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   Pizzo Rodes, 22 Febbraio 2003
Da tempo cullavo il desiderio di percorrere i ripidi pendii del Rodes con gli sci. D'accordo con Ricky, l'amico valtellinese, si decide di salirlo sabato. Le condizioni della neve dovrebbero non destare particolari preoccupazioni, sebbene il Rodes vada sempre preso con le pinze...












Calziamo gli sci lungo la stradina che conduce a "Le Piane" perfettamente innevata già dalla centrale di Gaggio (la neve in realtà scende fino al piano della Valtellina) ma poco dopo decidiamo di non seguirla, tagliando per ripidi prati...
Risultato: ci troviamo presto a ravanare in un intricato bosco! Paglia, già claudicante, rompe una racchetta. La riparo alla svelta. I tempi di salita stimati dalle varie guide parlano di 7/8 ore necessarie per la salita, non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo prezioso. Riguadagnata la strada, raggiungiamo il rifugio degli Alpini a Le Piane. Fortunatamente la ripidità del bosco che abbiamo "ravanato" non ci ha fatto perdere tempo sulla tabella di marcia. Ci inoltriamo nella spianata dell'Alpe Armisola. D'avanti a noi, lontane, le vette della bastionata del Rodes. La spianata è sbarrata al suo fondo da un salto roccioso. La guida del Boscacci mensiona addirittura la possibilità di aiutarsi con una corda fissa nei passaggi più ostici della salita. Siamo un filino preoccupati, ma proseguiamo convinti. Il terreno è ripido e in qualche punto esposto, tuttavia, forse perchè preparati mentalmente a difficoltà immani, superiamo un primo tratto impegnativo abbastanza agevolmente, doppiamo la caratteristica Baita di Piateda e percorriamo "il tratto più delicato di tutta la salita" su un ripido groppone che ci conduce ai vasti pendii sopra quota 2050, in vista della Bocchetta di S. Stefano. Passando alla base dell'omonima Punta, individuiamo subito il punto che la guida descrive come "difficoltoso, nel quale è difficile individuarvi un percorso assolutamente sicuro". Matteo, sfortunatamente testimone della slavina che alcune settimane or sono travolse e uccise una comitiva di scialpinisti in Val Gerola, manifesta perplessità. Il Paglia ormai non ne ha più: è cotto! Analizzando in modo obbiettivo il salto in questione, lo valutiamo agibile, con cautela. Procediamo staccati e rapidi, lasciando alle nostre spalle l'imponente Monte Disgrazia che emerhe dalle foschie della valle. Segue un tratto a minor pendenza, che conduce alla Bocchetta di Reguzzo, ormai in vista del Pizzo di Rodes, difeso da un ultimo e ripidissimo pendio. Cominciamo a salirlo sciaipiedi, fin quando la neve insidiosa ci consiglia di levarli e proseguire a piedi. Giunti ai piedi della spalla Nord della montagna, depositiamo gli sci e proseguiamo. Il pendio è molto ripido e procediamo con attenzione. Giunti in vetta il panorama ci lascia senza fiato: i Druet, il Coca...lo Scais e il Redorta...il Diavolo di Tenda... tutto il versante settentrionale delle Orobie, visto da qui, ha un'aspetto nuovo, anche per gli amici valtellinesi, esperti conoscitori di queste zone. Il Ricky appresta un'acrobatico autoscatto per immortalarci, dopodichè ci accingiamo alla discesa. Ci complimentiamo per il tempo di salita 6 ore tonde tonde, niente male. E non siamo affatto stanchi, anzi, continuiamo a chiacchierare di tutto di più come per tutta la salita! Il pendio ripido sotto la cima va percorso con calma, poi la sciata è entusiasmante, su polvere con fondo morbido e progressivo. Superata la Bocchetta di Reguzzo, ci fermiamo per una pausa. Il Ricky decide di scavare la sua consueta trincea per monitorare la quntità di neve presente. Siamo in zona non di accumulo...450/480 cm di neve. Accipicchia! Altro che scarsità di neve. Ripresa la discesa e superata la Punta di S. Stefano, tagliamo nettamente in direzione sud verso la Val Fregia. I ripidi canaloni ci permettono una sciata molto divertente, che diventa addirittura esaltante nella parte bassa, poco prima di giungere alla piana della Baita di Piateda. Qui ci sbizzarriamo, invece che nelle ormai "solite" serpentine (alcune regolari, altre...), con le "gerole" curve molto ampie, stile supercarve. Fantastico. Non resta adesso che superare il salto roccioso. in salita avevamo individuato il "canalino di Val Fregia", che ci avrebbe permesso di farlo. Marco "Puntel", va in avanscoperta e ci fa strada, noi lo seguiamo (il canalino non permette varianti). La spianata dell'Armisola la percorriamo tutta d'un fiato, modello pista da bob. Siamo ormai a Le Piane. Ci restano gli ultimi 5/6 km di strada-pista sciabilissima per raggiungere le macchine. Si riveleranno i più divertenti: una sfrenata gara che ci fa tornare dodicenni, fino a quando, ormai giunti alla centrale idroelettrica 9 ore dopo la partenza, tra urla e spintoni, guardandoci in faccia all'unisono "Nooo...è già finita". La "dura Orobica" del Rodes passa in archivio, ma questa giornata ce la ricorderemo a lungo!

Partecipanti: Ricky, Paglia, Matteo, Puntel, Dome
by Domonice