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Monte Capio, 16/06/2019 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Doc 1971 |
Gita | Monte Capio |
Regione | Piemonte |
Partenza | Sabbia, Varallo, VC (790 m) |
Quota arrivo | 2174 m |
Dislivello | 1370 m |
Difficoltà | E |
Rifugio di appoggio | Nessuno |
Attrezzatura consigliata | Normale da escursionismo |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Ottime |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | Premessa: la meta iniziale era la Cima dei Rossi, ma dopo democratico e partecipato consulto all’Alpe Laghetto (“dove andiamo?” “boh, fate voi…”), abbiamo optato per il Monte Capio
Seconda premessa: noi eravamo gps-muniti, ma la gita è ben segnata. Nel caso, avere come punto di riferimento il sentiero 561 Accesso: come da indicazioni presenti su altri siti, prima di arrivare all’abitato di Sabbia si svolta a destra in una stradina, senza uscita, alla fine della quale si trovano le indicazioni e i segnavia. Si parcheggia ai lati della strada, vicino a bidoni della spazzatura. Partenza verso le 8.30, temperatura intorno ai 15°, e parecchia umidità. Dopo aver passato un ponte (presumibilmente il Ponte della Giumenta, non segnato nella mia mappa), saliamo su una mulattiera, con possibilità di bypassare i tornanti. Più sopra passiamo attraverso l’abitato di Montata, mentre a destra in lontananza osserviamo le case di Erbareti. Finalmente entriamo nel bosco, e su tornanti ripidi saliamo fino a quota 1111, dove da un curva spunta una casetta, e una fontana (cartello che indica la quota). Fontana molto desiderata, visto che da quel momento si esce dal bosco, e sole e caldo iniziano a far sentire la loro presenza. Saliamo su sentieri meno ripidi, ma decisi, che tagliano verdissimi prati pieni di ginestre (o simili… non me ne intendo), e bovini al pascolo. Arriviamo alla prima tappa del giro, il colmetto di Cevia (q. 1515), dove si trova l’Alpe Campo. Da lì si dipartono diversi sentieri, non sempre evidenti, che mantenendo grosso modo la stessa direzione (N) portano verso la meta. Noi abbiamo preso un sentiero che sale sulla sinistra orografica del ruscello (nel vallone), rimanendo a mezza costa, e poi salendo verso la seconda tappa, l’Alpe del laghetto (q. 1809). Come scritto sopra, lì decidiamo per il Capio. Dall’Alpe si sale passando per un caseggiato diroccato, e più avanti i resti di una miniera di Nichelio (nichel). Inerpicandosi ulteriormente, passando accanto a due laghetti, a quota 2000 si arriva a un evidente bivio, dove a destra si va verso il colle dei Rossi, e a sinistra verso il Capio. Il sentiero aggira la prominente sommità, fino a un colletto da cui si vede il sentiero di ascesa dal versante N, con il canale attrezzato finale. Un altro strappo, e si arriva all’anticima, con campanella. Per la cima vera e propria, dieci metri di passaggio esposto (fare mooolta attenzione a un filo d’acciaio, che dovrebbe servire per tenersi, ma se non lo vedi ci inciampi e basta…) e la vetta vera e propria. Inutile dire del panorama da lassù, inutile soprattutto per chi frequenta le cime della Valsesia. Al ritorno, dall’Alpe Laghetto scendiamo per il sentiero alto, che passa lungo tutta la dorsale, spostandosi da un versante all’altro. All’Alpe Campo, approfittiamo dell’alpeggio per rifornirci di ottimo formaggio di capra e bovino. Gita suggestiva, su posti antropizzati ma ancora apparentemente selvaggi, pochi alberi, e una giornata stupenda. Con Roberto, Ermanno e Alberto. Foto 1: il bivio sotto il colletto Foto 2: Alpe Campo vista dall'alto Foto 3: dall'Alpe Laghetta, vista in lontananza del colletto che divide Cima dei Rossi (a dx) e Monte Capio (a sx) |
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