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   Pizzo degli Uomini, 8 Marzo 2003
Partenza alle 4:30 del mattino...ci risiamo: il tempo delle levatacce è puntualmente arrivato, come ogni anno. Fino a poco prima di andare a letto ieri sera, la salita prevista era quella della Cima di Cagamei per il mitico Canalone del Druet, ma quattro righe lapidarie giunte un attimo prima di spegnere il PC, mi informano delle non buone condizioni dell'itinerario...Informo telefonicamente il Nibi sulla cosa e si decide di "ripiegare" sul Pizzo degli Uomini, la cui esposizione più soleggiata potrebbe farci trovare neve trasformata.











Agneda, ore 07:00. Percorriamo con i 4x4 la stradina innevata che conduce alla spianata sottostante il Lago di Scais. Nella piana la neve è piuttosto alta, dobbiamo lasciare le auto. Partiamo rapidi; la temperatura è già piuttosto elevata. Ricky conosce l'accesso via gallerie alla diga, cosi possiamo sfruttare la strada sci ai piedi fino ad esse. Dopo aver superato il ripido bosco che precede il Lago di Scais senza sci, li rimettiamo per aggirare il lago lungo il sentiero estivo. Il panorama comincia a farsi interessante. Alle nostre spalle il Meriggio super-arato, alla nostra destra invece l'austera parete nord del Pizzo del Salto fa da controaltare alla superfrequentata montagna sondriese. Adesso viene il bello: il ripido bosco che precede la Baita Caronno è notoriamente ostico, ma la discreta quantità di neve presente ci permette, non senza le necessarie acrobazie, una rapida progressione. Il pendio che adduce alla Capanna Mambretti è ingombro di una grossa slavina, precipitata proprio sulla traccia di salita...
Il pendio sfoltisce il gruppo, Franco (pa' del Ricky) scatta solitario, il Paglia arranca con i suoi sci supercarve sulla neve dura, gli altri tracciano ognuno la loro traccia...anarchia assoluta! La fatica dell'ultimo tratto è ampiamente ripagata dallo spettacolo offerto dalle Cime che fanno da sfondo alla Capanna Mambretti. Il gruppo si ricompatta momentaneamente, ma i successivi ripidissimi e delicati pendii fanno ancora una volta selezione. L'esposizione non consente errori, ma il Paglia, come di consueto, si esibisce in un ruzzolone che solo per una questione di una decina di metri non ha conseguenze infauste sulla giornata. Gli facciamo calzare i rampanti e ripristiniamo la dovuta attenzione nonostante lo spettacolare Vallone di Scais con il Redorta tentino di distrarci. La vista del Torrente Caronno che scorre 500 metri più in basso è un ottimo coadiuvante. Superati una lunga sequela di ripide balze, ci troviamo finalmente al cospetto degli ultimi ripidi pendii. Dobbiamo stabilire qual'è la via di salita, ma non è il caso di dilungarsi troppo: Franco ha già deciso e sta battendo in fuga solitaria alla volta del ripidissimo canale posto alla destra della vetta. Matteo e Fabio si fermano vinti da problemi fisici di diversa natura, io, Ricky-nibi e Paglia lo seguiamo. La traccia è talora profonda, ma il Franco è scatenato. Lo vediamo attaccare sci in spalla il ripidissimo canalino finale e ci scambiamo una serie di osservazioni e sguardi tra il preoccupato e il titubante... Giunti ai piedi del canale calziamo i ramponi e spalliamo gli sci. "Io non li porto in cima", esclama il Paglia imbracciando la piccozza. Ricky invece è convinto, ulteriormente motivato dalla presenza rassicurante del pa'-Franco. Iniziamo a salire. Mi faccio ingannare dalla confortante presenza di una decina di cm di neve che ricoprono il fondo durissimo e decido di portarli. Beffa: dopo poche decine di metri lo strato di neve superficiale sparisce... e già penso a come sarà scomodo percorrere la discesa con gli sci nello zaino. Intanto Franco inizia la svolata, dapprima derapando, poi con una serie di agili curve saltate. La mia preoccupazione aumenta. Individuato il passaggio roccioso che porta con una decina di metri di facile arrampicata alla sommità, decidiamo di non salirlo (profonderemo tutto il coraggio nella discesa!) per non prolungare ulteriormente l'attesa del resto della comitiva, ferma ormai da oltre un ora e ci portiamo al termine del canale. Il Paglia intanto si è avviato nella discesa faccia a monte. Calziamo gli sci e iniziamo timidamente a derapare sui 40° . Impazzito per un attimo faccio la prima curva. La neve tiene bene. Il nibi passa avanti e serpenteggia. Acquisita la dovuta confidenza, scarichiamo l'adrenalina accumulata e la trasformiamo in una esaltante sciata! In breve recuperiamo il gruppo e ci godiamo la discesa su neve ora farinosa ora trasformata a seconda dell\'esposizione, fino al termine della dorsale che scende dalla montagna. Decidiamo di non ripassare per la Mambretti, bensì di traversare in ripidissimo mezzacosta sotto il pizzo di Rodes. La neve perfettamente trasformata e la ripidità dei pendii ci "costringono" ad una divertentissima (quanto meritata) sciata fino alle Baite Caronno dalle quali, imboccato il percorso di salita, con alterne vicende raggiungeremo le case di Agneda

Partecipanti: io, Ricky, Franco, Paglia, Matteo e Fabio.
by Domonice