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   Monte Guglielmo e Dosso di Pedalta, 14/02/2014
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Onicer  oscarrampica      
Gita  Monte Guglielmo e Dosso di Pedalta
Regione  Lombardia
Partenza  Pezzoro  (911 m)
Quota arrivo  1948 m
Dislivello  1037 m
Difficoltà  MS
Esposizione in salita  Nord
Esposizione in discesa  Nord
Itinerari collegati  Monte Guglielmo -Golem- (1948m), da Pezzoro per il classicissimo Ratù
Neve prevalente  Farinosa
Altra neve  Farinosa
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Sia io che Max siamo alle prime armi con lo scialpinismo, sia io che lui ce ne siamo difesi preferendo il contatto e l’immersione con la neve offerti dalle camminate o dalle ciaspolate. Forse anche un po il suo dilagare come una moda quasi snob, fatta di tutine colorate poco in linea con i nostri principi di austera fatica. Poi io perché attirato dalla neve che amo sopra ogni cosa e dalla possibilità di attraversare paesaggi incantati e lui attratto anche dal poter risparmiare tempo con le veloci discese, ci siamo arresi al fascino di questa disciplina. Diciamo che in due non valiamo uno scialpinista serio. E così dove meglio riuscire a sprigionare tutta la nostra potenza e tutta la nostra inesperienza? Ovvio..sugli scivoli del Monte Guglielmo, la superclassica della Val Trompia, effettuabile in ogni condizione di innevamento, in quanto priva di pericoli oggettivi. Narrano gli esperti che vi si trova sempre una traccia ed è praticamente impossibile a qualunque ora del giorno e della notte riuscire a tracciare per primi !!! Ad una bella salita e un panorama eccezionale sulla bassa pianura e il Lago d'Iseo, nonché larga parte dell'arco alpino, unisce una bellissima discesa su pendii vari solitamente con ottima neve. Con la solita guida un poco incazzosa ma tremendamente sicura ed efficace( Max conosce le strade a memoria come un navigatore ed è l’unico con cui riesco ad abbandonarmi tranquillo al sonno se mi coglie) il 14/0272014 arriviamo a destinazione in quel di Pezzoro paese già sveglio prima delle 8, dove calzati gli sci sul velo di neve che copre le strade cominciamo la nostra gita. Anche il primo tratto nel bosco è quasi privo di neve ma mezz’oretta dopo la nostra gita comincia ad assumere sembianze scialpinistiche e il piacere unito alla fatica della spinta brccia gambe comincia a farsi sentire. Seguiamo l’ampia la mulattiera ripida con indicazioni per il Rif. Valtrompia. Dopo circa 300 metri, in prossimità del primo tornante , la abbandonimo e giriamo a sinistra per imboccare un ripido sentiero ben marcato che in direzione O per prati e bosco conduce al rifugio(m1257 m, h 8.30). Proseguiamo in direzione N guadagnando una sorta di colletto con ampia segnaletica che ci indica 1.40 h al termine delle nostre fatiche. Entriamo in un bel bosco di faggi secolari le cui fronde accarezzano generose i nostri passaggi, mentre il panorama si apre ad est verso la luce e la grande dorsale del Baldo. Il bosco ci accoglie in un paesaggio romantico di mezza montagna e ne usciamo con la visione sopra le nostre teste della linea di cresta del Guglielmo che divide terra e cielo che oggi hanno gli stessi colori stinti. Intanto ci alziamo e oltre la linea ondulata dei colli coperti dagli abeti, emergono luccicanti di sole, loro sì, le Orobie e la loro Regina Presolana in abito regale, davanti a tutte così da sembrar anche la più alta(pure del cono del Coca che non svetta,dietro lei. Un quarto d’ora dopo transitiamo a Malga Pontogna (1384 m) dove dopo un breve piano innevato, attacchiamo i piedi del ripido pendio noto come "il Ratù". Iniziamo a risalirlo con numerose svolte fino a Malga Stalletti Alta (1684 m) con la cresta della nostra montagna che si apre a sinistra sopra di noi. Dopo la faticosa salita un bellissimo traverso in neve fresca ci porta a raggiungere l'enorme crinale del monte che dovremo seguire in direzione O fino al monumento posto in vetta. Giochi di luce (poca) tra le striature nuvolose(molte) dipingono di bellezza il cielo mentre in cresta il nostro panorama si allarga sull’ovunque. L’ampio crestone sembra un enorme gelato fiordilatte, cremoso e lavorato ad arte dal vento. Oltre alle Orobie e al Disgrazia ora si distingue il Pizzo Camino, la Concarena e anche l’Adamello. La cresta più simile ad un altopiano si allunga pigramente verso la vetta che già vediamo popolata dal popolo degli sci, là lontano. Con un cielo che si fa più azzurro ad ogni spinta ci avviciniamo al monumento che ormai distinguiamo bene, sempre più assorbiti dall’enorma panorama circolare di cui godiamo. Raggiungo il grande monumento al Redentore, (1915 Mt.)poco prima delle 10 e mi fermo un poco a pregare in attesa di max l unico scialpinista di tutta la montagna, più scarso di me. Graaande max! Insolito questo enorme mausoleo in cima ad una montagna ma oggi in questo immensa distesa bianca cesellata dal vento e che sorregge un cielo ormai conquistato dall’azzurro, non stona neppure, anche perché il vento l’ha impiastricciato di neve e gli ha costruito sulle pareti grandiose e glaciali cornici che lo introducono con più armonia nell’ambiente circostante. Siamo attratti entrambi dal proseguio quasi lineare ed orizzontale della cresta che si allunga come una lingua di gelato verso l’Ovest. Tolti gli sci, ritto me ne sto ad osservare il piacere che da agli occhi l’osservare le scure acque del Lago d’Iseo che disegnala sua forma fra i colli verdi e bruni. Enormi bianche meringhe e gobbe nevose che lo precedono, rendono affascinante il contrasto cromatico e climatico. Oltre lo sguardo indovina i bianchi profili delle montagne della Val d’Aosta e appena a destra le più vicine Grigne, e appena davanti l’Alben e lo Zuccone Campelli. iniziamo le foto di rito e quelle panoramiche con zoom in ogni direzione perché la giornata si è spettacolarmente pulita ( Grigne,Orobie,Bernina,Adamello, Baldo e Piana Padana) e il panorama è infinito in ogni direzione. Alle 10.30 cediamo alle lusinghe tentatrici dell’onda di neve che si sviluppa sinuosa davanti a noi e priva di segni umani. Incredibile a volte la mancanza di fantasia del genere umano e spinti dal duplice motore della bellezza e della solitudine cominciamo a spingere i nostri attrezzi verso queste nevi candide e illibate: il vento vi ha lavorato sastrugi artistici che ricordano le immagini che ho visto delle distese antartiche. I pali segnaletici che incontriamo hanno pennacchi di ghiaccio e poco dopo siamo incredibilmente soli ed immersi nel silenzio. Che pace,che bellezza..son bastati pochi metri per tornare in montagna. Seguiamo i dossi della cresta in un divertente su e giù che ci allontana dalla folla e ci avvicina a noi stessi. L’ambiente è diventato fantastico e ci rendiamo conto di essere sospesi sopra alla Parete Nord del Guglielmo che precipita pochi metri alla nostra destra. In circa mezz’oretta, oltrepassate varie piccole elevazioni appena accennate, arriviamo alla cima più alta del Monte Guglielmo: il Dosso Pedalta (1957 Mt.). proseguiamo ancora un poco oltre in questa incredibile ed estetica cresta pressochè pianeggiante finchè decidiamo di ripercorrerla al contrario e a mezzogiorno siamo nuovamente al Cristo Redentore. Scendiamo scivolando a tratti l’enorme cornicione di cresta e poi finalmente molliamo le nostre lame sui ripidi del ratù dando fiato a tutto il dolore nascosto nei nostri quadricipiti poco allenati alla dura disciplina dello sci su fondo non lavorato. Ma tra un volo e l’altro ci divertiamo e sfiniti ci ripigliamo un poco stesi al sole alla base del marcato pendio. Poi bellissima ed entusiasmante la scivolata leggera fino a malga Pontogna e poi gli ultimi balzelli sull’irregolare neve degli ultimi balzi che ci riaccompagnano in paese dove arriviamo alle 13, sci in mano avendo sciolto il solleone il sottile velo che la mattina eravamo riusciti a scivolare. Una foto alla casa natale del Gnaro e poi felici pronti al rientro ad insolita ora. Grande Max…miglioreremo… Foto1 luci in cresta Foto2 contemplo il lago dalla cima Foto3 tra nevecielo
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