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   Cima Vagliana - Cima Sassara, 19/04/2015
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Onicer  Giacomo cordamolla      
Gita  Cima Vagliana - Cima Sassara
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  Campo Carlo Magno seggiovia Nube d'Argento  (1660 m)
Quota arrivo  2894 m
Dislivello  2000 m
Difficoltà  OSA
Esposizione in salita  Varia
Esposizione in discesa  Varia
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Trasformata
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Per arrivare alla partenza bisogna attraversare il grande parcheggio (località Fortini) dove parte l’ovovovia per il Grostè. Dalla fine del park una stradina a fondo compatto (qualche buca), passando prima a fianco a un laghetto e poi sotto una seggiovia secondaria, porta a uno spiazzo comodo (a parte un po’ di fango al rientro).
Da lì non si segue la strada (sgombra) in salita ma si prende in leggera discesa la strada parzialmente innevata (in stagione è una pista da fondo) che, mantenendo preferibilmente la destra, porta a malga Mondifrà.
Poco dopo la malga si imbocca a destra il percorso della Val Gelada (tracce evidenti). Si risale prima comodi fino al primo strappo, poi, da sotto le pareti di cima Vaglianella si affronta uno strappo più ripido (si sale bene anche senza rampanti, basta cercare le zone meno segnate da tracce di discesa) fino a un bel ripiano a 2000 m. Da qui io mi son tenuto sul ripido in centro alla valle (al contrario di quasi tutti che salgono un canale in direzione nord per poi riattraversare sopra). Salito un pendio ripido ancora senza grossi patemi son giunto sui pianori poco prima della bocchetta dei Tre Sassi e, ormai in vista della caratteristica finestra nella roccia, ho salito il pendio che porta sulla dorsale ovest di Cima Vagliana (qui d’estate credo passi il sentiero Costanzi). Nell’ultima parte del pendio-cengia che porta sulla dorsale prima citata avevo indossato i ramponi, quindi li ho tenuti ai piedi per risalire il largo dossone (cornici lato Val Gelada) fino a circa 2740 m dove ho depositato gli sci (come tutti oggi). Da lì son salito su buona traccia (ho usato la piccozza per precauzione ma non è indispensabile) principalmente su neve (qualche breve tratto di roccette misto erba) fino al tratto finale dove si passa una crestina un poco più affilata (ma con la pedonata di oggi è proprio semplice) e da lì in breve alla vetta (bandiera italiana metallica di dubbio gusto).
Ridisceso agli sci ho sciato tenendomi leggermente sul lato che guarda le piste del Grostè, su neve dura ma non ghiacciata, comunque niente di speciale, soprattutto per il timing un po’ anticipato (eran circa le 11 credo) viste le temperature di domenica. Sul pendio di rientro verso la Val Gelada ho trovato neve anche un poco più irregolare, quindi non una gran sciata. Cercando di stare poi tutto in dx orografica per cercare un po’ di remollo ho potuto fare qualche curva decente (il fondo comunque, forse per il caldo di settimana scorsa, non è regolarissimo e se non smolla bene la sciata ne risente) approdando così alla conca a circa 2200 m sotto la bocchetta Mondifrà.
Qui son risalito con gli sci verso quest’ultima e poco prima di giungervi ho imboccato il pendio (dalla conca non è visibile) verso il Sasso Alto e la Sassara. Vista la neve un po’ ammorbidita son salito bene anche nel primo imbuto, approdando poi al pendio più ampio che ho lasciato a circa 2600 m per prendere la classica cengia per il lenzuolo superiore (sospeso) della Sassara. La cengia si attraversa bene con ramponi e piccozza (non indispensabile quest’ultima ma consigliata). In caso qualcuno volesse utilizzare una corda io ho notato a meta un chiodo rosso e alla fine, poco prima di risalire in verticale un canalino, un kevlar nero-blu in una clessidrina. Sbucato sul pendio superiore ho poi risalito in sci parte di esso fino a dove si stringe un po’ a imbuto. Da lì li ho messi a spalla (più per precauzione visto che ero solo e la gente salita – credo 4 persone in tutto - era già ridiscesa) e senza ramponi e piccozza son salito in vetta.
La discesa l’ho fatta in sci direttamente dalla croce. Nel primo tratto si scaletta un poco perché son presenti troppe tracce di salita a piedi; si tratta comunque di pochissimi metri poi sotto ci si può subito allargare fuori traccia (volendo stando dritti in cresta sud verso il Sasso Alto e rientrando appena si può si può sciare meglio ma l’esposizione sul lato Val Gelada di Tuenno non lascia scampo a errori). La neve qui era bella e sicura (leggero strato ammorbidito su fondo portante a tratti leggermente irregolare). Rifatta la cengia a ritroso (ennesimo cambio d’assetto ancora piccozza e ramponi ai piedi e sci-bastoni sullo zaino) son riapprodato al pendio che scende dalla cresta sud del Sasso Alto e qui su firn molto buono son ridisceso fino a dove avevo ripellato. Da lì son poi sceso sulla classica Val Gelada, prima ancora su firn (evitando le zone in sx orografica che erano ancora dure alle 13:30 passate!), poi su tritato un poco obbligato ma ancora buono (qui la neve credo che a breve inizierà a scarseggiare a brevi tratti) fino alla malga Mondifrà.
Da lì sci a spalla son tranquillamente risalito all’auto.

FOTO
F1) Scendendo dalla Vagliana l’ultimo tratto di cresta alle spalle
F2)Scendendo nel pendio sotto la cengia – in rosso il percorso per raggiungerla
F3)L’ultimo pendio per la Cima Sassara
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