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   Nordend, 15 Aprile 2007
Un periodo di gran forma e un finesettimana di tempo stabile… una gran voglia di fare qualcosa di importante ed una telefonata del Rob che propone la Dufour dalla normale svizzera. Gioco al rialzo e contropropongo l’accoppiata delle due cime raggiungibili entrambe dalla Silbersattel. Rob ci sta, si parte.






































L’intenzione è di sfruttare quanto meno possibile gli impianti di risalita, in una zona delle alpi dove ne è praticamente imposto l’utilizzo. Giunti a Tasch parcheggiamo il Berlingo e montiamo su un bus-taxi che ci porta fino all’inizio dell’abitato di Zermatt. L’attraversamento del paese da nord a sud è funghetto ma il morale è alto. Quando raggiungiamo finalmente la cabinovia per Furi pensiamo bene di ridurre la nostra pena seppur non molto nel dislivello (ca 180 m) almeno nello sviluppo che comunque oggi sarà eterno. Balziamo nella comoda cabina ed in un attimo siamo alla ridente (?) località ai piedi del maestoso Cervino. Proseguiamo a piedi scendendo fino al fondovalle per seguire la stradina che conduce alla presa dell’acqua che si produce dalla fusione dei ghiacciai confluenti nell’enorme Gornergletscher. Finalmente, attorno ai 2000 m di quota è possibile calzare gli sci. Dopo una lunga pausa ristoratrice (siamo svegli da circa 8 ore) proseguiamo nella nostra marcia di avvicinamento alla Monte Rosahutte. Da essa ci separa un lunghissimo piattone di ghiaccio ed una ostica strozzatura rocciosa che lo precede. Il caldo si fa sentire e la quantità di neve presente fa presupporre numerose grattate di soletta nella discesa. Ecco la famosa strozzatura che “difende” la porta del Corner. Si tratta di un canyon nel quale, sotto una oaramai esile crosta di ghiaccio, scorre impetuoso il frutto dell’ablazione dei ghiacci. Con alcuni tratti un po’ impegnativi su ghiaccio, ma sempre con gli sci ai piedi, lo superiamo fino ad arrivare ai piedi (è proprio il caso di dirlo) della strapiombante fronte del ghiacciaio. Aggiratala sulla sinistra lo rimontiamo ma una errata scelta del percorso ( destra idrografica ) ci porterà a trovarci in un dedalo di tormentate masse disordinate di ghiaccio, da aggirare e superare alla benemeglio. Rob durante un guado finisce con entrambe le gambe a mollo con tempestivo intervento della Fedora cordamunita che lo assicura per le operazioni di “ripescaggio” dello sci. Fortunatamente la giornata è mostruosamente calda e l’incidente non porta a conseguenze. Intanto i miei occhi, duramente provati dalla scorsa uscita alla Gran Serz, sono ormai al rogo, lacrimanti e insanguinati. Mi sento come uno zombie che è stato svegliato dall’abbaiare del cane del vicino rompipalle dal suo eterno sonno. Mi trascino con le esili spalle oppresse dal peso di uno zaino troppo pesante e le esili gambe non riescono a sopportare la mole elefantiaca di un corpo privato del senso della vista. Il martirio durerà fino all’agognato rifugio, tra mille pensieri di disfatta annunciata e imprevedibile solo qualche ora prima. Il rifugio è posto su una terrazza molto panoramica sulla morena destra del Grenxgletscher e la gestione, seppur discutibile nei modi, è impeccabile. Ci spaparanziamo fuori a mangiucchiare cibi italiani nell’attesa della solita minestra svizzera. Il pomeriggio trascorre lentamente col collirio in tasca e la visiera del cappellino che copre gli occhiali da sole a mo’ di divo holliwodiano in pensione. La cena è la solita discutibile (ma per me comunque accettabile) routine della maggioranza dei rifugi svizzeri. Quando finalmente in branda chiudo gli occhi mi par di rinascere e in men che non si dica cado in un sonno profondo che verrà interrotto solo dal rumoreggiare delle 03:30 del mattino dopo. Fiondati alla colazione, assolutamente esaustiva nei gusti e nelle quantità, dopo alcuni contrattempi ci ritroviamo tutti fuori, sciaipiedi già muniti di rampanti. La notte è stata serena e fredda e la neve ha subito un ottimo rigelo. Saliamo su una stupenda traccia lungo la morena fino al primo ripido pendio. Senza troppi problemi ne sbuchiamo fuori mentre attorno a noi comincia ad albeggiare. Adesso il percorso è tutto ben visibile attraverso il Monte Rosagletscher, lungo ma non apparentemente in modo esagerato e con pendii che a vista non sembrano poter causare problemi di sorta. Il contesto glaciale comunque è super e alcuni tratti molto tormentati dai seracchi impongono attenzione. La traccia in ogni caso è ben fatta e la neve ottima. Togliamo i rampanti e continuiamo a salire. Adesso sto bene ed il retaggio del giorno precedente è mera fantasia. Prendo a salire con passo regolare e blando, pedinato da Andrea, mentre il resto del gruppo si sgrana. Man mano che si sale il mio stato mentale e fisico continua a migliorare e faccio fatica ad impormi il ritmo blando. Il gruppo ormai è lontano, solo Fedora alla guida della premiata coppia Fedora-Ivan rimane in vista. La giornata è splendida, senza vento ma la temperatura è molto bassa e il sole proprio non ne vuole sapere di far capolino dagli imponenti seracchi che ci sovrastano. Con calma e lucidità superiamo le varie cordate che ci precedevano e che arrancano sui pendii ripidi e screpacciati della parte più complicata del ghiacciaio, quello posto sotto quota 4300. Una volta rimontato questo delicato tratto si è in vista della Silbersattel, che ci attende incendiata da un sole mattutino molto invitante. Quando raggiungiamo la sella dopo un rapido consulto con Andrea decidiamo di salire in ordine la Nordend e dopo aver ripercorso la riposante cresta al ritorno, la Dufour per il ripido canalino attrezzato della sua brevissima paretina nord. Rifocillati, scaldati e ramponati, partiamo mentre di gran carriera sopraggiunge la Fedora. Insieme percorriamo la bella traccia fino alla cuspide rocciosa finale che superiamo ognuno a modo nostro. Dopo 5 ore e 15 dalla partenza siamo in cima alla Nordend, tutti e tre motivati a proseguire verso la punta più alta del massiccio del Rosa. Effettuiamo per maggiore sicurezza una brevissima doppietta per calarci sulla cresta nevosa e via di gran carriera verso la Dufour. Mentre ritorniamo alla Silbersattel incrociamo prima Rob al quale forniamo la nostra corda e poi Sandro. Quando giungiamo alla sella osserviamo i movimenti di una guida con cliente intenti a salire lungo il canale attrezzato e capiamo in un battibaleno che la faccenda non sarebbe stata cosi rapida. Le condizioni del canalino sono veramente critiche e una perdita di tempo del genere, associata alla lunga discesa che verosimilmente ci attendeva, essendo in gruppo non molto omogeneo, ci fa propendere per una soffertissima rinuncia. Ci attende quindi “solo” la discesa, decisamente mediocre nei primi 300/400 metri devastati dal vento del giorno precedente, poi ben pistata dai passaggi fino a q 3800 circa, quindi su buon firn in alcuni tratti ancora non smollato. Per altri 500 metri. Ripido e divertente su neve trasformata la discesa sopra il rifugio dove ci ristoriamo in vista del rush finale sul Gornergletscher. Percorrendolo in modo corretto, sulla sinistra idrografica, non incontriamo alcuna difficoltà fino alla temibile strozzatura finale dove il ghiaccio del giorno prima ha lasciato il posto in molti tratti alla furia delle acque. In ogni caso buona parte del percorso è attrezzato con funi quindi di problemi grossi non ce ne sono. Rimessi gli sci per raggiungere il pianone di q 2000 verifichiamo che qui ormai per quest’anno la discesa in sci è terminata, la neve del giorno prima non c’è più. Spalliamo gli sci fino alla stradina posta sotto la presa d’acqua che in leggera risalita attraversa la valle e porta alle piste di discesa che, con numerosi togli e metti tra Furi e Zermatt, ci consegna alla stazione di partenza dell’impianto preso il giorno prima. Fine della storia.

Partecipanti: Misteradamello, Sabina, Fedora, Ivan, Andrea, Sandro
by Domonice