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   Cornor discesa diretta della parete sud, 03/04/2015
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Onicer  darioalpago      
Gita  Cornor discesa diretta della parete sud
Regione  Veneto
Partenza  Pian delle Lastre  (1100 m)
Quota arrivo  2170 m
Dislivello  1000 m
Difficoltà  OSA
Esposizione in salita  Sud
Esposizione in discesa  Sud
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Trasformata
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Condizioni ottime a patto di spallare un po.

Gli itinerari impegnativi nelle esposizioni meridionali presentano neve assestata che ben accoglie ramponi e picozze.

Il vento ha però rovinato il manto nelle altre esposizioni dove ci sono stati notevoli distacchi di lastroni anche profondi.

Nonostante il pericolo 2 bisogna prestare attenzione.

Parto senza effettiva meta ancor meno velleità se non quella di stare un po tra i miei monti.

Pensavo al classico Guslon ma quando vedo la faggeta mi ci infilo subito dentro verso il Lastè..

È bello camminare su queste foglie protetti da questi alberi ricchi di tante storie..

L'Alpago si chiude tra le fronde mentre il sole continua a giocare con i rami dove lenta si affaccia la primavera.

La cantano gli uccelli che fanno da contrappunto ai miei passi su di un pentagramma di foglie e silenzio.

Grande assente la neve ma in questo traverso boschivo me l'aspettavo.

Arrivo al bivio per le baracche che portano il nome di mia nonna e la neve arriva tutta insieme.

La parte nord della Palantina protegge questi cristalli caduti mentre attraverso un cimitero di alberi abbandonati alle valanghe.

Tante piccole croci incompiute ricordano la terra senza colpa e il silenzio che cura indistintamente ogni cosa.

Dopo un ripido traverso su tronco d'albero si intravedere il Sasson della Madonna che difende un muro che si supera più agevolmente sulla sinistra.

Finalmente si apre la val de Piera con il Cavallo e il Lastè che difendono il loro primato tra Veneto e Friuli.

Mi fermo un attimo nel ricordo di un lontano sorso di The e di una mano persa nella galaverna caduta.

Fa freddo e cambio ancora meta andando verso il sole in questo angolo dove l'unica cosa che conta è riempire gli occhi.

Punto al Cornor ripercorrendo vecchi passi, fermandomi parecchie volte nel tempo della memoria mentre tre camosci seguono il capo branco che apre la via tra le valanghe cadute.

Dietro la Palantina si affacciano tra le foschie i riflessi del mare che dalla Serenissima impregnano la pianura veneta fino al Tagliamento.

Il sole bagna questi pendii ideali dove la neve non molla un millimetro lasciando presagire felicità mista a preoccupazione.

Si incrocia la traccia estiva sotto la Cima delle Vacche e si vede finalmente la parete sud del Cornor bella elegante ma soprattutto in ottime condizioni.

Vorrei avere le picozze per giocare con i desideri ma punto alla forcella per la classica cresta che oggi è l'unico punto debole.

La neve è sempre più marmorea e la pendenza aumenta tanto da usare rocambolescamente gli sci come picozze per superare la ripida cornice disegnata dal vento.

Entrano a fatica nella neve ghiacciata ma con un po di pazienza si arriva in vista dell'uscita.

Qualche attimo di tensione prima di riabbracciare questa forcella spartiacque tra le creste bel Cornor e quella più arcignia del Castellat.

Risalgo gli ultimi metri a cavallo della neve inconsistente a nord e quella marmorea a sud.

Ancora qualche metro e si apre il mondo che vorrei..
tutto li.

Gli occhi non riescono a raccogliere tutto questo orizzonte che si confonde nelle mille sfumature nell'azzurro dove le montagne sono l'unico distinguo tra il mare della Serenissima e il cielo.

Dietro il Castellat si sentono le pievi dell'Alpago che guardano in alto alle dolomiti tanto severe da non poterle sfiorare.

Abbandonata si estende la corona dell'Alpago con l'Antander e il Crep Nudo che ricordano momenti importanti.

Questa solitudine è davvero piena e merita di essere vissuta e non del tutto raccontata..

Visto le condizioni d'instabilità del versante nord della cresta arriva un desiderio inverso..

La parete che tanto volevo salire con le picozze diventa valida alternativa di discesa, impegnativa ma più entusiasmante e sicura.

La pendenza è molto sostenuta, in alcuni tratti anche al limite per le mie lamine ma il pendio è in splendide condizioni tanto da osare questo lenzuolo intonso..

Ne esce un disegno d'affetto con un pizzico d'orgoglio che si diluisce nei pendii inferiori dove la neve comincia a mollare e le pendenze ritornano più umane e divertenti.

Sciare in questo silenzio è impagabile e cancella ogni dubbio.

Ripercorro le tappe di questo viaggio fermandomi ancora negli stessi punti.

Il cimitero di alberi vede finalmente un po di sole e silenziosamente scivolo alle baracche Mognol dove gli sci tornano sulle spalle e gli alberi proteggono i ricordi prima che esplodano nuovamente nei pascoli.

Lascio questo bosco da dove posso intravedere la finestra di casa, unica vera semplice magia dell'essere qui..

Il sole la illumina,mentre la luce disegna il profumo della neve e i contorni di un detto di questa terra che racconta una storia che qui si racconta ogni giorno..

sei il mio cuore.

Buone sciate a tutti.

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