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   Monte Bianco, traversata dei 3 monti - Un sogno realizzato, 03/06/2015
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Gita  Monte Bianco, traversata dei 3 monti - Un sogno realizzato
Regione  Francia
Partenza  Rifugio des Cosmiques  (3613 m)
Quota arrivo  4810 m
Dislivello  1495 m
Difficoltà  BSA+
Esposizione in salita  Nord-Est
Esposizione in discesa  Nord-Est
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Ventata
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Un piccolo (grande) sogno realizzato. Quando avevo ormai già messo via gli sci e regolato i ramponi sulla misura degli scarponi estivi.
Così martedì, con due notti di lavoro alle spalle, salgo sull'ultima macchinata diretta a Chamonix.
In meno di mezz'ora ci ritroviamo sui balconi dell'Aguille du Midi a rimirare un panorama per me inedito e irreale: da una parte le maestose Grand Jorasses e quelle che immagino essere Verte e Droites; dall'altra lui, il monte Bianco, che svetta oltre il Tacul e il Maudit. Non mi sento del tutto a mio agio, sarà forse la stanchezza, ma non sono certo di essere all'altezza del luogo. Neppure l'entrare nelle foto dei turisti Giapponesi o le domande di un vociante gruppo di Indiani migliorano la situazione. Ma, una volta indossati i ramponi per apprestarci a raggiungere il col du Midi attraverso un'esposta crestina nevosa, la concentrazione ripulisce la mente di ogni pensiero superfluo.
Il rifugio des Cosmiques è una struttura accogliente e, quest'oggi, pure poco affollata. Riposti sci e ferraglia negli appositi spazi, usciamo sulla terrazza ad osservare la prima parte del percorso dell'indomani. La parete del Tacul esige riverenza: una rampa ghiacciata di seicento metri, solcata da due evidenti crepacci, ornata da vistosi seracchi pensili. Una decisa traccia verticale è visibile, ma solo fino a metà.
Accusando una sensazione di spossatezza, sfrutto l'oretta prima della cena schiacciando un pisolino.

L'indomani, partiamo poco dopo le 2. Il cielo è limpido e la luna piena. Il ghiacciaio luccica sotto i nostri piedi, il Tacul ci sorride. Scivoliamo alla sua base per legarci e, al momento di ripartire, veniamo investiti da una piccola scarica di ghiaccio: un blocco si dirige in direzione di Maurizio che lo evita con un salto. Ora siamo ben svegli!
I primi duecento metri li risaliamo con gli sci ai piedi, il ritmo è lento e cadenzato dal dover far saltare la corda ad ogni inversione. Io, che da ultimo di cordata non ho di questi problemi, ne approfitto per godermi le commoventi luci di Chamonix 3000 m più giù e i profili solo accennati della tante montagne intorno. Le pendenze si fanno ora più accentuate, attestandosi intorno ai 40-45°, occorre quindi cambiare assetto e procedere con gli sci in spalla. Superiamo un primo e un secondo crepaccio, dopodiché, sbagliando, prendiamo a destra seguendo alcuni apripista. Una deviazione che ci ruba una mezz'oretta. Rientriamo sulla retta (in tutti i sensi) via proprio al verificarsi della magia dell'alba. In coda, accorcio ripetutamente la distanza con Benedetta per prendermi il tempo di estrarre la fotocamera e scattare. Una bel dispendio di energia, ma necessario.
Alle 6 passate, in evidente ritardo sulla tabella di marcia, usciamo finalmente sulla spalla del Tacul, al sole. Nuovo cambio di assetto, e giù verso il pianoro d'attacco al maestoso Maudit. E' questo il tratto più ostico della traversata: occorre non farsi intimorire dalle pendenze e non lasciarsi scoraggiare dall'orario. Con pazienza, passo dopo passo, slalomeggiamo tra i seracchi per risalire il ripido pendio (tratti a 50°) agevolati da una corda fissa (dell'anno scorso ma in buono stato). Un'innocua scarica ci fa trasalire e ci dà la spinta per raggiungere il col du Maudit. Ora è visibile il Bianco in tutta la sua lucente bellezza, non vicino, ma neppure lontano. Sempre con gli sci nel sacco, traversiamo al col de la Brenva riempiendoci gli occhi di sublimi vedute. Sì, perchè la giornata è spaziale, assolata e calda come non mai, addirittura senza un alito di vento: si procede in maglietta e senza guanti. Un carico di energie e siamo nuovamente in marcia, alla volta del mur de la Côte che, con le sue pendenze, ci sfianca definitivamente. Ma manca ormai poco all'incrocio con la via di discesa dove potremo abbandonare gli zaini.
Non sembra, ma mancano ancora 300 metri di salita agevole, ma estenuante. Come in una processione, compiamo il nostro pellegrinaggio verso il tempio supremo, verso la montagna più alta, il tetto delle alpi e d'Europa, verso il sogno di ogni appassionato di montagna.
Sono le 12.40 e siamo in cima al monte Bianco! Da soli. Sotto di noi uno sconfinato susseguirsi di picchi, sopra di noi solo il cielo. Di un blu profondo.
Recuperati gli zaini, ma non le forze, scendiamo verso nord in un tripudio di ghiaccio. Seracchi grossi come cattedrali, pur attraendo lo sguardo, sconsigliano di sostare a lungo. Scivoliamo giù in apnea, finchè le gambe lo consentono. Ammiriamo nella loro interezza il Tacul e il Maudit precedentemente accarezzati, lambiamo zone crepacciate, attraversiamo un favoloso pianoro costellato di briciole di ghiaccio. Quando giungiamo in vista del rifugio des Grands Mulet e della Jonction, però, il pensiero è rivolto a come passare quel tormentato dedalo di crepacci, anche in considerazione dell'ora tarda.
Incredibilmente, si va via bene, prima a piedi (Stefano finisce dentro a un piccolo buco fino alla vita) e poi con gli sci. Legati, in leggera discesa su traccia obbligata, non è facile stare in equilibrio, ma, con un po' di pratica e qualche capitombolo, ci si diverte assai. L'ambiente per di più è impressionante, unico nel suo genere e, voltandosi indietro, tutt'altro che ospitale.
Superata anche quest'ultima difficoltà, non rimarrebbe che raggiungere la stazione intermedia della funivia, evidentemente ormai chiusa. Occorre allora un ulteriore gesto di generosità: ci carichiamo nuovamente gli sci in spalla e trottiamo per i 1200 metri che ci separano dalla conclusione di quest'epica giornata.
Dopo 19 ore e mezza dalla partenza, possiamo finalmente archiviare questo straordinario sogno e, con gli occhi che stentano a rimanere aperti, dedicarci al prossimo.

FOTO:
1- Dal col du Maudit, bella vista sul monte Bianco: l'impresa non pare più così impossibile.
2- I magnifici 5 a 4810 m (il selfie perfetto, qualcuno ha indirizzato il mio braccio).
3- Sotto le seraccate della parete nord.

*il dislivello si riferisce solo al percorso dal rifugio alla cima.
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