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   Isola di Alicudi e monte Filo dell'Arpa, 21/09/2015
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Gita  Isola di Alicudi e monte Filo dell'Arpa
Regione  Altro
Partenza  Alicudi Porto  (0 m)
Quota arrivo  675 m
Dislivello  675 m
Difficoltà  E
Rifugio di appoggio  ---
Attrezzatura consigliata  Coltello e forchetta per i ficudinnia.
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Alicudi, la più defilata delle isole Eolie, è meta ideale per gli amanti del genere retrò. Di origine vulcanica, ha l'aspetto quasi regolare di un tronco di cono. Le pendici, modellate da antiche eruzioni, sono totalmente repulsive, ad eccezione di quelle meridionali, solo lievemente ospitali. E' qui che vi si sono insediati da tempo immemore un esiguo numero di genti e abitanti che ora, nella stagione invernale, non arriva nemmeno al centinaio.
Sull'isola non vi sono strade, ma scalinate: i carichi pesanti sono trasportati a dorso di mulo, gli indirizzi si esprimono in gradini. Aliscafi e nave giungono non più di 2-3 volte al giorno, e il loro arrivo è evento per la giornata. In funzione delle condizioni del mare, può però capitare di rimanere isolati per giorni e giorni.
L'isola offre poche strutture ricettive, noi abbiamo alloggiato da Maria Bellezza, donna di un'anzianità imprecisata, con due occhi blu che non capisci se ti stanno guardando o se stanno andando oltre. Blu sono pure le tende delle porte-finestre che danno sul balcone rivolto al mare, inutile dirlo, blu anch'esso.
Il porto è costituito da un recente molo metallico e da un'insenatura naturale sulla quale si affacciano piccole casette dall'intonaco non sempre impeccabile. Nella metà di settembre, la maggior parte delle barche è adagiata a riva e il lungo mare è per gran parte del tempo deserto. Un'insegna poco convinta promette il giro in barca dell'isola, un paio di panchine e due fichi benjamin donano ristoro e un poco d'ombra agli spaesati turisti. Ad ogni incontro è opportuno il saluto e, talvolta, anche lo scambio di qualche parola. Come quelle con Antonio di Bazzina ed il suo cane. Tanto fedele da accompagnarlo a pesca, in grado di raggiungere il padrone al porto via terra quando egli ci è arrivato via mare.
Per i nuovi arrivati, il miglior passatempo è quello di osservare il mare. I suoi capricci, i suoi bagliori, le sue arrabbiature ed il suo rasserenarsi. Mentre ce ne occupavamo poco convintamente, in una mattinata di brutto tempo, ci siamo imbattuti in un fenomeno inatteso: inizialmente solo un codino, poi una linea più decisa, infine una vera e propria tromba d'aria marina. La ammiravamo abbattersi al largo in tutta la sua irruenza.
Silvio è pescatore da sempre e, da sempre, è tagliatore di trombe marine. Anima silenziosa dell'isola, è punto di riferimento per i viaggiatori che vogliano assaporare l'autenticità della vita alicudara. Sulla sua terrazza, al motto di "vedendo, facendo", si può cenare con del semplice ma ottimo pesce fresco. La serata sarà illuminata dalla luce del neon presa d'assalto da una decina di gechi, sarà animata dai racconti di navigazioni e di tonnare e si concluderà quando al padrone di casa, stremato dalle fatiche della giornata, si chiuderanno gli occhi.
Per conciliare il sonno è gradevole fare quattro passi al porto, immergersi nel rumore delle onde e perdersi nella profondità delle stelle. Oppure, nelle serate di festa, unirsi ad allegre tavolate, innaffiate da spirito di comunità e Malvasia.
Ad Alicudi però non è tutto rosa e fiori: la vita è altresì densa di fatica, di beghe extrafamiliari, di lotta contro norme assurde e disincentivanti.

In una tarda mattinata di sole e vento, col mare in burrasca, ci avventuriamo su per la montagna. Con gli acciacchi fisici e mentali della vita cittadina, ci incamminiamo dal porto su per la scalinata, alla volta delle contrade superiori. Oltrepassiamo la piccola bottega di generi alimentari, superiamo il piccolo, e oggi chiuso, ufficio postale, transitiamo a fianco di panoramiche terrazze e idilliaci pergolati. La veduta è ampia, luminosa e commovente. Tra lo scintillante mare e le mutevoli nuvole, spiccano le sagome delle altre Eolie, da Filicudi a Stromboli, passando per Salina, Lipari e Vulcano (solo Panarea è nascosta). Facciamo molte pause, ma quella più cospicua e dolce ce la donano alcuni alberi di melograno. Più su occorre scegliere tra Pianicello e la chiesa di San Bartolo: optiamo per la seconda, non prima di aver fatto incetta di sugosi fichi d'india. Armato di coltello e forchetta, li infilzo e li seziono liberandomi facilmente della buccia e delle insidiose spine.
La chiesa di San Bartolo è forse l'unico monumento storico dell'isola, con la sua particolare struttura, segna la metà del percorso ed è segno tangibile della necessità di fede isolana. Per non far affiorare la stanchezza, ci affidiamo inizialmente a stuzzicanti cespugli di more, per poi sfamarci con grossi grappoli d'uva in località Montagna.
Occorre ora abbandonare la comoda mulattiera, per deviare ad occidente su sentiero. La via traversa, per poi impennarsi dritta in direzione della cima. L'ampio cratere ricoperto di felci segnala che la vetta è vicina: accompagnati da un fresco vento e da nuvole dispettose raggiungiamo il punto culminante dell'isola, l'apice di un'ideale percorso di purificazione.

Oltre a tutte queste emozioni, altre due cose rimangono impresse di Alicudi: la destabilizzante bellezza dei tramonti e il ripartire degli aliscafi. I colori all'imbrunire sono tanto intensi da togliere il fiato, talmente cangianti da far pensare di essere approdati in una terra primordiale. In questo mondo le imbarcazioni arrivano, sbarcano, imbarcano e se ne ripartono. Insieme alla fugace scia lasciano dietro a sé un senso di inquietudine che cessa solamente nel momento in cui anche tu ti imbarchi e saluti.
Arrivederci Alicudi!

FOTO:
1- La chiesa di San Bartolo, a metà della salita per il Filo dell'Arpa, prepotentemente affacciata sul mare.
2- La destabilizzante bellezza di un tramonto alicudaro
3- Bagliori e onde, di notte, al porto.
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