduce quello che sarà il panorama precipite sulla Val di Mello. Traversiamo sotto la cima verso sx, per portarci nel punto in cui la cresta è più addomesticabile e qui incredibilmente troviamo una piana pietrosa dove staziona, in maniera surreale, un gregge di pecore. Ci fissano (e hanno ragione), si avvicinano fameliche (qui ci sono solo massi di granito), e troviamo il modo di dissuaderle da qualsiasi atteggiamento ostile nei nostri confronti. Anche le pecore qui hanno un carattere e una fibra che si addice all’ambiente… Dopo avere “coraggiosamente! dissuaso le quadrupedi, arrampichiamo la cresta tenendoci sotto il filo e nel pezzo finale andando a cercarci una placchetta bella esposta, dove si concentrano le modeste difficoltà su roccia della giornata. Sono le 11.15 e siamo in cima, solo un po' di umidità risale a coprire parte dello spettacolare panorama. 4h30 per arrivare in cima, se si esclude la sosta mangereccia, di fatto 4h. Tutto il granito del Masino-Bregaglia è davanti a noi: dal Ligoncio al Disgrazia, è una parata di cime mozzafiato… e alle spalli 1800mt più in basso, le valli… La cima offre un bel balconcino su cui ci si può appollaiare protesi sul vuoto… Si sta benissimo, tanto che sosteremo un’ora, abbandonando i propositi di salire anche la vicina Punta Moraschini. Quando scendiamo notiamo un bell’ometto su un poggio, lo puntiamo e decidiamo una via di discesa differente. In effetti qualche ometto c’è, anche se ad un certo punto scendiamo per un canale erboso osticissimo e molto esposto, tale da far fare dietro front e rintracciare con più attenzione la retta via. Così un po' ad occhio, un po' trovando qualche ometto, scendiamo tramite canalini non banali due o tre balze. La discesa ci consegna all’anfiteatro roccioso e glaciale (c’è un piccolo glacio-nevaio sotto le pareti…) posto alla destra del pulpito. Con un traverso ci spostiamo proprio sotto la parete strapiombante e intercettiamo una traccia di animali che si perde nuovamente; ormai però siamo al masso poco sopra la casera Sione, dove avevamo fatto sosta in mattinata. La discesa da questo punto in poi sarà un vero calvario e il sole implacabile contribuirà ulteriormente a riprodurre un’atmosfera amazzonica. Quando ripiombiamo sul sentiero, ritroviamo l’umanità varia di escursionisti e alpinisti che salgono e scendono, ma soprattutto ritroviamo la cascata e torniamo a rinascere… Poi per concludere in bellezza la giornata lisergica e mistica, birra super-hyppie al Kundaluna…

Foto 1 - L'anfiteatro roccioso con il "pulpito" in evidenza
Foto 2 - Panorama di vetta
Foto 3 - La giungla del tratto iniziale
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