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Traversata Garzirola-Cima della Valletta, 11/11/2013 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Vezz |
Gita | Traversata Garzirola-Cima della Valletta |
Regione | Lombardia |
Partenza | Cavargna (1080 m) |
Quota arrivo | 2135 m |
Dislivello | 1350 m |
Difficoltà | E |
Rifugio di appoggio | Rifugio Garzirola |
Attrezzatura consigliata | Zavorra |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Buono |
Commento | Un vento così non l'avevo mai vissuto: continue raffiche tese da nord-ovest che, nei punti più esposti, costringevano a puntare i piedi e a procedere curvi. Per contro, la giornata si presentava tersa come non mai.
La salita al Garzirola è stata piuttosto problematica proprio a causa del vento. Talvolta procedevo due passi avanti ed uno indietro, tal'altre addirittura a carponi. Naso e mani erano ben presto congelati. L'attenzione era catturata dai numerosi alpeggi (qui li chiamano "monti"), da un gruppetto di puledri dalla criniera svolazzante, dalla costiera pizzo di Gino-Bregagno... ma già solo tenere diritta la fotocamera era un'impresa. Il vento, assai gagliardo, sembrava provenire da ogni direzione (eccetto che dalle mie spalle). L'effetto sui pendii erbosi che mi circondavano era davvero curioso. L'erba sembrava adoperarsi in una "ola" inarrestabile. L'unico modo per non mollare era pensare che fosse dedicata a me, escursionista solitario in una già di per sè poco frequentata val Cavargna. In qualche modo arrivavo all'alpe Tabana, alle pendici meridionali del monte Garzirola. Uno nitido sguardo alle Grigne e via verso la dorsale di confine, non prima di aver effettuato una pausa colazione al riparo del rifugio. Scollinavo con cautela. Di fronte a me, il solco della val Colla, gli invitanti pratoni che digradano nel monte Bar e l'innevato arco alpino occidentale. Procedevo a mezza costa credendo di essere al riparo. Raggomitolatomi per incamerare calore, compivo una toccata e fuga sulla prima cima di giornata. Con sorpresa, notavo che sull'altro versante il vento soffiava con minor intensità. Mi buttavo allora a capofitto sul lato italiano, raggiungendo, per cresta, la poco significativa cima del monte Segor e quella, più evidente (e già salita), della cima del Vallone. Accantonata l'idea di puntare al Camoghè e alle malghe del versante svizzero, procedevo per sporadiche chiazze nevose in direzione del tozzo monte Stabbiello e della cima della Valletta (o Mottone della Tappa). Da qui, per pratoni dorati, tornavo a valle, con di fronte meravigliosi scorci sul pizzo di Gino e, d'infilata, sui monti lariani. Col vento in poppa, assaporavo la magia dei primi rigagnoli ghiacciati nonchè i giochi di luce e ombre che uno splendente sole radente si divertiva a creare. Non incontravo nessuno. E volevo ben vedere. FOTO: 1- Gli unici incontri sono con pecore o cavalli dalla criniera svolazzante. 2- Dal crinale, sguardo sulla val Colla, il monte Bar e l'arco alpino occidentale. 3- Dalla vetta della Valletta, la panoramica discesa avviene per pratoni dorati. |
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