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   Cima Soliva (Val di Scais), 23/03/2019
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Onicer  mario-bi      
Gita  Cima Soliva (Val di Scais)
Regione  Lombardia
Partenza  Strada per Agneda, mt. 1160  (1160 m)
Quota arrivo  2710 m
Dislivello  1550 m
Difficoltà  BSA
Esposizione in salita  Nord-Ovest
Esposizione in discesa  Nord-Ovest
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Farinosa
Altra neve  Farinosa
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento
Lettera ad una donna che sa di montagne e di sorprese.

Cara Eleonora, anche stamane gli Dei mi hanno sorriso e messo su, con un occhio di riguardo, per me e solo per me, questo spettacolo. Alla loggia del mio nido, si presentano, prestissimo. Quello che “c'è fuori” verso Sud-Est, perso e disperso a picco sulla pianura padana è lo Scorpione ed io, alpinista e Scorpione non posso che sobbalzare. Con lo stesso sentimento hanno voluto la Luna e lei stamane per niente falsa e bugiarda forse vanitosa, in cerca di un allineamento con Giove, pare in posa. L'ho chiamata Luna ma come sempre di questa stagione, quando rossa appare, più che calare (mancano poche ore, poi sarà piena), sembra un sole dell'Ovest, che nasce. Per rivoluzionare.
Lascio la casa, qualcuno mi aspetta. La “ballata di Cobane” (Riondino) m'accompagna, sino a che non lo incontro. Lui è Aldo M.; l'altro, quando lo incontreremo, resterà sconosciuto e lei Eleonora sarà, con la sua presenza, persona e sesta anima tra di noi. Così accompagnati entriamo in valle e miracolosamente anche nell'Inverno e nel penetrare l'immoto, l'immane, e l'immanente “ il me stesso si oblia”.
Come nei libri che da ragazzo sapevano prendere poi forme e dimensioni inaspettate, oggi e da qui (Agneda), scoppia ed esplode tridimensionalmente, il Medasc e ciò che ne è di lui. Dapprima sboccia lentamente ma visibilmente come un calicanto e nel profumo dell'inverno, sempre lo rivivo infinito e favoloso sino a crederlo (nelle Orobie) “il posto più bello che c'è”. Scegliendo di sedersi a guardare, lui mutevole, lascerebbe fare e farebbe immaginare e meravigliare una vita.
Ora lillipuziani, verso la diga e poi sopra il lago seguiamo, rispettosi dei Giganti, la traccia di quell'Altro, quello del giorno prima. Non la vorremmo, tutto qui è immacolato e fino all'ultimo speriamo che sia quella dei guardiani: chi può altrimenti e da solo salire alla Soliva? Sarà sempre là davanti sino a che, prima indesiderato, diventerà poi dei nostri. Ora il Salto (Pizzo del Salto) semplicemente grandioso, e non è la prima volta, continua a stupire. Al gruppo, ora sette, si unisce l'Andrea Poggi, quello che non c'è più, che mi spezza il cuore, che eravamo venuti sin qui insieme quando lui stava ancora con noi in tutta la sua grazia. Sarà per sempre lì e con noi e subito spero di rivederlo, se ricongiunzione vi sarà, un giorno. Piango con lui il mio essere qui e tutte le mie incapacità. Penso al Greco, ad una cultura senza morte, all'inizio e alla fine. Alla vita come un durante. Accompagnati dagli Dei e da null'altro. Loro si che ce la sapevano lunga, mentre noi, fanciulloni spensierati, per non affrontare, per non voler capire, ci siamo inventati Paradisi Artificiali e continuiamo a vivere di desideri egoistici, di fini che non tengono conto dei mezzi, di profitti, di sfruttamento, schiavi di impulsi meschini in un groviglio di insicurezze. Deresponsabilizzati, deresponsabilizzando. C'è in noi, necessita dirlo e confermarlo, un Io migliore. C'è in tutti e se vi è autentica ricerca a tutti questi va il mio affetto. Non vi è nulla da proteggere: il moralismo, il perbenismo, il bigottismo, il formalismo e la meschineria hanno capitolato. Per chi ancora non c'è, devono capitolare.
Ora lascio traccia come fossi solo, seguo le dune e i grandi massi di fondovalle.
Godo del mio lasciare “il segno” e rimiro ciò che seguo e ciò che lascio. Praticamente solo, Aldo M. arriverà, nonostante le mie reiterate richieste di lentezza e condivisione, testardo “in vetta”, un'ora avanti la mia, così che io potrò scrivere questo racconto, dedicarlo ad Eleonora e pensare all'assurdità del disumano che ormai ci travolge. Continuo così, con inquieta consapevolezza giovanile, la mia “caccia senza preda” con la ricerca e il dubbio, mentre la curiosità e l'interrogazione continuano a restare le mie armi preferite e come Ettore me le porto appresso. Eravamo partiti in due e alla fine, ho perso il conto, siamo diventati una squadra (e poi vi è ancora chi crede che in montagna si possa andare da soli). Non resta che affidarsi ad Ulisse e possibilmente, con gli Dei, continuare a ripartire e ripartire.
Vele al vento, s'intende?
(la salita è stata effettuata mercoledì 20 marzo u.s.)
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