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   Nord della Tour Ronde, 11/04/2015
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Onicer  pelle2005   
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  Rifugio Torino  (3375 m)
Quota attacco  3400 m
Quota arrivo  3972 m
Dislivello della via  400 m
Difficoltà  D ( pendenza 65° / II in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  Rifugio Torino
Attrezzatura consigliata  Progressione un po in conserva un po a tiri, protezione su neve, ghiaccio e roccia.
Doppie non effettuate ma possibili in discesa (cordoni presenti).
Ciaspole
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Mediocri
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Per un sofffio perdiamo la prima benna, partiamo dal Torino poco dopo le 9. Estasiati dal panorama, non procediamo troppo di corsa. Non usiamo le ciaspole visto che siamo in discesa e poi troviamo buona traccia, ma al rientro sarebbero state parecchio utili (nella nebbia le abbandoniamo al ghiacciaio, le riprenderemo il giorno dopo).
Il meteo peggiora, attacchiamo sotto una debole nevicata, Gianluca passa la terminale alle 11.

Prima parte su neve inconsistente, sotto un po’ di duro si sente, ma mica tanto. Procediamo in conserva protetta lunga fino a far sosta sotto alla seconda parte.
Seconda parte in ghiaccio, inizio buono, poi spaccoso e crostoso (sosta a spit sulla destra, ma proseguo). Qui la parete inizia a scaricare, ma fuori dalla mia linea. Uscita da questa sezione con canalino divertente, poi si sbuca sulla terza parte. (nel canalino inizia a scaricare proprio quando devo passare io).
Terza parte come la prima, neve pessima, stiamo sulla destra a cercare conforto nelle rocce.
Traverso finale per ricongiungersi all ‘uscita del Gervasutti, si scende sulla cengia senza doppia ma disarrampicando, poi cima.
Ore 16.

Discesa nella nebbia e vento, prima per cresta poi a destra in mezzo a rocce, discesa “ripida”. Si rimette piede sul ghiacciaio avvolto nella nebbia, fortuna una debole tracci si vede, ma taglia piu in alto di stamattina, le nostre ciapsole stanotte restano dove sono.

Ore 18e45 rientro al Torino.

In queste condizioni, impegno fisico e psicologico ben maggiori di un D-.

Andrea e Gianluca

Qui altre foto:
https://plus.google.com/u/0/photos/103130992103249740937/albums/6137453451985053793
Qui racconto:
http://andreaintrip.blogspot.it/2015/04/e-doveva-esser-come-assaggio-scottish.html





--------Relazione piu approfondita di Gianluva:
Dislivello totale: 800 mt, circa 400 mt la via.
Esposizione: Nord.
Difficoltà: D (60°, II in roccia), nelle condizioni trovate D+,
Possibilità di proteggersi: Alcuni cordini o vecchi chiodi lungo la via. Possibilità di proteggersi o allestire soste su spuntoni o fessure mediante friends medi. Se in condizioni di ghiaccio vivo, utili viti da ghiaccio per proteggersi nella goulotte centrale.
Materiale necessario NDA. Due mezze corde da 60mt. Viti da ghiaccio, friends medi.
Caratteristiche salita: Salita classica in ambiente molto spettacolare
Pericoli oggettivi: Possibilità concreta di scariche. Salita affrontata con meteo non favorevole, condizioni invernali e pericoli oggettivi alti. Diverse scariche di neve, anche di discreta entità durante la salita. Difficoltà di orientamento nella discesa su ghiacciaio, effettuata quasi senza visibilità.
Condizioni meteo: Coperto con neve debole e raffiche di vento durante tutta la salita e la discesa
Condizioni della neve: Neve inconsistente sui due pendii, ghiaccio vivo e fragile alternato a neve compatta difficilmente proteggibile nella goulotte.

Avvicinamento
Dal parcheggio degli impianti di La Palud con due tronconi di funivia raggiungere il rifugio Torino. Da qui proseguire su ghiacciaio la pista battuta fino al Col des Flambeux. Abbandonare la pista scendendo a destra in direzione ovest perdendo circa 200mt di quota. La Tour Ronde con la sua parete è presto visibile, e facilmente raggiungibile risalendo il cono nevoso alla sua base. (1h 30 min dal Torino)

Descrizione della via
Superare la crepacciata terminale dove possibile. Nel nostro caso era un poco aperta e con un bordo verticale da risalire. Abbiamo fatto l’attraversamento sulla verticale della goulotte verso la destra del primo scivolo.
Salire verticalmente per circa 150 metri in direzione dell’evidente goulotte che separa i due scivoli a metà parete. Sulla destra sono presenti rocce sulle quali è possibile proteggersi o allestire soste utilizzando cordini o friends. Questo primo tratto può essere percorso in conserva protetta o meno in base alle condizioni.
Risalire la goulotte soprastante. Sono sufficienti due o tre tiri di corda in base alla posizione in cui si allestiscono le soste (nel nostro caso due tiri, avendo allestito la prima sosta circa 20 metri dentro la goulotte, sulla destra in alto, cordino presente in loco, raggiungibile con qualche passo di misto).
L1 - il primo tiro si presentava come uno scivolo a 65° di ghiaccio vivo e fragile. Possibilità di proteggersi con viti da ghiaccio. 55mt, sosta su spuntone.
L2 - scivolo di neve compatta e uscita con passaggio verticale di misto sulla destra. Difficilmente proteggibile nelle condizioni trovate. Usciti dalla goulotte spostarsi verso destra sul pendio soprastante ed allestire sosta sulle rocce a destra (due vecchi chiodi, oppure comodo spuntone poco più in basso). 45 mt, sosta su spuntone o vecchi chiodi
Proseguire verticalmente per circa 150 mt seguendo lo scivolo con pendenze intorno ai 55°. Ci siamo mantenuti sulla destra per evitare le scariche di neve, più abbondanti a sinistra. Sosta allestita su spuntone sulla destra della sella di collegamento con il couloir Gervasutti. Traversare verso sinistra portandosi sul lato opposto dello scivolo, e salire per una quindicina di metri aggirando il torrione sommitale.
Da qui arrampicare in discesa sul lato opposto e spostarsi a sinistra (viso a monte) fino a raggiungere la comoda cengia di collegamento alla normale.
Per raggiungere la cima è necessario piegare a destra e salire gli ultimi metri con passi di misto.

Discesa.
Ridiscendere le rocce terminali e superare l’uscita della parete seguendo la ben marcata cresta nevosa.
La via di discesa lungo la normale prevede il raggiungimento di una sella e la discesa lungo un canale a sinistra.
Nel nostro caso le condizioni hanno richiesto di abbandonare prima la cresta e di scendere con percorso più ripido e con passi di misto.
Al termine della discesa è necessario superare la terminale e collegarsi al pendio sottostante. Piegare verso sinistra viso a valle e per pendii meno ripidi ricollegarsi alla via seguita nell’avvicinamento. Prestare attenzione ai crepacci presenti lungo questo tratto del rientro.

Note:
Da non sottovalutare la discesa lungo la normale
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