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   Monte Baldo e Punta di Lasa 2014, 25/03/2014
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Onicer  oscarrampica      
Gita  Monte Baldo e Punta di Lasa 2014
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  ganda  (1950 m)
Quota arrivo  3050 m
Dislivello  1100 m
Difficoltà  BS
Esposizione in salita  Sud
Esposizione in discesa  Sud
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Farinosa
Altra neve  Crostosa
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Buono
Commento Prima gita di scialpinismo con nico provetto skialp da tempo oltre che grande alpinista e che mi propone come viaggio iniziatico la salita del Monte Baldo. E così facciamo viaggio verso questa meta insolita per me che invece per lui, che abita tra Verona e Mantova, considera una delle montagne di casa. Sono le 10 di un nuvoloso e nevoso 28 gennaio del 2014 quando ci fotografiamo in partenza dal parcheggio di Prada alta dove siamo arrivati con l’A4 e dopo aver superato San Zeno di Montagna e gli impianti Prada/Costabella. ta Dallo spiazzo, attraversiamo la strada e dopo un primo tratto pianeggiante iniziamo a salire per prati ripidi e radi boschi avvolti da una nuvolaglia che toglie visibilità e rende la salita poco bella e un poco monotona dato l’ambiente tipicamente collinare. Le relazioni parlavano che nelle belle giornate avremmo goduto di splendide viste lago, fino a vedere la catena degli Appennini e la laguna di Venezia. Non certo oggi che vediamo solo grigio. Saliamo sempre per prati fino a incrociare la strada forestale, e proseguiamo poi nel rado bosco fino a sbucare in un valletto più aperto e dopo aver piegato leggermente a destra, arriviamo a Malga Valvaccara a quota 1546m. Saliamo i pendii sovrastanti stando a sinistra dello stretto avvallamento, per poi piegare leggermente verso destra puntando dritti al rifugio Fiori del Baldo( h12, quota 1816m). In mezzo agli impianti poco sopra di noi il Rif. Chierego e poco oltre ci sarebbe la cima Costabella. Ma non si vede nulla e non troviamo di meglio che entrare al caldo a berci un caffè. Quando usciamo mezz’ora dopo siamo ancora più demotivati ed entrambi conveniamo che non ha senso salire senza sapere dove andiamo e senza vedere nulla e allora ci abbandoniamo agli sci che tristemente per una volta tanto ci portano a valle ma col gran pregio di non fare almeno fatica. A tratti dagli squarci fra le nubi appare il Lago di garda a ricordarci quanto il posto sarebbe bello in condizioni di bel tempo. Sarà per un’altra volta….
Circa due mesi dopo, esattamente il 25/03, Nico mi propone un’altra gita…questa volta decisamente più impegnativa. Mi porterà in val Martello, lui che conosce bene tante valli dell’Alto Adige che è un poco la sua patria d’adozione scie e alpinistica. Raggiungiamo col suo potente mezzo la testata della valle con la strada che finisce nei pressi dell'Albergo Stallwies, a m.1953. Siamo arrivati in autostrada fino a Bolzano, poi superstrada per Merano,Val Venosta sino a Coldrano dove si imbocca la provinciale per la Val Martello e percorrendola fino a Ganda. Sono le 8.15 quando entriamo in un bosco fatato colmo di neve solo solcata da una scia che ovviamente prendiamo a seguire ammaliati da tanto silenzio e tanta bellezza. Siamo ancora in ombra e uno sguardo alla valle che fuma alle nostre spalle ci fa vedere il sole che brilla oltre la linea d’ombra e spolvera d’oro le creste alte innevate. Tutto è silenzio e immobile nell’ombra carica di neve che placida copre abbondante i tetti delle case in legno. Pittoresco, come i larici che brillano dorati giocando con i primi raggi di sole che li raggiungono e s’impigliano felici fra le loro fronde. Sciamo in paradiso. Io nella scia di Nico che sale in bello stile mentre io spingo più di forza che di tecnica. Verso le 9 sotto il sole che già picchia la neve comincia a sciogliersi e rende la nostra salita seppur piacevole un poco più faticosa e meno elegante. Il bel profilo della Cresta Alta chiude il cielo azzurro alle nostre spalle. Poco più tardi usciamo dal bosco, a quota 2200 e lo spazio nevoso si apre sulle cime che ci fronteggiano fra cui spiocca aguzza l’anticima della Punta di Lasa che dorme dietro, ben protetta. Ora la scia non ci detta più la strada e solchiamo felici un piano immacolato leggermente inclinato racchiuso in questo circo di cime. Un aquila si libra nel blu sopra di noi e riusciamo a fotografarla mentre allarga le sue vele e verso le 10 arriviamo alla fine dell’altipiano dominati dall’aguzza anticima. Ne puntiamo la cresta tenendoci sotto il filo perché questo è stato spazzato dal vento che ha fatto affiorare le rocce. Ci si tiene in mezzo alla valle e si risalgono in successione due erti pendii. Infine, puntiamo allo Steinmanngassenloch, il colle nevoso alla base dello spigolo che sale roccioso verso l’anticima. Raggiungiamo quota 2900 alle 11.40 che precede un altipiano dove sferzati dal vento che è molto salito, ci fermiamo per fare pausa e mangiare qualcosa per recuperare la fatica dei mille metri di dislivello già percorsi. Guardiamo incerti il proseguio del percorso…la cima appare e scompare fra le nubi e sembra che il tempo stia peggiorando… si vede di fronte a noi la cima con il pendio finale molto ripido (35 ° circa). A tratti il bel profilo appuntito del monte Giovaretto e del Dente di Sluder fanno capolino, mentre noi seduti su questo altipiani assaporiamo pane e la bellezza dell’alta quota. L’anticima che da sotto appariva cos’ appuntita ora è diventata una cresta che corre verso la cima vera e propria. Grandi ometti segnalano i confini di questo pianoro innevato ma ricco di pietre scoperte dai venti che lo battono senz’altro furiosamente per precipitare poi giù dai suoi bordi. Quando le nubi scendono a tutto coprire ci guardiamo e pensiamo la stessa cosa: scendiamo che è meglio, finchè si vede qualcosa per provare a sciare. Alle 12.30 sotto un cielo coperto iniziamo a scendere sui pendii sotto la cresta che saliva verso l’anticima, trovando neve anche parecchio crostosa e fastidiosa. Le cosce non abituate allo sforzo così intenso dolgono e qualche salutare caduta permette di recuperare energie. Poi più sotto invece nel vallone che precede il bosco con la visibilità che continua a ridursi la sciata diventa bella e divertente su neve polverosa e dentro il bosco appassionante. Serpeggiare inn fresca fra gli abeti è il sogno di ogni scialpinista e oggi è tutto per noi che ci consoliamo cos’ della mancata salita in cima. Alle 13.30 raggiumngiamo il parcheggio e soddisfatti della bella sciata entriamo nell’albergo a berci una bella e meritata birra. Grande Nicoooooo. Foto1 Nico osserva la cima dal pianoro Foto 2 io e Nico Foto3 scio in neve fresca

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