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   VIDEO * Passo TELENEK dal Vallone delle ROSE, 07/03/2023
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Onicer  Giulilov      
Gita  VIDEO * Passo TELENEK dal Vallone delle ROSE
Regione  Lombardia
Partenza  Sant'Antonio di Corteno Golgi  (1120 m)
Quota arrivo  2600 m
Dislivello  1799 m
Difficoltà  BS+
Esposizione in salita  Nord
Esposizione in discesa  Nord
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Farinosa
Altra neve  Farinosa
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Fantastico quasi TELENEK …
Dopo Corteno Golgi svolto a sinistra per raggiungere la Frazione di Sant’Antonio. La strada è un pochino dissestata sin dall’inizio. Dall’ultima volta che c’ero stato la memoria m’è evidentemente calata e alla Santella prendo a destra. Ritorno sui miei passi e alla Santella salgo per la stretta valle. C’è anche una galleria che non ricordavo ma poco dopo vedo lo storico bar ed il grande piazzale con il plastico delle valli sotto una tettoia. Nonostante sia un sabato dal cielo terso e siano quasi le 8 c’è solo la mia macchina ... E’ quasi certo che oggi sarò molto solo. Sci nello zaino e scarponi ai piedi attraverso il ponte “quasi levatoio” ed entro fra le poche case di Sant’Antonio poste a 1120 mt … Il lavatoio, la chiesetta di Sant'Antonio Abate alle Fucine (in stile barocco) e l’antistante fontana. L’acqua non manca a Sant’Antonio. La frazione è letteralmente abbracciata dai torrenti della valle Brandet e dell’omonima valle di Sant’Antonio che poco sotto si compenetrano. Passo sul lato sinistro della chiesa sotto lo sguardo dell’unico Camòz (pare che tale appellativo contraddistingua gli abitanti di Sant’Antonio) e nello spazio di due case sono già sul sentiero che costeggia il torrente e mi porterà verso il Telenek passando dal Rifugio di Campovecchio a mt. 1310. Questo tratto è suggestivo ma non privo d’insidie. Alcuni metri del tracciato sono mezzi franati e poco dopo mi convinco a calzare i ramponcini onde evitare di scivolare sui lastroni di ghiaccio che coprono il sentiero debordando verso le acque gelide. Attraverso un inusuale e bellissimo ponte in legno coperto e arrivo alle splendide cascine di Campovecchio. Invece di passare nel mezzo del dis-abitato seguo le indicazioni di un sentiero che mi porta nel bosco sulla destra (tanto per ravanare un po’ di più). Ritrovata la strada, cammino ancora un tratto prima di posare le pelli sulla neve. La mulattiera risale la valle a destra del torrente. Ricordo le enormi valanghe che l’ultima volta interrompevano la strada ed erano a loro volta interrotte da forze soprannaturali. Quest’anno non ve n’è traccia. Del mezzo metro di neve caduto, poco o nulla è rimasto sul versante valanghivo. Di esseri umani nemmeno l’ombra. Sulla strada noto le tracce di sci impresse nei 5 cm di neve caduti gli scorsi giorni. Dopo quasi 3 ore di stradina sono ancora incerto su come accedere al Canalone delle Rose ma ecco che in prossimità della Malga Culvegla (mt 1830) trovo l’indicazione per il Passo del Telenek (2,40 ore). Ci sono tracce di camminatori sprofondati della neve che salgono indicandomi la via. Il tratto è ripido e piuttosto impegnativo. Più sopra intravedo il canalone che sto raggiungendo dal fianco sinistro. Le tracce degli sci le avevo già perse sulla strada mentre quelle dei camminatori s’interrompono prima dell’ingresso nel canalone. Ora anche nella dimensione spazio-tempo del passato recente sono solo. Lo spettacolo è incredibile. Vedo i raggi del sole rimbalzare da un cristallo all’altro lungo un pendio immacolato non ancora solcato dall’umana voluttà. Mentre penetro questi 15 cm di polvere su fondo duro, il desiderio ed il rammarico si fondono e alternano … non mi sembra giusto guastare una siffatta perfezione ma poi, perso nella solitudine, la mia mente inizia un “pippone” sulla similitudine fra neve e l’essere umano: COME NOI CADE IMPROVVISAMENTE SULLA TERRA … ALL’INIZIO E’ TENERA E SOFFICE. POI, IL TEMPO, IL VENTO, IL SOLE, IL GELO (gli uomini, le donne e tutto quello che sta in mezzo) LA SEGNANO, LA INDURISCONO … MA ECCO CHE NE TORNA DI NUOVA (forse) E RIAMMANTA TUTTI I SOLCHI … ANCHE I MIEI … solo un dubbio non ho avuto tempo di chiarire essendo nel frattempo quasi giunto alla sommità del vallone … la neve crostosa dal cuore morbido (che tanto mi sta sulle balle) a quale condizione umana s’attaglia ? Mah ? … ho pensato che ci penserò al prossimo giro anche perché la pendenza dell’ultimo tratto ed una sorta di voragine proprio al centro del canalone sotto il passo, mi costringono ad un po’ di zig zag proprio ai piedi del Telenek. Non manca molto alla vetta e non sembra impossibile nonostante le mie miserrime capacità. Ci provo ma il pensiero che per 11,5 km non c’è anima mi fanno definitivamente desistere. Almeno mi resterà ancora una parte di sogno da realizzare e in vetta faccio salire il mio aiutante volante.
La discesa nel canalone è un’emozione di gratitudine per come un desiderio si è realizzato. Il tratto dal canalone alla strada è impegnativo anche in discesa (alberelli, solchi ghiacciati, pendenza e sassi). Poi la lunghissima stradina … qualche togli e metti e qualche spinta di braccia. Alle baite di Campovecchio gli sci ridanno posto ai ramponcini e dopo quasi 10 ore di lentezza, fatica, contemplazione e meraviglia, eccomi nuovamente alla macchina. Al bar del Piazzale di Sant’Antonio trovo i due gentilissimi gestori diversamente ed amabilmente giovani che mi fanno il “caffè lungo” come l’ho sempre desiderato a mai avuto: una tazza da cappuccino quasi piena. Tutti i tavoli del bar sono occupati dai giocatori di carte mentre tanti altri guardano e commentano … i calici semivuoti (ecco perché ero solo) e il mio pensiero corre a quando andavo a chiamare mio nonno all’osteria ed ero così piccolo da restare sotto la coltre di fumo che avvolgeva quei giocatori di carte persi nel tempo.
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