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   la Rochèta, 07/02/2019
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Onicer  oscarrampica   
Gita  la Rochèta
Regione  Veneto
Partenza  Agre  (400 m)
Quota arrivo  1530 m
Dislivello  1200 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  terreno esposto e scivoloso
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Il 2/01/2019 partiamo in cinque dalla pianura padana con meta Caprile(BL): io jari e Giona e i due nonni. Puntiamo sul percorso alla leggera deviazione in Val del Mis dove voglio mostrare loro alcune bellezze di quel luogo nascosto e porta d’accesso al misterioso Regno dei Monti del Sole. Inquadro la bella e affilata cresta sommitale ed erbosa del Piz Vedana che proprio coi due bimbi abbiamo scalato due anni fa, passiamo dal Camping Val Falcina e parcheggiamo davanti al mitico Bar Soffia ultimo avamposto della civiltà prima del nulla e della wilderness. Non manca molto alle 15 quando fotografo i due bimbi davanti alla mole del Monte Sperone che ancora non so scalerò pochi mesi dopo durante la mia quarantena al tempo dell’esplosione del Covid. Poi li porto a vedere le forre del Mis che con pazienza ha scavato nei secoli il suo passaggio fra le rocce regalando al futuro opere d’arte e di cesellamento della roccia degne di un Michelangelo. Le acque blu parlano della loro temperatura gelida e le trasparenza invitano a tuffi inopportuni data la stagione..seduzioni fuori luogo a cui una volta tanto resisto. Leggiamo le paline che parlano di come questa valle solchi tutte le Dolomiti Bellunesi e come in essa entrino alcune valli laterali come quella della Soffia nota agli amanti del canyioning per i suoi grandi salti o quella del Brenton e dei suoi Cadini, che andremo ora a visitare. Sono 15 le vasche segnate sulla cartina d’orientamento. Pozze d’un incredibile blu o verde a seconda dell’orientamento della luce che le colpisce o del microclima del fondo. Vasche così cristalline che sembra d’udire la loro voce mentre ti sussurrano i loro segreti. Passarelle in legno ne permettono l’osservazione anche dall’alto in una sorta di vasi comunicanti in stile Plitvice per cui l’acqua travasa allegra da una pozza all’altra. In poco tempo con Jari risaliamo fino all’ultima e ci avventuriamo oltre fin quando il sentiero diventa impercorribile per la presenza di neve e ghiaccio e facciamo allora ritorno dai nonni. Saliamo poi a Caprile dove constatiamo nelle ultime luci della sera e poi al mattino dopo i terribili effetti della tempesta Vaja dell’ ottobre scorso: non c’è più un abete in piedi e i pendii una volta boscosi sembrano campi di Shangai dove i giganti hanno abbandonato i loro bastoncini. La vista è impressionante e solo la bella e fredda giornata di sole infonde la luminosa speranza che la Natura saprà ricostruire se stessa nel rispetto delle leggi a volte dure ma che lei rispetta da milioni di anni. Per stamattina 3/01/2019 ho in programma di fuggire subito vs i Monti del Sole che mi attirano da molto per la loro aura selvaggia. Questa piccola esplorazione mi porterà in cima a quel pinnacolo aguzzo e apparentemente inaccessibile che precipita sulla Val Cordevole e nasconde il lato scalabile. Cima dall´aspetto inconfondibile se vista dalla Val Cordevole che appare infatti a forma di appuntito corno, leggermente decentrato rispetto alle cime di cui fa parte nel sottogruppo delle Stornade nei Monti del Sole. Ripidissime e inaccessibili pale erbose alternate a salti di roccia la cingono su tutti i versanti. Soltanto verso W uno spallone meno dirupato permette l´accesso, seppur non facile, alla vetta. Come tutte le escursioni nei Monti del Sole, la salita è su terreno impervio, selvaggio e raramente segnalato. Parto in ritardo e coi bimbi e il nonno facciamo 4 passi oltre il ponte sul Cordevole vs la fattoria di Agre in una mattina di sole che riconcilia con la vita: la Rocheta emerge come un menhir lungo la discesa del canale d’Agordo e sembra una montagna impossibile. La Pala Alta col suo profilo ampio e consueto chiude la valle e saluta festosa. Arrivati alla cascina, facciamo “conoscenza” con gli aggressivi maremmani. La padrona si scusa e ci mostra in cambio le stalle e le cucciolate. Poi saluto nonno e bimbi e prendo congedo andando ad inoltrarmi per la Strada degli Ospizi che son già le 11 riempiendomi della bellezza di questi prati vero gioiello verde di questa valle angusta misteriosamente custoditi e protetti dalle ripide pareti e valli arcane che s’aprono appena oltre, dove la loro erba tenera cede il posto al selvatico bosco. Volto le spalle alla fattoria illuminata e ridente ed entro nel wild. Subito due incontri particolari; il primo con una gallina dalla testa mozzata(volpe o faina?) il secondo con un escursionista già di ritorno da un tentativo a F.lla Coraie: lui in anticipo io in ritardo. Proseguo con la relazione sottomano sulla strada che diventa poi mulattiera e infine sentiero, salendo parallelo al corso del Cordevole e avvicinandomi alla dirimpettaia Spirlonga. Traverso lo sbocco della Val Pegolera alle 12.15 e fotografandone il mitico gendarme che da la guardia ad avvertire i viandanti che oltre ci s’inoltra..(e questo basti!) e poi zoomo sulle creste del Piz de Mezzodì che raccoglie le prime manciate di luce mattutina. Coro e Spirlonga mi chiamano ai ricordi dall’altra parte della valle oltre il Cordevole. Mezz’ora più tardi incrocio la Val dei Mus con i suoi salti cascatelle e forre che inviterebbero all’esplorazione…ma qui c’è sempre più da vedere…che tempo per farlo! Su un alberello sta scocciato un cartello che vieta di praticare il canyoning e pochi attimi dopo arrivo al bivio. Prendo a dx per sentierino che sale lasciando la via degli ospizi e mi consegna al Wilderness. Davanti, coperto dagli alberelli di basso fusto sta il menhir. Il sentiero resta comunque relativamente evidente complice la stagione invernale che impedisce alle erbe di ricoprirlo. Intanto a dx appare il missile della Rocheta (che zoomo per immagini davvero belle) mentre a sx oltre il Cordevole le immagini sfuocano nei ricordi con superbe viste sulla creste del Viaz dei camorz e dei camorzieri: si vede tutto il tragitto dalla Pala Alta, alla Bassa alle cime dei Sabioi ai Pinei, al Burel e alla Fratta del Moro che solo a rivederla mi vengono ancora i brividi dall’emozione. Lassù ci dovrò tornare! Impressionante la vista sulla Spirlonga che anticipa il Coro e dietro emerge il Burel fino a quando poi appare anche innevata la Schiara. Poi dal bosco filtrano le più tonde forme del Vallaraz del Celo e sullo sfondo la Talvena. Il sentiero prende quota fra spalti erbosi e roccette e mi regala lo spettacolo dell’ombra della Rochèta proiettata sulle rocce dell’altro versante della Val Cordevole. Più salgo e più il panorama si apre e appaiono il Castelo e lo Spiz di Moschesin e a fianco Zest del Vescovà e Talvena. Il sentiero completa il suo zig zagare tornando a dx attraverso il bellissimo passaggio in cengia della “Zinturela” esposto ma non difficile e che porta a completare l’aggiramento della montagna verso il più abbordabile lato ovest. Poi superati alcuni canalini ed anfratti rocciosi nel bosco di faggi, si perviene alla radura erbosa, ora assalita dalla vegetazione, del Mandrìz della Rocchetta dove mi fermo per mangiare un boccone in mezzo ai ruderi di antichi insediamenti umani e dove le presenze del passato ti guardano dalle fessure rimaste fra i blocchi ormai caduti di quelle che erano mura di edifici abitati dagli antichi pastori e cacciatori. Sono le 13.30 ,quota 1300, vento forte ,ombra e freddo. Riparto mezz’ora dopo su labile traccia che il bosco mangia e con visione oltre la cresta del Vallaraz di tutta la catena che va dal San Sebastiano, ai Tamer e al gruppo del Moschesin. Ora la Rocheta mostra il suo lato più caldo e accogliente inondato dal sole anche se la temperatura rimane bassissima. Mi sposto troppo a dx ,deduco, dato che finisco sopra un vallone precipite che mi divide dalla parete delle Stornade. Ritrovo a sx la traccia giusta che sale rapida fra le erbe alte e mi porta all’imbocco di un canalino sassoso che adduce ad uno stupendo plateau erboso vero pulpito panoramico. Mi fermo pieno di meraviglia con lo sguardo sospeso come un’ aquila sulla sottostante Val Cordevole e verso il mondo del Viaz. E’ un posto fantastico, un oasi orizzontale nascosta come una reliquia da tutto il verticale che la circonda. E la mia fantasia naviga sulle erbe scaldate leggermente dal calore del sole e che si muovono come gialle onde di un mare vegetale. Estasiato contemplo il mondo di cime che spazia ora dall’Agner fino alla Marmolada. La visione della valle del Cordevole che sfocia nel mare della Piana Bellunese è malinconica: segna l’arrivo al porto della Piana Padana e l’addio ai monti. Proprio davanti a me la Val del Piero si apre nell’ombra e getta il suo triangolo scuro a coprire le creste che vanno dalla Pala Alta ai Pinei. Incredibilmente Forcella Oderz divide lo scuro dalla luce che brilla invece su tutta la costa che sale verso il mondo dorato del Burel. Oltre il baratro dall’altra parte invece giganteggia l’immensa parete nord delle Stornade che sembra un vascello pirata in queste terre senza legge. Mi giro vs la cima ormai a portata di mano e quasi a malincuore lascio questo cuscino invitante per salire l’ultimo ripido canale roccioso erboso attrezzato con un paio di chiodi per le doppie. Mi giro a veder brillare nel sole l’eccezionale spalla panoramica sul quale m’ero attardato poco fa. Ancora pochi ripidi metri su pala erbosa e raggiungo l’aerea cresta di cima precipite sul mondo sottostante. Sono le 14.30, il panorama è notevole vs sud e il bellunese e vs nord dove emerge lo scoglio della Marmolada e tutte le altre montagne incontrate salendo e che ora abbracciate fanno il girotondo intorno a me. Incredibile il vuoto che mi separa dai prati di Agre e che sarebbe bello poter raggiungere lanciandosi col parapendio. L’ombra de la Rocheta continua disegnarsi sul lato opposto in maniera davvero suggestiva. Scatto foto nel vento e poi un quarto d’ora di gelo dopo, scendo a ritroso per la via salita gustandomi gli stessi panorami alpini della salita ma ora con i colori del tramonto. Il Burel e la Fratta del Moro s’incendiano dando fuoco al mio cuore che quasi non regge lo struggimento delle emozioni che prova nel ricordare quei giorni così belli. La fretta, cattiva consigliera, mi fa smarrire talvolta l’esile filo d’Arianna che mi riconduce comunque per le 17 agli agresti prati di Agre. foto1 acque Val del Mis foto 2 la rocchetta Foto3 la Zinturela”
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