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   Aletschhoooooorn, 18/05/2014
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Gita  Aletschhoooooorn
Regione  Svizzera
Partenza  Egga  (1647 m)
Quota arrivo  4193 m
Dislivello  3100 m
Difficoltà  BSA
Esposizione in salita  Sud
Esposizione in discesa  Sud
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Trasformata
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Prima capatina in Oberland. Nata un po' così, all'improvviso, cercando un'alternativa ad una meta più blasonata ma non in condizione.
Lasciamo l'auto a Egga (Naters), consapevoli che già solo il raggiungere l'Oberaletschhutte sarà un'impresa: dovremo spallare gli sci per quasi 3 ore, fin sul Oberaletschgletscher, percorrerne la semipianeggiante lingua fino a quota 2500, risalire una ferrata.
Optiamo per il sentiero nel bosco che, in poco più di un'ora, ci deposita all'Hotel Belalp. Alle nostre spalle troneggiano Fletschorn e altre imponenti montagne vallesane. Dal mastodontico e, in questa stagione, malinconico hotel, per raggiungere il ghiacciaio, occorre abbassarsi 150 m buoni (tratto innevato con corde fisse), compiere un lungo traverso, una noiosa salita, e una nuova scomoda discesina. Tutto è vasto, ma nulla colpisce.
Indossati gli sci, ci inoltriamo nella valle, affiancati da scoscese pareti. Quasi animate, ci danno il benvenuto con costanti boati da scaricamento. Le cime principali sono incappucciate dalle nubi, ma i loro fianchi ci fanno ugualmente percepire la grandiosità dell'ambiente. Il rifugio è visibile lassù, appollaiato sulle rocce alla nostra destra. Il sole picchia. Per far fronte alla calura devo periodicamente cospargermi la testa di neve. Dopo oltre quattro ore e mezza, raggiungiamo l'attacco della ferrata che consente di superare le levigate rocce che ci separano dall'Oberaletschhutte: qualche scaletta alternata a lunghi tratti di fune metallica, nulla di terribile. Molto ben attrezzata, anzi.
Al rifugio compattiamo la compagnia (4 amici ci hanno anticipato) e, dopo aver reintegrato i liquidi e recuperato un minimo le forze, ci sediamo a tavola per la cena. Buona e abbondante! A pancia piena, si fanno strada i primi dubbi sulla riuscita della gita. Scimunito, non ho mai affrontato una itinerario così lungo; i 500 m di cresta finali non saranno una passeggiata e sembra che siano piuttosto innevati. Lo zaino è pesante e, come se non bastasse, con la compatta in assistenza, dovrò sobbarcarmi il peso e la scomodità della reflex. In ogni caso, scartiamo categoricamente l'idea della traversata.

L'indomani, poco prima delle 4 siamo in partenza. La discesa per la ferrata suona un po' come una seconda sveglia. Dinnanzi a noi possiamo finalmente scorgere la cima del Nesthorn. E quella dell'Aletschhorn: mastodontica. Ma l'impressione è che non sia poi così lontana. Calziamo gli sci su neve rigelata. La poca pendenza ci consente tuttavia di procedere senza rampanti. Giunti all'ampio pendio di accesso alla nostra montagna, abbandoniamo sotto un sasso la scorta d'acqua per il lungo rientro. Finalmente, dopo oltre 8 km dalla partenza, compiamo le prime inversioni che ci permettono di prendere quota piuttosto rapidamente. Siamo in ombra, ma dietro a noi il sole fa la sua comparsa sulle cime. Da qui è notevole il colpo d'occhio sul ghiacciaio, tutta un'altra cosa rispetto alle vedute dal fondovalle. Scatto le prime foto, mangio qualcosa, mi svesto, mi copro, metto i rampanti, pulisco l'obiettivo della reflex, mi risvesto e mi ricopro. E con sto po po di zaino, ogni manovra è snervante. Le gigantesche seraccate sono davvero scenografiche, le aggiriamo con un percorso ad esse. Un lungo traverso verso ovest ci deposita infine all'attacco della cresta sud-ovest dell'Aletschhorn. Siamo finalmente al sole: se poco fa soffrivo il freddo, ora temo il caldo. Abbandonati gli sci, prendiamo a risalire il largo crestone: seppur imponente, non sembra potermi incutere timore. Mi attardo a scattar foto, perdo quella cinquantina di metri che non recupererò più. Risalirò quasi tutti e 500 i metri di dislivello della cresta in solitudine. Non che ciò mi spaventi, ma mi sento stanco. Mi mancano le forze, il fiato non riesce a compensare lo sforzo muscolare. Procedo a rilento. Ma procedo. Supero una prima fascia rocciosa, mi cimento su una prima parete/canale innevata, poi rocce e ancora neve. Sono sempre più stanco: i quadricipiti sono in fiamme, ogni dieci passi devo sostare. Vado avanti così per 150 m buoni. E 150 ne mancano ancora. Decido di abbandonare lo zaino (qualcuno l'aveva lasciato direttamente giù) e mi faccio forza. "Dovrebbe esserci un gran panorama sull'altro versante della montagna. Di sicuro qua non ci torno, o vado su o... vado su!" Passo dopo passo, sosta dopo sosta, sono anch'io in cima. Stremato.
Smitraglio con la mia reflex: Jungfrau, Monch, Eiger, Lauterhahorn, Sreckhorn, Finsteraarhorn, Fiescherhorn, Konkordiaplaz... tutto nuovo, tutto così bello e maestoso. Favoloso anche il panorama alle nostre spalle: in primo piano, nitido, l'itinerario di salita, sullo sfondo una moltitudine di 4000 svettanti sopra un mare di nubi.
Per la discesa preferiamo legarci con una conserva protetta, affidandoci alle sicure presenti ogni 20-30 m. Alternando lunghi tratti in retromarcia ad altri faccia a valle, in poco più di un'ora siamo di ritorno agli sci. Il sole scotta e le gambe urlano vendetta.
La prima parte di sciata è un inesorabile calarsi a valle, occorre solamente porre attenzione a qualche crepaccio. Più in giù, sembrano tornare le forze. O più facilmente, calano le pendenze e aumenta la fiducia. Ne vien fuori una gran sciata. Almeno fino alla lingua del ghiacciaio. Da qui in avanti è tutto un susseguirsi di brevi discesine e tratti in cui spingere di braccia. Tutta fatica aggiuntiva. I detriti sulla neve e le strutture di ghiaccio compongono uno scenario malinconico, ma allo stesso tempo speciale.
Giunti al termine dell'Oberaletschgletscher, gli sci tornano sul sacco. Altre due ore e mezza e un paio di risalite ci separano ancora dall'auto. Insieme a sci, corda e quant'altro, nel pesante zaino stavolta ci sono pure una cima e un'esperienza di spessore. E se ci ripenso, sembra quasi che mi tornino le energie.

Con March, Mauri, Stefano, Benedetta, Lucie, Pippolongo e Nesquik.

QUALCHE NUMERO E RIASSUNTO DELLE CONDIZIONI INCONTRATE:
Sviluppo tot: 8,5 + 6,5 X 2 = 30 km
Dislivello: 1200 + 1900 = 3100 m
Ore di marcia: 5.30 + 7 + 6.30
Si spalla fino al ghiacciaio. Stando al centro non vi sono buchi. Ferrata ottimamente attrezzata e sicura.
Ottimo rigelo. Rampanti molto utili. Cresta con 40 cm di neve fresca in via di trasformazione. Bel firn scorrevole nella parte sciabile.

LE FOTO:
1- Sull'Oberaletschgletscher, nei pressi del rifugio. Sullo sfondo Aletschhorn incappucciato.
2- Scenografiche seraccate sui pendii meridionali dell'Aletschhorn verso i 3400 m di quota.
3- Dalla cresta è notevole il colpo d'occhio su Nesthorn e parte dell'itinerario percorso.
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