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   Monte Verme (dopo rinuncia a Cappuccello e Cavrel), 04/08/2012
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Onicer  marcomoratti   
Gita  Monte Verme (dopo rinuncia a Cappuccello e Cavrel)
Regione  Lombardia
Partenza  Valbondione  (1000 m)
Quota arrivo  2620 m
Dislivello  2230 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Curò-Consoli
Attrezzatura consigliata  Normale da Escursionismo
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Buono
Commento Gita modificata in itinere per via del meteo.
Parto presto per evitare il cattivo tempo annunciato nel pomeriggio. Arrivo al Curò con nuvoloni un po' ovunque, specie sul Coca, ma dopo due chiacchiere col rifugista vedo che inizia a schiarire.

Parto per la Valmorta, e il tempo migliora sempre, eccezion fatta nuovamente per il Coca e poi vedrò anche per le cime del nodo del Druet. Dopo la salita lungo il sentiero 323,giusto all'altezza della piccolo tratto in discesa che conduce nella piana del Lago Basso, stacco e tengo la destra. Si risale un pendio di sfasciumi, tracce di rivoli d'acqua che dilavano il terreno durante i temporali e quando scioglie la neve, che però non sono pessimi. Mobili ma non troppo, e a tratti affiorano placche di roccette che facilitano la progressione. Salendo sulla destra si vede una piccola sella, probabile inizio della cresta, ma io proseguo in linea retta, fino a dove riappare l'erba, si passa tra due piccole torri rocciose e si sbuca in cresta.

La si segue con attenzione in quanto molto sottile ed esposta, fino ad una impressionante guglia, che non va salita ma per tracce su terreno sempre un po' infido ma non difficile, permette di aggirarla a destra e riguadagnare la cresta subito dopo. Con attenzione si tocca una prima elevazione con omino di pietre.

Qui il meteo peggiora rapidamente, le nebbie sulle cime si abbassano come un tappo, e da entrambi i versanti (Barbellino e Valmorta) salgono nebbie. Aspetto un po', e provo a proseguire. Nel mentre studio alternative e vie di fuga. Sulla sinistra, versante Valmorta, sale un imponente e faticoso ghiaione che raggiunge la bocchetta tra Cappuccello e Cavrel. La discesa verso quello è facile, in quanto poco dopo il punto ove sono ci sono diversi canalini e facili roccette che permettono di scendere o per traverso o in elementare arrampicata sul ghiaione medesimo.

Farò così di lì a 10 minuti, quando tutto scompare alla vista nelle fitte nebbie. Rinunciato ai due monti provo a dirigermi verso il Diavolo di Malgina, attraversando tratti di Valmorta che sono magnifici. Ma poi devo battere in ritirata pure da lì. Pur avendo nozione della zona, e conoscendola il giusto per orientarmi anche nel cattivo tempo, le nebbie si fanno davvero fitte.

Così torno al Curò. La beffa del meteo è che qui si apre tutto e un sole che più caldo non si può rischiara in breve tutto.

Così dopo ancora una chiacchierata col rifugista, lascio lo zaino per essere più lieve, e vado la Verme. Salgo un po' a caso dopo il ponticello in Valcerviera, perché non ho idea di quale sia la via migliore. Scopirò poi di averla azzeccata. Una volta sul piano sommitale da cui sbuca il torrione della vetta, invece di saliro subito sto un po' a destra per salire le roccette che spuntano prima dei massi che bisogna scavalcare per giungere all'omino di vetta. Discesa scomoda per circa il medesimo itinerario tra erba, cespugli, rododendri, e quant'altro.

Saluto il Curò, merenda al Consoli per salutare i gestori e poi giù.

FOTO:

1) Nebbie in cresta, preludio di ritirata

2) Piccolo specchio d'acqua in Valmorta

3) Vista sul Curò e sul lago artificiale dalla vetta del Monte Verme
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