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   PIZZO CENGALO e PIZZO PORCELLIZZO, 20/08/2018
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Onicer  maurizio1972   
Gita  PIZZO CENGALO e PIZZO PORCELLIZZO
Regione  Lombardia
Partenza  Bagni di Masino  (1170 m)
Quota arrivo  3369 m
Dislivello  2200 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  Rifugio Gianetti
Attrezzatura consigliata  Ramponi non necessari per attuale assenza di neve.
Caschetto ed eventuale imbraco e corda in caso di placche bagnate.
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento 2 giorni nel regno del granito. In giornata saliamo il Porcellizzo, l'indomani il Cengalo raggiunto per la via normale che, seppur impegnativa, evita particolari difficoltà tecniche. Da tempo lo ammiravo dal basso, con lo Spigolo Vinci e la Punta Angela a far da prua di un immenso vascello incastrato nella Val Porcellizzo. Il suo versante Sud fa sfigurare il più celebrato Badile… poi buttando l’occhio a Nord, il Badile si prende una rivincita…
Partiamo in 3 (io, Riccardo e Stefano) dai Bagni di Masino (1170mt) alle 6.45. Grande umidità, ma non troppo caldo per un sentiero bellissimo, ma che amo solo in salita. Riccardo, in testa, decide che dobbiamo realizzare la pole position, tra l’altro con uno zaino che io avrei usato per sopravvivere due mesi in Messico… Pfigaaaa!! che dobbiamo arrivare oltre 3000… poi grazie all’umiliazione di qualche runner decidiamo di cambiare registro: o ne abbattiamo qualcuno coi ramponi o rallentiamo. Optiamo per la seconda ipotesi. Arrivati alla Gianetti (2534mt) sfigurati dal caldo, depositiamo il superfluo e dopo aver chiesto lumi allo storico gestore Fiorelli, proseguiamo verso il Pizzo Porcellizzo (3075mt). Alle spalle del rifugio verso Est si punta un intaglio evidente, che permette di traversare in diagonale la costa sud del Pizzo Porcellizzo. Si attraversa una faticosa fascia di blocchi di granito e gande, per poi risalire per ripido prato e ghiaioni fino all’intaglio. Bella la prospettiva che si apre e soprattutto un’ottima traccia si palesa e dove essa si perde tra i roccioni, evidenti ometti permettono una sicura risalita, stando alla base della parete del Pizzo. Prima di arrivare ad un evidente nuovo intaglio, si devia verso l’alto per giungere in cresta, evitando una prima elevazione. Successivamente si prosegue per cresta, che diviene sempre più larga. Spettacolari sono le vedute sulla sottostante testata della Val Codera, di cui si può ammirare il lunghissimo sviluppo. Don Buzzetti, il leggendario parroco alpinista, è scomparso qui sotto durante una tormenta… Sono le 12.30 e abbiamo il tempo di ammirare il panorama su Badile e Cengalo. Poi tutto è avvolto prima da densa umidità e successivamente da cumuli che porteranno pioggia successivamente al rientro alla Gianetti. Il balcone panoramico del Pizzo Porcellizzo è servito ad ammirare da vicino l’imponenza del Cengalo e a dargli la giusta considerazione per la salita di domani. Questa è la virile considerazione tecnica, in realtà dentro di noi non capivamo come ostia saremmo saliti su quel bisonte di granito. Ottimo trattamento e pernotto in rifugio, e precise indicazioni del gestore per l’indomani, compreso il consiglio di non portarci i ramponi, perché l’itinerario è completamente pulito e le temperature sufficientemente elevate. Sveglia alle 5.30 per salire in tranquillità e prevenire temporali che col gran caldo tendono ad anticipare la loro comparsa. Dietro il Rifugio sale una traccia con ometti che seguiremo al ritorno; in salita prendiamo il sentiero Roma, per abbandonarlo dopo poco e proseguire a vista verso il catino/base del Cengalo. L’avvicinamento è meno breve di quanto non paia, anche perché bisogna fare i funamboli su grandi massi; Stiamo troppo a sx e rimontiamo faticosamente una placca appoggiata per poi finalmente intravedere il canalino dal quale penzola il “canapone”. In realtà sono tre corde, che prese assieme ne fanno una quanto a sicurezza… sinceramente messa peggio ma molto peggio, quella che accompagna la discesa della cresta Nord-Est dell’Adamello. Il granito asciuga velocemente, ma ieri è piovuto abbastanza ed il sole non ha ancora inondato la valle, per cui troviamo le rocce umide e gli sfasciumi pregni d’acqua. In questi casi il canapone torna utile, soprattutto per la discesa, anche se la placca è abbastanza appoggiata per salirla quasi tutta in aderenza. In ogni caso noi avevamo imbraco e corda, come consigliatoci, per ogni evenienza. Casco quasi obbligatorio, perché appena sopra la placca diventa difficile non smuovere detriti. Per questo motivo e per lo stato della corda è meglio salire aspettando che chi ci precede giunga sul terrazzino superiore. Successivamente si trova un “bivio” con un canalino a sx e uno a dx. Noi salendo abbiamo percorso quello di destra e scendendo quello di sinistra (più facile). In breve si arriva al Colle del Cengalo (3057mt). Qui la visuale sulla val Bregaglia e sulla parete Nord-Est del Badile è fantastica. Meno fantastica è la qualità della roccia della traccia che si porta a Nord su sfasciumi e rocce bagnate. Il primo pezzo è praticamente un sentiero, poi una catena permette di compiere un traverso esposto su piode lisce. Questo tratto potrebbe essere particolarmente delicato in caso (non infrequente) di neve o vetrato. Successivamente si supera un’esile crestina per poi raggiungere un muretto superabile direttamente (II° grado) o più facilmente, ma con maggiore esposizione sulla sx. Bisogna far attenzione poco oltre a non proseguire diritti perché ci si trova su un’elevazione cieca. Guardando bene a dx un ometto seminascosto indica una cengia piuttosto esposta che aggira l’ostacolo e scende ad un intaglio. Ora il cupolone sommitale sembra a portata di mano, ma c’è ancora da salire. Nuova cengia e poi finalmente risalita senza più difficolta verso il largo crestone. Pochissima neve residua e che non interessa il percorso ben indicato da ometti… pochi metri e si è in vetta! Tre ore dalla Giannetti per godere di un panorama mozzafiato e di una temperatura gradevole. Stretta di mano come gli alpinisti seri e tanta soddisfazione. Il ghiacciaio del Cengalo è ridotto ad un dedalo di crepacci e il segna della frana è ben visibile soprattutto nella zona del Laret e del bosco circostante che non c’è più. La parte superiore della traccia che conduce alla Capanna Sciora è integra (ma tutti i sentieri che partono dalla Bragaglia sono interdetti). Si sentono rumori alla base della tetra parete nord… l’arretramento del permafrost ha tolto sostegno e coesione a metri cubi di roccia soprastante… Nonostante ciò sono ipnotizzato in particolare dalla Cima di Castello, protetta dal suo ghiacciaio e imponente Re di queste cime. Solo il Disgrazia lo supera in altezza, ma le sue pietre appartengono solo in parte al regno del granito. Anche oggi il caldo umido della Valtellina inizia a inviare umidità, per cui scendiamo dopo aver firmato il libro di vetta. La discesa sarà anche più agevole della salita, nonostante percorsa con la dovuta attenzione. La corda è rimasta nello zaino, anche perché oggi le condizioni del percorso erano ottimali. La salita è quindi un’alpinistica facile, per via del canapone e delle catene che abbattono le maggiori difficolta; con neve o peggio ghiaccio il discorso cambia, per cui consiglio di portarsi equipaggiamento e abbigliamento adeguati ad una cima di quasi 3400mt. Sosta pranzo alla Giannetti e poi infinita discesa lungo la Val Porcellizzo, inseguiti dal solito temporale che ha dato il meglio di sé sul Disgrazia.

Foto 1 – Panorama dalla cima del Porcellizzo su Badile e Cengalo
Foto 2 – Vista sulla parete Nord-Ovest del Badile dalla cresta sommitale del Cengalo
Foto 3 – Panorama dalla cima del Cengalo sulla cima della Bondasca
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