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   Nelle braccia del Mäder, 11/04/2016
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Gita  Nelle braccia del Mäder
Regione  Svizzera
Partenza  Casaccia  (1458 m)
Quota arrivo  3001 m
Dislivello  1550 m
Difficoltà  BSA
Esposizione in salita  Sud-Est
Esposizione in discesa  Sud-Est
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Trasformata
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Quando da Casaccia, alzando lo sguardo verso il solco della val Maroz, notiamo lo scarso innevamento presente, qualcuno sta sicuramente pensando: "ma chi me l'ha fatto fare di svegliarmi prima delle 4.00?!?". In effetti, lo scenario è per certi versi desolante: le uniche chiazze di bianco sono quelle dei crocus che incominciano a punteggiare i prati.
Agganciati gli sci agli zaini, seguiamo la stradina di servizio che si snoda per il bosco in direzione val Maroz. Insieme alle prime macchie di neve, troviamo anche un'inaspettata arietta, fastidiosa e sferzante. Non facciamo quasi a tempo ad uscire dal bosco che pure il sole ci è negato: nuvole dispettose lo celano, e con esso è nascosto pure il tanto apprezzato tepore di primavera.
Dall'alpe Maroz Dent, guadagniamo la sinistra orografica della valle, per risalire decisi sui ripidi pendii, oggi decisamente poco attraenti. Una decina di passi sulla neve, quindi una dozzina sull'erba, un saltello tra le rocce, vanno via così questi 2-300 metri di avvicinamento al Septimerpass. Non appena la via spiana un poco, calziamo gli sci. L'atmosfera è cupa, il freddo degno di nota, l'umore sotto le solette. "Quanto mai ho puntato la sveglia!", se qualcuno avesse buttato lì l'idea di un rientro anticipato, saremmo stati tutti concordi nel riunirci attorno al tavolo in uno crotto chiavennasco. Ma nessuno si esprime.
Consultata la cartina, svoltiamo in quella che dovrebbe essere la val Turba. Possiamo ben presto levare il condizionale, perchè d'improvviso le nuvole si dissolvono, lasciando comparire di fronte a noi l'inconfondibile cuspide del piz Turba appunto. Anche il Mäder è ben visibile e noi, rinvigoriti nell'animo, procediamo verso di lui, ammaliati dal suo bianco abbraccio.
Individuiamo facilmente il colle di quota 1870, quest'oggi orlato da un ampio distacco da lastrone, ma vecchio e pertanto innocuo. Con inversioni via via più strette risaliamo anche gli ultimi metri, giungendo ad affacciarci sulla Juferalpa.
Mentre i soci, si attrezzano con i rampanti, io preferisco abbandonare gli sci per risalire in maniera più diretta verso il crinale. Superato un breve tratto innevato esposto, la rimanente cresta è una passerella per la cima. Dall'alto del monte, posso gettare uno sguardo di insieme a questa zona defilata: l'invitante scivolo di quello che dovrebbe essere il piz Piot, il sempre maestoso Duan, la costiera Lunghin-Grevasalvas lambita dalle nubi basse, le spigolature verso l'Italia.
Per la discesa optiamo per la paretina immediatamente a nord del colle. La neve ancora buona e lo strato superficiale frenante, ci permette di calarci giù per pendenze intorno ai 40°. Molto divertenti anche i pendii successivi, sempre ben inclinati e scorrevoli. L'isolamento vale la gita. In men che non si dica rientriamo al ponte antico di quota 2169. Il resto è una nuova fatica, sebbene opposta a quella di stamane.

Condizioni buone al netto dello spalleggio. D'altra parte con molta più neve, sono spesso problematici l'accesso alla val Turba e il pendio sotto il colle di quota 2870.

FOTO:
1- Appena sotto il colle di quota 2870. La coltre nuvolosa è ormai solo un ricordo.
2- Il piz Duan è maestoso da ogni lato lo si guardi.
3- Andrea inaugura la paretina immediatamente a nord del colle.
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