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Test di orientamento alla cima d'Arcanzo, 02/10/2014 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Vezz |
Gita | Test di orientamento alla cima d'Arcanzo |
Regione | Lombardia |
Partenza | Strada per Predarossa (1640 m) |
Quota arrivo | 2714 m |
Dislivello | 1100 m |
Difficoltà | EE |
Rifugio di appoggio | Nemmeno una baita integra |
Attrezzatura consigliata | Intuito, abilità nel ravano e tempo a disposizione per le inevitabili divagazioni e la permanenza in vetta. |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Accettabili |
Valutazione itinerario | Discreto |
Commento | Per andarsi a infilare su per la costiera che separa la val di Mello da quella di Predarossa, occorre grande motivazione. Se poi ci si avventura in solitaria, come ho fatto io, si sfiora la pazzia.
Sì, perchè questo angolo di Retiche non è per nulla frequentato e nemmeno il percorso offre grandi attrazioni. Perlomeno finchè non si raggiunge la cresta spartiacque tra le due valli. Da lassù si potrà però godere della migliore veduta d'insieme dell'intera testata del Masino. E se fossi giunto in cima nelle prime ore del giorno, o se non fosse stato per qualche nuvoletta di troppo, avrei potuto anche scorgere il Disgrazia o scattare foto invidiabili. Ma non si può volere tutto da una semplice gita: mi accontento di una nuova, inedita, cima raggiunta, documentata da un breve filmato. E dalla fugace visione del mio amato Badile, nonché dalla lunga e solitaria permanenza in vetta. Per la descrizione dell'itinerario, basandomi sulla cartografia svizzera, integro quella di Gio4000 su camptocamp, sebbene in alcuni tratti non sia riuscito bene ad orientarmi neppure con essa. Io sono partito dal 3° tornante con la convessità verso ovest dopo l'alpe Sasso Bisolo, rientrando però al 4° (probabilmente il migliore). In alternativa, credo sia possibile partire dal rifugio Scotti e in questo caso si potrebbe probabilmente addirittura seguire una labile traccia di sentiero. Attraversata la valletta adiacente alla strada, si sale a naso fino ad incontrare i ruderi (i ruderi!) delle baite di Stele. Appena sotto quello più alto (già non è facile capire quale sia, non pare distare 70 m di disl dai primi), occorre prendere una traccia discretamente marcata che, qualora la si indovinasse (io l'ho intercettata dopo un mostruoso e ravanoso saliscendi), porta senza problema alcuno fino al primo rudere di Base. Continuare a traversare fino alla base dello sperone della quota 2386 (non ho visto la baita di quota 2023), per poi sollevarsi in diagonale verso NW, superando una sottile fascia boscosa. Giunti ora nel vallone tra le quote 2386 e 2213, risalirlo tutto sommato agevolmente (può essere divertente arrampicarsi lungo la linea di rocce) fino in cresta. Calcare la vetta è infine la minore delle fatiche. Tale spiegazione risulta facile una volta rientrati all'auto, più complicato è invece alla prova dei fatti in salita. Nel rientro è inoltre facile perdersi dopo le baite di Stele: io mi sono abbassato per il fitto e ripido bosco per circa duecento metri, traversando quindi verso Est. Qualora si riuscisse a superare la valletta iniziale, si dovrebbe essere nella direzione giusta: proseguendo ancora si incrocerebbe qualche pseudotraccia che consegnerebbe ad uno dei tornanti della strada. O almeno io, con un buon intuito del quale mi compiaccio, ho fatto così. FOTO: 1- Risalendo il vallone a sud della cima, ci si può divertire sulle rocce. 2- Verso ovest, veduta della costiera Ligoncio-cime del Calvo. 3- Verso est, severa visione della cima degli Alli e dei Corni Bruciati (il Disgrazia rimane nascosto). VIDEO HD: Per fitti boschi e pratoni scoscesi |
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