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   Vezzana-Val Strut: couloir dei Bureloni e discesa dal ghiacciaio ovest della val Strut (Pale di San Martino- Vezzana), 09/04/2021
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Onicer  gianpartel      
Gita  Vezzana-Val Strut: couloir dei Bureloni e discesa dal ghiacciaio ovest della val Strut (Pale di San Martino- Vezzana)
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  Pian dei Casoni- Val Venegia  (1600 m)
Quota arrivo  3084 m
Dislivello  1500 m
Difficoltà  OSA+
Esposizione in salita  Nord
Esposizione in discesa  Nord-Ovest
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Variabile
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Questo tour mi balenava da un po' nella mente, dopo aver già fatto qualche anno fa il canalone dei Bureloni in salita più la vetta (3084 m s.l.m) e in discesa con gli sci, quest'anno salito due volte il ghiacciaio del Travignolo con la cima della Vezzana, la montagna più alta delle Pale di san Martino (3192 m s.l.m.).
Studiando i posti e le carte topografiche ho cercato di ideare un giro ad anello scialpinistico interessante che potesse collegare e aggirare questi colossi dolomitici.
Frequento spesso le Pale di San Martino e da passo Rolle- Baita Segantini mi è rimasta impressa la veduta sul mini ghiacciaio (nevaio) val Strut ovest che precipita da sotto Cima Vezzana dentro il ghiacciaio del Travignolo, creando un imbuto bianco tra le balze rocciose.
Cercando online, su guide e libri cartacei (anche vecchi) sulle Pale, non ho trovato nessuna relazione o spiegazione di questo "ghiacciaio", se esista una via di salita o discesa. Perciò durante le ascensioni che ho svolto sul ghiacciaio del Travignolo quest'anno, ho osservato il possibile sbocco del canale che scende dal nevaio sommitale e che confluisce diretto nella lingua glaciale a valle e così ho ideato l'ipotetica via di discesa.
Ho presentato il progetto al'l'intrepido amico Alessandro, il quale ha subito accettato la proposta.
Con cielo sereno, ottima visibilità, temperatura -8°, attrezzati di due mezze corde da 60 metri, piccozze (una a testa), ramponi, otto chiodi da roccia e due da ghiaccio + discensore, moschettoni e cordini q.b, siamo partiti sci ai piedi dal pian dei Casoni (parcheggio della Val Venegia) alle ore 7.15. Percorsa tutta la Val Venegia, siamo ascesi a zig-zag nel vallone del Mulaz e poi abbiamo deviato a destra per dirigerci nello stretto canalone dei Bureloni. Alla base di un comodo masso, abbiamo calzato i ramponi, preso la piccozza e iniziato a scalare la neve dura quasi ghiacciata del couloir. La faticosa salita si è svolta senza problemi fino alla forcella sommitale, dove siamo arrivati alle ore 11circa (attenzione alla possibile caduta sassi dalle pareti sovrastanti se le temperature sono elevate, meglio partire presto!). Alessandro ha optato per non raggiungere la cima dei Bureloni, che comunque io avevo già fatto, facilmente raggiungibile per la cresta in mezz'ora (andata e ritorno), perchè la gita sarebbe stata ancora lunga e quasi ignota, per risparmiare tempo e energie.
Perciò abbiamo individuato un secondo canale (meno friabile e diretto del primo) sotto la cima delle Zirocole per scendere dritti nella Val Strut. Con l'ausilio di un corpo morto artigianale (autocostruito dal sottoscritto :) e testato seriamente sul campo per la prima volta) ci siamo calati dalla cornice sommitale fino a quando si allargava, abbiamo calzato gli sci e lì sciato su firn bagnato fino alla base, 200 metri a monte del bivacco Brunner.
Rimesse le pelli ci siamo diretti verso la forcella val Strut, 250 metri sopra di noi.
Qui, finalmente, abbiamo potuto apprezzare l'imponente mole della Vezzana, la splendida val Strut con il vallone che scende verso il pian delle Comelle, ma soprattutto osservato da sopra il nevaio ovest con magnifica vista superiore sul passo Rolle i monti circostanti e la Valle di Fiemme intera, davvero un posto incantevole!
Dopo esserci riposati e rifocillati, ad ore 14 abbiamo iniziato la discesa nella parte sommitale dell'imbuto innevato, non difficile da sciare se non per la presenza qua e là di sottili croste da vento e di lastre di ghiaccio, con pendenze tra i 45 e i 50 gradi e una lunghezza di 300 metri circa. Qui sotto aumentano le pendenze e si entra in uno stretto e man mano sempre più ripido e ghiacciato couloir. Abbiamo cercato eventuali soste o calate, senza esito positivo, per cui sulla parete laterale destra (orografica) abbiamo iniziato a piantare i chiodi e attrezzare la prima sosta con cordino da abbandono e maglia rapida.

CORDA DOPPIA (CD)1: discesi in doppia per tutta la lunghezza delle corde giuntate di 60 metri (la prima lunghezza è possibile scenderla con gli sci ai piedi).
CD2: piantati altri due chiodi, con cordino e maglia rapida sulla sinistra. Scesi per altri 60 metri con i ramponi e sci rimessi legati sullo zaino.
CD3: altra sosta (creata a sinistra faccia a valle), altra calata di 60 metri, questa volta parzialmente strapiombante nel vuoto oltre dei massi incastrati.
Qui il canale resta stretto ma perde pendenza ed è possibile scendere (con attenzione per ghiaccio!) di 70 metri circa disarrampicando fino ad cordino su clessidra a destra che ho legato attorno per potersi calare in sicurezza verso l'ultima sosta su chiodi sulla sinistra.
CD4: ultima discesa in corda doppia strapiombante nel vuoto di 50 metri, che supera dei massi incastrati.

Soddisfatti siamo arrivati nel ghiacciaio del Travignolo ad ore 17.30 e rimessi gli sci abbiamo goduto l'ultima discesa su neve dura portante compatta fino al Pian della Vezzana e giù in Val Venegia fino al parcheggio dei Casoni.
Devo dire che la mia intuizione (fortunatamente) si è rivelata vincente e abbiamo intrapreso un vero percorso da scialpinisti che ricercano nuove avventure e non i soliti itinerari rinomati, che in questi tempi di COVID con gli impianti sciistici chiusi, sono diventati noti, di moda e super-affollati. Abbiamo potuto apprezzare la bellezza delle montagne dolomitiche delle Pale di San Martino in posti ameni e incontaminati senza incontrare nessuno!

Consiglio questo itinerario solo agli scialpinisti con ottime capacità di tecnica sciistica e movimentazione alpinistica per la necessità di manovrare attrezzature e attraversare tratti esposti, molto scivolosi con ridotta possibilità di arresto.
Da percorrere solo con condizioni del manto nevoso ben assestate e temperature rigide costanti, altrimenti il pericolo di caduta ghiaccio, neve e sassi è molto alto con conseguenze rischiose.

Alla prossima avventura, Bergheil!
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