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    Punta Gnifetti, 17,18 e 19 Febbraio 2007
Inizialmente programmata per il periodo di Capodanno, questa salita è poi slittata a metà febbraio, per via delle condizioni meteo spesso avverse.
L'idea di un'invernale alla Capanna Margherita senza l'ausilio di impianti era però maturata mesi prima, durante una delle nostre scorribande in montagna in cui la mente vaga sempre alla ricerca di mete future. Ringrazio l'amico Leo per aver condiviso con me quegli splendidi momenti.

































E’ ancora notte quando il Rosso passa a prendermi a casa. Nonostante la tensione per l’impresa, il sonno è stato profondo e le gambe sono quindi perfettamente riposate.
Grazie ad un sacco a pelo portato esclusivamente per il viaggio in macchina, riesco a tenermi bene al caldo visto che, sulla macchina del Rosso si viaggia anche in pieno inverno con finestrino abbassato e riscaldamento spento.
Giungiamo a Staffal con le prime luci del mattino e, dopo esserci preparati, iniziamo la lunga ed estenuante salita. Mentre i “pistaioli” più mattinieri iniziano a fare le prime curve, siamo in prossimità del Gabiet, sotto un cielo variabile, tendente al coperto. No problem sussurro al mio compagno di avventura, le previsioni parlano di nubi basse con sereno sopra, peggiorerà domani.
Dal Gabiet ci addentriamo nel lunghissimo vallone che conduce al Canalino dell’Aquila. Qui il caldo si fa davvero insopportabile e avanziamo a rilento, con la schiena curvata dal peso dello zaino. Passo dopo passo, metro dopo metro, risaliamo il canale che ci consegna direttamente su una bella balconata a quota 3000, ancora 650 m ci separano dalla Capanna Gnifetti.
L’innevamento è davvero desolante, sembra che un drago sia passato di qui fondendo tutta la neve con il suo alito incandescente, affiorano sassi ovunque, il Ghiacciaio di Indren è scoperto come fossimo in piena estate.
Stremati dalla fatica, giungiamo alla Gnifetti dopo otto ore di marcia. Con sorpresa, nel locale invernale troviamo materiale e sacchi a pelo, qualcuno deve essere in zona…..
Infatti, dopo circa una mezz’ora, arrivano due bergamaschi seguiti a ruota da due inglesi, Alex e Phil.
La serata trascorre tranquilla, tra chiacchiere, cantate e soprattutto mangiate poiché bisogna reintegrare tutto ciò che è andato perduto durante la salita. Alle nove e mezza, tutti in branda.
La sveglia domenica mattina suona alle sei e mezza ma fuori nevischia e c’è pure nebbia. Impossibile salire alla Margherita con quel tempo. Trascorriamo così parte della mattinata in attesa di qualche schiarita che, prontamente, arriva verso le dieci. Mentre i due bergamaschi sono già scesi a valle, gli inglesi rimangono, con il nostro stesso obiettivo. Dopo esserci preparati, ci caliamo sul Ghiacciaio del Lys e iniziamo a risalirlo, prestando moltissima attenzione ad alcuni infidi crepacci nascosti da un’esile coltre di neve.
Purtroppo, ormai in prossimità del Colle del Lys, il tempo volge nuovamente al brutto e, in pochi minuti, siamo immersi in una bufera di neve. Mentre i due inglesi salgono imperterriti il Corno Nero, io e il Rosso saliamo al Balmenhorn dove sappiamo esserci il bivacco Giordano.
Rimaniamo lì poco tempo poiché la bufera lascia spazio a schiarite convinte. Dopo aver dato uno sguardo ai 4000 del Vallese completamente sgombri da nubi, ci caliamo dal Balmenhorn e proseguiamo la salita verso la Capanna Margherita. Battiamo traccia spesso nella neve alta fino alle ginocchia, lo scarso allenamento e l’aria più rarefatta fanno il resto. Verso le cinque siamo in vetta ma, entriamo nel locale invernale non prima di aver dato un’occhiata giù dalla balconata della Margherita. Lo spettacolo è davvero emozionante, la soddisfazione immensa, il sogno durato per tutto l’inverno si è finalmente realizzato e abbraccio il mio compagno soddisfatto e commosso.
Il locale invernale si presenta ben tenuto e pulito, dotato di fornello a gas e di una specie di stufetta. La temperatura interna è di –3°C mentre fuori siamo attorno ai –20°C. Vado avanti e indietro in continuazione a scattare fotografie quando ecco giungere anche i due alpinisti britannici attardatisi poiché hanno salito anche il Ludwigshoe.
Dopo una cena assai scarsa per inappetenza, inizia il calvario notturno. Il mal di testa si fa sempre più insopportabile, non si riesce a respirare, ogni minuto che passa pare interminabile.
Un po’ svegli, un po’ nel dormiveglia, arriva finalmente l’alba e, dopo esserci preparati e rifocillati, iniziamo la discesa caratterizzata da vento molto forte.
Giunti alla Gnifetti in meno di due ore, recuperiamo il materiale lasciato il giorno prima e in tre ore siamo nuovamente a Gressoney, soddisfatti della nostra piccola grande impresa.

Partecipanti: Grigna e Leonardo detto il Rosso
by Grigna