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   Punta Cadini, Parete Nord , 31/05/2015
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Onicer  Mapi   
Regione  Lombardia
Partenza  Santa Caterina Valfurva (SO)  (2200 m)
Quota attacco  3124 m
Quota arrivo  3524 m
Dislivello della via  400 m
Difficoltà  AD ( pendenza 50° / II in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  Rifugio albergo Ghiacciaio dei Forni (2200m)
Attrezzatura consigliata  Normale dotazione di alpinismo, coppia di picozze, ramponi, corda, chiodi da ghiaccio, fittoni e cordini.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Buono
Commento Era ora!
Dopo un paio di tentativi dei soci rimandati a causa delle condizioni meteo e della neve instabili, finalmente ci siamo! In 5 sabato pomeriggio partiamo da Milano e dalla provincia di Bergamo, alla volta di una delle 13 magnifiche cime che compongono il bellissimo anfiteatro glaciale del ghiacciaio dei Forni.
Dopo un’ottima cena all’ospitale rifugio/albergo ed una comoda dormita, colazione alle 4.00 e carichi nello zaino e nello spirito, partiamo alle 4.35 alla volta della meta sognata (per chi volesse ripetere nei prossimi giorni…forse meglio anticipare di almeno mezz’ora!). Prendiamo il sentiero che in un’ora ci porterà al rifugio Branca (altro punto di partenza chiuso in questo periodo) ed il sentiero glaciologico basso che in direzione sud conduce alla base del ghiacciaio dei forni. Sci in spalla per la “gioia” di tre di noi per oltre due terzi del percorso di avvicinamento…(la neve inizia ben oltre il rifugio Branca!).
Il paesaggio suggestivo si tinge di colori a mano a mano che sorge il sole. A partire dalla diga posta poche decine di metri sotto il parcheggio basso del rifugio dei forni, alla nostra destra, si intravede un sentiero che costeggia il corso d’acqua nella lunga valle che sale verso la nostra meta, che scopriremo essere stato aperto circa due anni fa e che con pendenze più dolci porta al Tresero come alla Cadini in minor tempo (suggerimento per chi volesse ripetere). Giunti in una piccola conca glaciale infiliamo gli sci ed in due le ciaspole per le nevicate della scorsa settimana. Procediamo in direzione sud verso le bastionate rocciose della cresta nord-ovest della cima di Pejo alla nostra sinistra, quindi ci leghiamo per il passaggio sul ghiacciaio. Puntiamo in direzione sud sud/est verso l’evidente scivolo nord della Punta Cadini che già da lontano si mostrava alla nostra vista. Breve sosta alla base della parete su neve intonsa…nessuno in giro…solo noi 5 in questo magnifico ambiente, con lo scivolo della nord privo di ogni traccia dei precedenti passaggi…che spettacolo! Prepariamo le cordate, una da tre ed una da due, di quest’ultima io sarò la capocordata (yeah!!...grazie socio per avermi concesso l’onore!). Alla base della parete la crepaccia terminale è adesso chiusa, sui due lati della parete piccole slavine. Superato questo primo tratto con una pendenza di circa 40°, inizia la vera salita con pendenza di 50° restando sempre nel centro e deviando leggermente verso sinistra solo all’altezza del piccolo ma evidente seracco pensile (in estate ben oltre la metà della parete si apre solitamente un grosso crepaccio, sul quale è utile farsi sicura con dei chiodi in caso di ghiaccio vivo), poi dritti verso la cima, raggiungendo la spalla nord-est della cresta della Punta Cadini. La salita è sempre divertente su bella neve portante anche se ancora leggermente sfondosa, Michele traccia tutta la salita ed io trovo comodi gradini. Fatta tutta in conserva..senza necessità di alcun chiodo o sosta. Ecco però che a circa una cinquantina di metri dall’uscita dalla parete, la meteo cambia repentinamente con almeno 4 ore di anticipo (m…d!), inizia a fioccare simile a leggero polistirolo ed il cielo si copre, entriamo in nuvole e nebbia che ci tolgono la vista e ci immergono in un mondo tutto bianco, persino la vera cima all’inizio non vediamo…approfittandone per mangiare e bere qualcosa. Le nebbie solo a tratti si diradano, permettendoci di intravedere la cima di misto da superare su roccette esposte e dove ancora si trova filo spinato, rete metallica e passerelle in legno a memoria della prima guerra mondiale. Con il freddo ed il vento che a tratti ci gela, con visibilità a volte quasi zero, abbiamo non poche difficoltà a rintracciare la via di discesa posta sotto le rocce della cima Cadini, che inizialmente sbagliamo e per fortuna ci accorgiamo in un momento di apertura, dove è necessario traversare il versante esposto a nord su pendii ripidi e nevosi, cercando di evitare i passaggi su pietraie e sfasciumi per passare sulla cresta ovest, in quello che resta il passaggio più difficile, su pendio ripido ed esposto. Giunti sulla cresta con qualche difficoltà per l’assenza di visibilità e presenza di cornici, facendoci a tratti sicura su spuntoni, non riusciamo a capire se effettivamente abbiamo raggiunto l’intaglio tra il Colle degli Orsi e la punta Cadini, tuttavia in una fitta coltre bianca, usando la testa, scendiamo sempre con attenzione un ripido pendio nevoso che, una volta saltato un crepaccio, ci riporta sul ghiacciaio. Da qui orientandoci a fatica riusciremo a trovare le tracce delle nostre ciaspole in salita, che seguiremo con maggior comodità noi ciaspolatori, mentre gli sci alpinisti in queste condizioni di visibilità faticheranno affondando al nostro seguito e riuscendo ad indossare gli sci solo per poche centinaia di metri, ormai giunti nella conca glaciale dove è posta una stazione meteo (…e con le ciaspole stavolta noi siamo stati sicuramente avvantaggiati ed abbiamo portato meno peso sulle spalle, risparmiando energie! Viva le ciaspole!!). Ritroviamo infine i preziosi ometti di pietre che ci riporteranno sul sentiero di andata…in una valle che ormai è di nuovo libera dalle nubi e si mostra in tutta la sua bellezza. Siamo stati bravi, tutti, nel superare senza scoraggiarci le notevoli difficoltà a ritrovare e percorrere in sicurezza la via di discesa in assenza di visibilità. Un grazie speciale a Michi….l’apripista, poi agli altri compagni di avventura, Ale, Ivan e Nico.
Paghi e sorridenti…arrivati al rifugio ormai alle 19.00 circa con il rifugista un po’ preoccupato che ci vien incontro sull’ultimo tratto di sentiero con il furgoncino e ci alleggerisce degli zaini, non possiamo non meritarci un’ottima cena calda con dolce e frizzantino di Francia Corta!. Prosit!!


Avvicinamento: 3h (noi impiegate 4h, su sentiero che conduce prima al Branca con gli sci spallati quasi fino al ghiacciaio)
Salita parete: 3h (noi impiegate 3h e mezza..."bravi ma... lenti!!")
Discesa dalla normale: 3h (noi impiegate 5h per assenza di visibilità e difficoltà di orientamento)
Tempo complessivo (incluso rientro al rifugio):11h normalmente (noi impiegate in totale 13h e mezza).

Grazie a Michi, Ale, Ivan e Nico.

Foto 1) dall'inizio del sentiero, appena fa luce, già si vede la parete;
Foto 2) in parete in conserva;
Foto 3) Usciti dalla parete, verso la vera cima avvolta dalle nuvole.
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