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   Vioz, 01/04/2014
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Onicer  oscarrampica      
Gita  Vioz
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  Pejo 3000  (3000 m)
Quota arrivo  3645 m
Dislivello  650 m
Difficoltà  BSA
Esposizione in salita  Sud
Esposizione in discesa  Sud
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Farina pesante
Altra neve  Farina pesante
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento A volte succedono cose strane anche nella mia vita troppo affaccendata per dedicarmi seriamente come una parte di me vorrebbe all’alpinismo e alla vita di montagna. Succede dunque che nonostante sia appena tornato dall’entusiasmante traversata e discesa con gli sci della Grigna, mi ritrovo ad implorare mia moglie perché mi conceda un’altra uscita, ravvicinata come non mai. Infatti il giorno dopo la gita mi trovo a spiegarle che per una serie di strane coincidenze una persona che sentivo da tempo solo per messaggi e che mi sarebbe piaciuto conoscere per le emozioni che descriveva nei report delle sue gite, mi abbia invitato ad accompagnarlo per un uscita con gli sci che lui ha in programma fra due giorni. E’ un’occasione che sembra irripetibile e mia moglie acconsente al sacrificio che le chiedo nuovamente di restare a casa da sola con il resto della tribù. Così confermata a Dario Alpago la mia presenza, ci accordiamo per la gita da lui pensata sul Vioz con gli sci che sarà nettamente la più dura da me effettuata con gli sci ma ci arrivo almeno più allenato con gli sci che mai dopo la fantastica giornata in Grigna. E così il primo di Aprile mi ritrovo in marcia con Darioalpago con cui condividiamo origini dolomitiche e speriamo una passione per le vette che ci vedrà nel futuro condividerla. Partiamo presto da Crema dove lo raggiungo e viaggiando tutta la Valcamonica scolliniamo il Passo del Tonale per godere dell’alba sulla Presanella ed entrare in una val di Sole semi deserta…magia dell’infrasettimanale. Sfruttiamo la primissima corsa degli impianti di Pejo Fonti con la telecabina che ci porta al Rifugio Scoiattolo, a 2000 mt. di quota sulle piste da sci di Peio nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, a 50 mt. dalla funivia Pejo 3000 che ci porterà rapidamente in alta quota. Nella breve attesa scatto una bella foto alla Cima Forzellina e alla sua bella parete innevata e che ricorda un lenzuolo steso ad asciugare. Quante bellezze sconosciute si disvelano all’occhio dell’alpinista innamorato…Alle 8.30 usciamo al fresco ma non freddo dei 300omt ,pronti ad imboccare il corridoio della Val Mite che ci condurrà dolcemente ai primi passi di spinta. Seguo dario, sperando fin da subito di essere in grado di reggere il suo ritmo non da principiante come il mio. La paretona innevata del Vioz incombe imponente e paterna sopra la nostra destra. Si taglia quasi subito per guadagnare le grandi braccia bianche che scendono dalla cima e dal Colle del Vioz dove punteremo anche noi per fare un giro diverso dall’itinerario che spara dritto al rifugio Mantova. Saliamo senza fretta facendoci ammaliare dalla punta Taviela e dai riflessi del Brenta che alza le sue turrite creste alle nostre spalle. La pendenza s’accentua salendo vs il colle e fa caldo tanto da salire in maglietta. Alle 10 arriviamo al Colle del Vioz a q.ta 3300 e lo spettacolo sul bacino dei Forni toglie le parole….un lenzuolo bianco senza una piega ci aspetta per essere traversato in punta di sci. Il panorama si apre sull’infinito dalle vicine Punta Prudenzini affiancata al Tresero, fino alle lontane ma nitide ombre blu che segnano le sagome familiari delle mie adorate Dolomiti. Riconosco in prospettiva insolita da sinistra a destra, Sorapiss,Catinaccio,Gran Vernel e Marmolada e infine Pelmo e Civetta. La cresta prosegue verso punta Linke ma noi ci lanciamo nel bianco candore del ghiacciaio e anticipo Dario che si toglie qualche vestito. Arriva anche il vento e finalmente la temperatura si abbassa come i nostri sci che si lasciano alla polvere del ghiacciaio che canta la sua bellezza nel silenzio violato solo dal phhhhffff delle nostre lame. Scatto un immagine fantastica a Dario un puntino scuro nell’immensità bianca sovrastata dagli enormi bastioni della Cima Linke a sinistra e della Punta Taviela a destra. Che spettacolo, che bellezza questa visione di cime che s’alzano come onde dal mare bianco e placido in cui affondano. Disegnamo il nostro percorso con visioni sulla nord del San Matteo che guarda al Tresero e di rimbalzo al Disgrazia e al Bernina mentre il Palon de le Mare è così vicina da sembrar di poterla toccare. Pochi attimi dopo, la traccia che si biforca c’induce in tentazione, ma restiamo fedeli al progetto opriginario. C’è una tranquillità assoluta, quasi irreale, solo il ritmo dei nostri respiri un poco affannati per la quota e la fatica,segnala presenze di vita. E’ bello respirare a pieni polmoni trattenendo il respiro per provare a sperare di contenere questo piccolo mondo. Ora una scia leggera solca il mare in pace e zigzagando sale per ovviare alla pendenza accentuata verso l’azzurro striato di velature del cielo alto sopra le nevi della cresta terminale. Saliamo ancora, vedendo ormai le rocce sommitali del Vioz e il Cevedale con le due sue punte,superare a dx il Palon. La Cima Linke, è dietro, si è allontanata e abbassata sotto di noi e appare quasi improvvisa la croce in legno che segna il termine del nostro scivolare vs l’alto ( Cima Vioz q. 3645,h 11.45). Fra il Palon e il Cevedale spunta gradita la cuspide sommitale del K2 valtellinese, il Gran Zebrù. Il Brenta troneggia con le sue infinite creste di gallo e anticipa i grandi spazi bianchi di Presanella, Adamello e Corno Baitone. Più oltre a destra, le vicine Taviela,S.Matteo e Linke, concludono l’infinito tour a 360°. Zoom ravvicinati sul brenta e sul gruppo dell’Adamello mettono in risalto la bellezza di tutto quanto ci circonda . Un abbraccio roccioso che non si vorrebbe lasciare…Dopo tanto voltar il capo da farlo girare ci fissiamo sul punto fermo del Rifugio Mantova adagiato su uno spazio pietroso proprio sotto i nostri piedi e messi gli sci in spalla mezz’ora dopo esserci arrivati, scendiamo dalla cima per le roccette che in breve ci permetton di perder quota e raggiungere l’accogliente riparo preceduto sulla via di cresta da un enorme blocco roccioso. Mentre Dario entra io resto all’aperto a zoomare sul nero dente dell’Adamello e sulla grandiosa parete nord della Presanella e a crogiolarmi osservando i gracchi al tenero solleone di Aprile planare e poggiarsi alla ricerca di briciole su un meraviglioso sfondo di cime. Alle 13.15, arriva il momento di scendere e dopo qualche metro sci in spalla, ci abbandoniamo ai pendii ripidi sotto il rifugio su neve cotta in trasformazione. Bellissimo guardar giù verso il grande canalone che attende le nostre evoluzioni. Tra farina pesante e marciotta amabilmente ricamabile scendiamo bruciando atp ad ogni curva e cercando di respirare a pieni polmoni l’aria che man mano si arricchisce di ossigeno. Non avevo mai sciato a questa quota..davvero bello e impegnativo! Sciamo in un panorama incommensurabile che guardiamo all’inizio dall’alto verso il basso e che regala una sensazione fantastica di contemplazione delle profondità. In una sosta ripiglia fiato contemplo il colle del Vioz dove passammo qualche ore fa, sostenere l’immensità della bifida parete della Punta Taviela. Scendendo è bello rivedere i pendii della Val Mite sui quali abbiamo faticato la mattina e sui quali ora ci siamo divertiti. Arriviamo infine alle piste pseudo desolate dove godiamo di belle pendenze e neve che dire entusiasmante è ancora poco. Da qui lunga lunga discesa fino in paese dove arriviamo alle 14 fischiando la felicità di fare le ultime curve con il gusto della quota appena assaggiata… La giornata si conclude ammirando per l’ennesima infatuazione, la nord della Presanella contenuta fra la sua punta e quella di Vemiglio. Studio sognando la sua via normale e soprattutto la celeberrima linea della Faustinelli. Appena ripartiti in auto, siamo invece rapiti dalle linee del fisico scolpito e malcelato da una tutina troppo aderente di una sciatrice che quasi investiamo all’uscita da una galleria. Poi ripassando dal Passo del Tonale ancora Presanella e i bianchi pendii del Monte Gabbiolo che ci consegnano le ultime immagini meravigliose di una giornata che portiamo in serbo nel nostro cuore mentre scendiamo verso la pianura. Grazie Dario per l’esperienza che mi hai concesso di provare. Da solo non avrei avuto l’ardire di salire così in alto con gli sci. Foto 1 Dario sul ghiacciaio dei Forni Foto 2 traccia vs la cima Foto 3 io e Dario in cima
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