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   Cima Calotta, 08/03/2013
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Onicer  mario-bi      
Gita  Cima Calotta
Regione  Lombardia
Partenza  S.S. Pontedilegno piazz. seggiovia  (1245 m)
Quota arrivo  3211 m
Dislivello  2466 m
Difficoltà  BSA
Esposizione in salita  Nord
Esposizione in discesa  Nord
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Farinosa
Altra neve  Farinosa
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento
Gite così hanno bisogno di sedimentare un tempo, forse giorni, perchè è nel tempo, che permette di ripensare, che sta il segreto del costruire, dell' allargare, dell'interiorizare consapevolezza. Se fossero i dati della gita a parlare, ne basterebbero pochi e infatti sono tutti lì nel riepilogo e,come sempre, non servirebbero a un granchè,così mutevoli , come la neve, soggettivi, e proprio come noi, precari mentre l'immagine e i luoghi che meglio sintetizzano la giornata stanno lì alla bocchetta di Valbione, lì coabitano il di qui e il di là, ciò che siamo e che potremo essere. Lì crollano i muri,calano i veli e la contraddizione esplode in campo aperto, ora visibile, se Dio vuole (e l'ha voluto ),ora illuminata da un sole vivo, luce da luce, quasi accecante. Alla bocchetta eravamo arrivati carichi del passato e i suoi ricordi, intorpiditi dal tempo, facendoci largo nel grigiore del mattino che lasciava intravedere niente di buono. Da lì in poi niente sarà più come prima. Della luce, il giorno si era già capovolto, abbiamo detto. La neve (ci prendiamo gratis i primi 250 m. di serpentina), sembra appoggiata ed emana un senso di sicurezza che non ritrovo nemmeno nei ricordi. Falìa dopo falìa (fiocco dopo fiocco), non succede spesso, pare essersi legata e incastrata pur restando soffice e leggera, così la traccia sale, così come piace a Sandro, unica, netta, pulita, ed io, trent'anni dopo, ripercorro un luogo che non c'è più. Abbiamo perso, nel senso che il mondo, tutti noi abbiamo perso, un pezzo di cielo, un angolo dei sette cieli. La calotta non c'è più, il ghiaccio affiorante in una vera e gigantesca gobba ( convessa) che obbligava ad un lungo traverso verso destra per aggirarla, è svanita nel nulla (si dice). Ora la grande parete è concava, c'è persino un valloncello e in vetta ci si arriva, dossone dopo dossone, seguendo la valle che vi ha preso, nel vaporizzarsi, forma e presenza. Sono scomparsi così, dileguati a poco a poco e in altezza, forse un centinaio di metri di vedretta e anche di più, l'apocalisse per questa valle ( nell'etimologia del nome un presagio), già realizzata. Qui il surriscaldamento si vede, e come se si vede e forse per la prima volta me ne sento responsabile. Tutti lo siamo. Lo abbiamo permesso e con ciò ne siamo complici. Non credo nel progresso che tutto ciò ha scatenato. Spesso sia l'individuo che la società regrediscono e peggiorano. Non è vero che comunque “si va avanti”, la trasformazione non può e non deve essere accettata. La sua accettazione realistica e scontata, è in realtà una colpevole manovra per tranquillizzare la nostra coscienza, adducendo giustificazioni. La regressione non va accettata. Bisogna trovare i luoghi e la forza della denuncia e del rifiuto. Chi accetta tutto ciò è colpevole e vuol dire che non ama né se stesso, né gli uomini che lo circondano, né i suoi figli. Giornata indimenticabile oggi: Paolo, molto giovane, sarà lieto di essere stato in tanta (ciò nonostante) magnificenza, Flaviano all'arrivo, chiuderà con un abbraccio che lì e per tutti avrà il sapore dell'affetto, della fiducia, della gioia e della condivisione. E a me oltretutto anche il piacere di averla raccontata.
Itinerario del 05-03-2013
Foto 1: sul conoide alle cascate
Foto 2 e 3 : verso la cima

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